ROVERELLA (Rovarella, Rovarello, Roverolla, de Roverela), Lorenzo
ROVERELLA (Rovarella, Rovarello, Roverolla, de Roverela), Lorenzo. – Esponente di un’importante famiglia rodigina di tradizione notarile, nacque a Rovigo da Giovanni di Bartolomeo di Gennaro e da Beatrice di Giovanni Leopardi da Lendinara, verosimilmente all’inizio del terzo decennio del Quattrocento.
Circa la sua formazione giovanile non possediamo alcuna informazione. A differenza del fratello maggiore Bartolomeo, che aveva intrapreso gli studi giuridici per poi abbracciare, con il sostegno del padre, la vita ecclesiastica, Lorenzo fu avviato allo studio della medicina, e si iscrisse alla facoltà di arti dell’Università di Padova: qui, il 16 gennaio 1440 conseguì la licenza in arti avendo a promotori Bartolomeo Santasofia senior, Bartolomeo Montagnana, Giovanni Ludovico Radici e Sigismondo Polcastro, mentre il 12 ottobre 1443 ottenne il dottorato in arti e medicina (promotori ancora il Montagnana, e inoltre Stefano Dottori, Giovanni Benedetto da Noale e Bartolomeo da Noale).
La sua attività d’insegnamento a Ferrara, tramandata dalla storiografia erudita, non è documentata. Con ogni probabilità, Roverella iniziò invece la sua carriera universitaria a Padova, dove fu presente come lettore almeno fino al 1444. Parallelamente intraprese i primi passi di una carriera ecclesiastica sin dall’inizio promettente, grazie all’importante posizione raggiunta in quegli anni dalla sua famiglia, vicina agli Estensi. Più significativo ancora, per la carriera ecclesiastica di Lorenzo, fu però il sostegno del fratello Bartolomeo, protagonista in quegli anni di una rapida ascesa. Nel 1445 Lorenzo risulta registrato come chierico della diocesi di Adria, ma nello stesso anno fu subito convocato a Roma per svolgere incarichi finanziari per conto della Curia nella Marca d’Ancona. Il 24 novembre 1446 fu nominato suddiacono apostolico, ma fu dispensato dal ricevere gli ordini minori, avendo egli manifestato la volontà di applicarsi allo studio della teologia. Per la sua nuova formazione, Lorenzo scelse la roccaforte della teologia: il collegio della Sorbona. Egli fu infatti tra i baccellieri che, nel settembre 1449, iniziarono la lettura delle Sentenze nel celebre studio parigino, sotto il magistero di Robert Ciboule. Pervenne alla licenza in teologia il 29 aprile 1454. Potendo contare sull’appoggio di Bartolomeo, Lorenzo ebbe a questo punto la strada spianata per riprendere i contatti con la Curia. Nominato canonico della cattedrale di Ferrara da papa Callisto III il 27 luglio 1456, fu accolto in quel collegio dal vescovo di Ferrara, Francesco Dal Legname, il 2 aprile 1457. All’inizio dell’estate del 1457, tuttavia, Lorenzo, nominato nunzio apostolico, partì alla volta di Vienna presso il legato papale con una delicata missione organizzata dal cardinale Enea Silvio Piccolomini: favorire il ritorno all’obbedienza papale dell’Impero, scosso in molte zone da disordini politici e sociali che minacciavano l’autorità del papato in quelle regioni e continuavano a ostacolare il progetto di volgere ogni sforzo militare contro la pressione ottomana.
Fu però l’elezione al soglio pontificio di Pio II a segnare una svolta nella carriera di Roverella. Subito dopo essere stato nominato, nel luglio del 1459, prevosto della cattedrale di Arras, il 26 marzo 1460 fu designato dal nuovo papa vescovo di Ferrara e si insediò sulla cattedra vescovile il 23 aprile. Fu tuttavia raramente in città, impegnato com’era non solo nella gestione dei benefici accumulati assieme ai titoli ecclesiastici – a cui si aggiunse quello di canonico di Liegi – ma anche nelle numerose incombenze diplomatiche e governative affidategli in seguito dal papa. Pio II lo nominò infatti abbreviatore del parco maggiore, datario e legato apostolico in Francia, Germania, Boemia e Ungheria. Come suo uomo di fiducia, papa Piccolomini lo designò poi nel 1463 come tesoriere delle finanze destinate all’organizzazione della crociata contro il turco.
Il papa scelse inoltre di avvalersi della perizia teologica del vescovo di Ferrara nella nota controversia filosofica e teologica del triduum mortis, scoppiata fra il 1462 e il 1464, relativa alla divinità del sangue di Cristo versato prima della resurrezione. Il sapere teologico di Lorenzo accompagnò Pio II anche durante i suoi ultimi giorni di vita ad Ancona, dal giugno all’agosto 1464: fu proprio con Roverella, al suo fianco nelle ultime ore, che il pontefice morente, dopo aver chiesto di ricevere tutti i sacramenti, affrontò la sua ultima discussione teologica, chiedendo al vescovo se fosse lecito ricevere nuovamente il sacramento dell’estrema unzione, già ricevuto durante la grave infermità da cui egli era stato colpito precedentemente a Basilea.
L’importanza politica e religiosa degli incarichi accumulati da Roverella favorì il rinvigorimento dei rapporti fra l’episcopato e il potere politico estense, affievolitisi negli anni precedenti alla sua nomina. In ambito di disciplina ecclesiastica, si dimostrò particolarmente sensibile alle istanze di rinnovamento morale del clero, emanando, nei due sinodi diocesani del 1465 e del 1468, una serie di provvedimenti volti a contrastare l’inosservanza dei precetti religiosi da parte dei suoi membri.
I successori di Pio II – Paolo II e Sisto IV – non furono meno solleciti nell’avvalersi dell’abilità diplomatica del prelato. Se in Italia, all’indomani della battaglia della Molinella (1467), egli fu inviato a trattare la pace fra le forze della lega italica e Bartolomeo Colleoni, l’esperienza da lui maturata in Germania, Boemia e Ungheria, nonché le sue competenze teologiche, furono abilmente sfruttate dal papato per controllare la difficile situazione dell’Europa centrorientale. In questi anni, segnati dall’aspro conflitto fra Giorgio Poděbrady e Mattia Corvino, Lorenzo non esitò a intervenire contro l’utraquismo, condannato come eresia dalla Chiesa cattolica (Kristeller, 1987, p. 695a; 1992, p. 423a).
Al ritorno dalla legazione, nel febbraio 1474, Lorenzo fu nominato governatore di Perugia. Ma a interrompere il cursus honorum del prelato, già proiettato verso il cardinalato, intervenne la morte prematura, il 23 luglio 1474, nell’abbazia benedettina di Monte Oliveto.
Il fratello Nicolò, abate generale dell’Ordine, decise di far trasportare il corpo presso il monastero olivetano di S. Giorgio di Ferrara, dove, due anni più tardi, in ossequio alle volontà testamentarie del fratello Bartolomeo, fu eretta un’arca sepolcrale su cui è inciso un epitaffio del poeta ferrarese Tito Vespasiano Strozzi.
Sulla base delle notizie fornite da Marc’Antonio Guarini, durante il periodo di insegnamento a Padova Lorenzo Roverella sarebbe stato autore di quattro commenti che Lorenzo Barotti segnalava come dispersi già nel Settecento (In libros Aristotelis De interpretatione priorum et posteriorum, In De coelo et mundo, Commentarium in dialogos Platonis De republica, Commentarium in libros Aristotelis Politicorum). La sola testimonianza del suo ruolo nei dibattiti intellettuali padovani è la Quaestio de actuatione medicinarum di Sigismondo Polcastro, a lui indirizzata (Pesenti, 1984, p. 168).
Solo poche tracce sopravvivono dei rapporti fra Lorenzo e l’ambiente umanistico con cui fu certamente in contatto: al suo nome, celebrato negli Erotica di Tito Vespasiano Strozzi e nel De felicitate temporum Pii II di Porcellio Pandone, sono dedicati diversi carmi (cfr. Kristeller, Kristeller,1987, p. 84a; 1990, p. 229b). Il repertorio di Paul Oskar Kristeller (1987, p. 644a) ricorda inoltre una raccolta di epistole di sua mano contenuta nel ms. München, Universitatsbibliothek, 664.
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