TIEPOLO, Lorenzo
– Nacque a Venezia il 10 giugno 1673 da Francesco di Marino del ramo a S. Aponal e da Lucrezia Corner, nipote del doge Francesco.
Le ricchezze e il prestigio di cui godevano queste famiglie riuscirono a sopperire alla morte del padre, avvenuta quando Tiepolo aveva solo otto anni; lo troviamo infatti a Londra nel 1696, assieme al fratello Federico e ad altri patrizi al seguito degli ambasciatori Lorenzo Soranzo e Girolamo Venier, inviati a quella corte per congratularsi dell’ascesa al trono di Gugliemo III. Cinque anni dopo, il 4 ottobre 1701, fu eletto ambasciatore a Parigi, ma rifiutò; dovette però accettare la dispendiosa e impegnativa legazione quando l’elezione fu rinnovata il 4 maggio 1702, mentre era savio di Terraferma.
Ricevute le commissioni il 23 dicembre, giunse a Parigi il 30 marzo 1703, quando il conflitto allora in corso vedeva i francesi all’offensiva, sennonché nell’agosto del 1704 a Hochstädt le forze franco-bavaresi furono sconfitte dagli anglo-olandesi e dagli imperiali diretti dal duca di Marlborough e dal principe Eugenio. Questa battaglia fu lo scontro decisivo di tutta la guerra e da allora i gallo-ispanici avrebbero dovuto ridimensionare i loro progetti. In tale contesto ebbe a operare Tiepolo, donde la prudenza che sottende i dispacci e la stessa relazione finale, letta in Senato il 14 giugno 1708.
In essa l’ambasciatore parla dell’Europa sconvolta da una guerra di cui «la prudenza umana non può congetturare quale possa esser il fine» (Relazioni..., 1975, p. 652). Largo spazio viene dedicato alle «eroiche qualità» del gran re; giunto all’età di settant’anni, «la mattina interviene nei consigli, il dopopranzo alla caccia o al passeggio, la sera si ritira nelli appartamenti di madame de Maintenon [con la quale] non si pone più in dubbio il secreto matrimonio non potendo essere più assidua la pratica, né maggiore la confidenza. Questa, benché di poco tempo, pure passa l’età del Re, onde, essendo affatto cessati li allettamenti ordinari della gioventù, supplisce con un’ammirabile desterità nel conservarsi la sua amicizia» (p. 649). Quindi gli spinosi rapporti con Venezia, accusata di parzialità verso gli imperiali, ancorché giustificata dalla contiguità territoriale dei due Stati; e tuttavia «la Francia crede di suo vantaggio la presservazione della Repubblica perché può servire di diversione alla potenza nemica di Casa d’Austria» (p. 657).
Non si era ancora conclusa l’ambasciata di Francia, quando (25 giugno 1705) il Senato lo incaricò di rappresentare la Repubblica nella corte nemica, ossia presso l’imperatore Giuseppe I. Riuscì a concedersi una breve sosta a Venezia, giusto il tempo di ricevere le commissioni il 26 maggio 1708 e di leggere la relazione in Senato, poiché il 30 giugno era a Semmering, donde inviò il primo dispaccio della nuova legazione.
Il conflitto sembrava allora favorire gli anglo-asburgici, mentre una terribile carestia si abbatteva sull’Europa, vessata da inverni rigidissimi. Nel maggio del 1709 si aprirono negoziati all’Haja, condotti da parte austriaca dal conte di Zinzendorf e dal principe Eugenio, e queste trattative trovarono largo spazio nei dispacci inviati al Senato da Tiepolo. Non se ne fece nulla, ma a cambiare la situazione sopravvennero l’improvvisa morte dell’imperatore nell’aprile del 1711 e la prevedibile ascesa al trono del fratello Carlo, già incoronato re di Spagna, per cui al blocco borbonico sarebbe subentrato quello asburgico.
I funerali dell’imperatore costrinsero Tiepolo a ritardare la partenza da Vienna e ad accelerare il trasferimento a Roma. L’8 novembre 1710 infatti, in un incalzare di sempre nuovi incarichi, era stato eletto ambasciatore presso la corte pontificia, per cui inviò il suo ultimo dispaccio da Vienna il 30 maggio 1711 e il primo della nuova legazione il 17 giugno; lo spedì da Treviso, donde proseguì direttamente per Roma senza poter sostare a Venezia.
Giunse alla corte pontificia il 25 luglio 1711 e vi rimase due anni, poiché firmò l’ultimo dispaccio il 10 giugno 1713. Pochissimi i suoi colloqui con Clemente XI, intensi invece i rapporti con il cardinale Fabrizio Paulucci, segretario di Stato. Fu una legazione tranquilla: i provvedimenti contro i pirati montenegrini che infestavano l’Adriatico, la fiera di Senigallia, le rotte del Po, le nomine dei cardinali; maggiore attenzione venne riservata ai restauri del palazzo romano di S. Marco, che presentava aspetti di degrado.
Tornato a Venezia, assunse la carica di procuratore di S. Marco de Ultra, cui era stato eletto sin dall’8 febbraio 1712, e quella di savio del Consiglio per il secondo semestre del 1713. Entrava così, dopo aver tanto servito, a fare parte dell’organismo che guidava la politica estera della Repubblica e la nomina al saviato gli sarebbe stata confermata, anno dopo anno, fino alla morte.
Non essendosi sposato, nel 1715 acquistò assieme ai nipoti, per 40.000 ducati, una parte del grandioso palazzo Coccina, sul Canal Grande, a S. Aponal; il 20 marzo 1716 fu eletto riformatore dello Studio di Padova, dove alcuni mesi dopo avrebbe chiamato Nicolas Bernouilli alla cattedra di matematica. Al saviato del Consiglio affiancò il 4 ottobre 1718 la carica di sopraprovveditore alla Sanità e il 7 ottobre 1719 quella di aggiunto ai deputati sopra la Provvision del denaro; poi, il 2 maggio 1720 venne eletto, assieme a Nicolò Foscarini, ambasciatore straordinario presso il giovane re di Francia Luigi XV. La ragione del ritardo (Luigi XIV era morto cinque anni prima) si spiega con l’interruzione delle relazioni diplomatiche franco-venete, verificatasi nel 1712, per cui le commissioni furono consegnate ai due ambasciatori soltanto il 16 aprile 1722, dopo che Tiepolo ebbe modo di esercitare la carica di presidente sopra l’esazione del Denaro pubblico e di provveditore sopra Monasteri (eletto rispettivamente il 12 gennaio e il 15 novembre 1721).
La breve missione si svolse nell’estate del 1722: il primo dispaccio da Parigi è datato 3 luglio, l’ultimo 9 ottobre; tuttavia la relazione, letta in Senato il 13 aprile 1723, è decisamente corposa, onde colmare il precedente vuoto di informazioni. Il fallimento del ‘sistema Law’ occupa la parte iniziale dello scritto (da notare che John Law era allora riparato a Venezia, dov’è sepolto nella chiesa di S. Moisè), quindi il ritratto del reggente Filippo d’Orléans, dedito agli studi «con sì abbondante profitto, che giustamente si è acquistata la fama di essere uno dei più eruditi ed illuminati principi dell’Europa» (Relazioni..., 1975, p. 672). Infine i rapporti fra i due Stati, segnati dalla perdurante freddezza della corte borbonica nei confronti della Serenissima, accusata di sudditanza verso Vienna.
Tornato in patria, Tiepolo poté godere i frutti di un lungo servizio; era ormai il personaggio più influente tra i «primi Signori» (la definizione è di Piero Del Negro, 1998, p. 20), che rappresentavano le famiglie più ricche dell’aristocrazia veneziana. Dal 1724 al 1731 sarebbe stato deputato al Commercio per la prima metà dell’anno e savio del Consiglio per l’altra parte; a queste cariche avrebbe sommato quelle di aggiunto ai deputati sopra la Provvision del denaro (nel 1727 e poi ancora nel 1739 e 1740) e savio all’Eresia (1731); fu anche savio alla Mercanzia nel 1732 e 1736, sopraprovveditore alla Sanità (1733, 1735, 1737, 1739) e provveditore sopra Monasteri nel 1739.
Avverso all’Austria, allo scoppio della guerra di successione polacca propose invano di schierarsi contro l’imperatore; riscosse frutti migliori, invece, nel campo culturale (possedeva una notevole libreria con cammei, medaglie, monete): riformatore dello Studio di Padova dal 1734 al 1736 e poi ancora dal 1739 al 1741, il 16 febbraio 1736 venne eletto bibliotecario della Libreria Marciana, di cui fece nominare custode Anton Maria Zanetti il Giovane. L’attiva collaborazione tra i due valse a trasformare l’antico deposito librario in una biblioteca moderna, valorizzata da nuovi acquisti, accresciuta col restauro di codici ebraici, greci, latini, arricchita dal catalogo di quadri e statue e dall’indice dei manoscritti.
Morì improvvisamente, a 68 anni, il 12 aprile 1742; a sostituirlo come bibliotecario della Marciana venne chiamato Marco Foscarini, vicino a Tiepolo non solo sul piano culturale, ma anche su quello politico.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. I, 20, Storia veneta: M. Barbaro-A.M.Tasca, Arbori de’ patritii..., VII, p. 86; Segr. alle voci, Elez. Pregadi, regg. 21, cc. 7, 10 s., 15, 65, 68 s., 70-73; 22, cc. 1-10, 53, 55 s., 66, 72, 78, 100, 108, 121, 123, 131, 135 s., 139, 174, 184; Segr. alle voci, Elez. Maggior Consiglio, reg. 25, c. 114; Senato dispacci Francia, ff. 200-205 (1703-08), 211 (1722), passim; Senato dispacci Germania, ff. 192-197, passim; per la stessa ambasceria, Senato expulsis papalistis, f. 8, passim; Senato dispacci Roma, f. 228; Venezia, Biblioteca Marciana, Mss. It., cl. VII, 859 (= 8938): Consegli, reg. 47, c. 1.
E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1848, pp. 503, 578, 701; Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, VII, Francia (1659-1792), a cura di L. Firpo, Torino 1975, pp. 643-659 (1708), 661-690 (1723); M. Zorzi, La libreria di San Marco. Libri, lettori, società nella Venezia dei Dogi, Milano 1987, pp. 21, 156, 231, 246, 250, 252, 255, 258, 260, 262-264, 266 s., 270, 273, 277, 344, 414, 448, 458, 489 s., 493-495; A. Robinet, L’empire leibnizien. La conquête de la chaire de Mathématiques de l’université de Padoue. Jacob Hermann et Nicolas Bernouilli (1707-1719), Trieste 1991, pp. 236, 246 s., 254, 257, 262; P. Del Negro, Introduzione, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, VIII, L’ultima fase della Serenissima, a cura di P. Del Negro - P. Preto, Roma 1998, pp. 20, 22, 26, 35; J-F. Chauvard, Lier et délier la propriété. Tutelle publique et administration des fidéicommis à Venise aux derniers siècles de la République, Rome 2018, p. 232.