TIEPOLO, Lorenzo (Lorenzo Baldissera). ‒ Nacque a Venezia l’8 agosto 1736 da Giambattista e da Cecilia Guardi, ultimo di dieci figli; fu battezzato il 2 giugno 1737 nella chiesa di S. Silvestro (Urbani de Gheltof, 1879)
Avviato al mestiere di pittore dal padre, l’accompagnò con il fratello Giandomenico il 12 dicembre 1750 a Würzburg, dove rimasero fino al novembre del 1753: in età da garzonato, Lorenzo fu plausibilmente coinvolto con mansioni di assistente nei lavori ad affresco della residenza principesca.
Ai primi tempi del soggiorno in Franconia risalirebbero i disegni del museo di Würzburg recanti iscrizioni, non autografe, con il suo nome (Fiocco, 1925-1926): se resta accettata l’assegnazione delle libere varianti dei Capricci e degli Scherzi di fantasia paterni (Thiem, 1994), si è pensato invece al fratello per le due raffigurazioni di Orientale (Knox, 1980). Al periodo formativo di Lorenzo sono stati riferiti altri disegni del museo, a gesso rosso su carta azzurra, replicanti invenzioni di Giambattista e di Giandomenico (ibid.), mentre l’attribuzione del nucleo degli schizzi del museo Bardini a Firenze (Thiem, 1994) è rigettata o considerata dubbia (P. Roelofs - B. Aikema, in Lorenzo Tiepolo, 1999, p. 151; Tiepolo, 2014, pp. 32 s., 48, 51 s.).
Documenta l’avvio di un’attività autonoma la lettera del 1° luglio 1756 da Venezia, accompagnatoria di una «piccola opera di pastelle», dispersa, al principe vescovo Adam Friedrich von Seinsheim, che rispose da Würzburg il 1° dicembre (Lettere..., 2002).
Al mecenate si collegano due dipinti tasseschi di Giambattista eseguiti nel 1752 circa, di cui Rinaldo abbandona Armida inciso da Lorenzo verosimilmente a Würzburg (G. Marini, in Lorenzo Tiepolo e il suo tempo, 1997, pp. 128 s.).
Nel 1757 firmò e datò il Ritratto della madre Cecilia (Venezia, Museo di Ca’ Rezzonico), a pastello su carta (Pignatti, 1951).
Accanto a opere in tale tecnica, in auge a Venezia grazie a Rosalba Carriera (morta quell’anno), gli si attribuiscono, anche ultimamente (Mangili, 2016), dipinti a olio su tela con Teste di fantasia, più consuete per l’ambito tiepolesco: tre disegni di questo genere recano iscritto il suo nome (Thiem, 1994, p. 347).
Il 19 giugno 1760 Pietro Gradenigo annotò che il Ritratto del procuratore Tommaso Querini era stato stampato da Marco Pitteri da un disegno di Lorenzo dal dipinto di Fortunato Pasquetti (Livan, 1942). Nel 1761 Pitteri incise il Ritratto di Carlo Goldoni disegnato da Lorenzo (Vienna, Albertina), quell’anno iscritto alla Fraglia pittorica (Favaro, 1975), per il primo volume delle Commedie nell’edizione Pasquali: la versione dipinta attribuita ad Alessandro Longhi sembra una derivazione dalla prova grafica (González Román, 2008).
L’attribuzione a Lorenzo del Ritratto della famiglia Tiepolo, di recente in asta (Sotheby’s, Londra, 8 luglio 2015), non è accettata dagli studiosi anglosassoni, orientati su Giandomenico, con cui Lorenzo lavorò, verso la fine del sesto decennio del secolo, a incisioni da dipinti paterni.
A luglio del 1761 fu eliminato, a causa delle misure errate della prova presentata, al concorso annuale dell’Accademia di Parma (Lettere artistiche..., 2002, p. 285). Il 31 marzo 1762 partì con padre e fratello per Madrid, giungendovi il 4 giugno. Il 10 gennaio seguente iniziò a ritrarre il principe delle Asturie don Carlos e l’infante don Gabriel (Sánchez Cantón, 1925; cfr. Succi, 2014), producendo i primi dei sette pastelli con i figli di Carlo III (Museo del Prado) e lo zio don Luis (perduto) pagati dalla corte il 3 luglio 1763 e nel marzo del 1764 (de la Mano, in Lorenzo Tiepolo, 1999, p. 85). All’ultima data fu registrato pure un conto per la pittura in un «salottino» del Palazzo Reale, detto «degli Uccelli» (Urrea Fernández, 1988, p. 242), identificabile con un piccolo ambiente all’angolo nordoccidentale dell’edificio (Schwarz-Weisweber, 2002), presumibilmente il «Gavinete Chinesco» affrescato da Lorenzo secondo documenti che vanno dal 30 dicembre 1763 al 23 marzo 1764 (de la Mano, in Lorenzo Tiepolo, 1999, p. 82).
Nel giugno del 1768 presentò invano al re un memoriale per la nomina di «pintor de cámara» (Sánchez Cánton, 1925). Firmò l’8 gennaio 1770 una nota dei materiali necessari al padre per affrescare la cupola nella collegiata del Palazzo Reale della Granja de S. Ildefonso e il 3 aprile, pochi giorni dopo la morte di Giambattista, inviò con il fratello una petizione a Carlo III.
Mentre Giandomenico domandava di rientrare in patria, Lorenzo si offrì al servizio del sovrano, il quale accolse le richieste il 24 aprile concedendogli un salario annuo; il 29 maggio Lorenzo delegò da Madrid la madre e un avvocato a Venezia per l’eredità dei beni paterni, di cui ottenne la sesta parte nell’agosto del 1771 (Muneratti, 1996). A questo momento circa spettano le due incisioni tratte dal ciclo di Giambattista per Aranjuez (Marini, in Lorenzo Tiepolo e il suo tempo, 1997, pp. 146 s.). Nel 1773 divenne membro d’onore dell’Accademia veneziana.
Al re di Spagna Lorenzo chiese un aumento di stipendio nel 1772, nel 1773 e nel 1774, senza successo (Ubeda, ibid., p. 39). In una delle ultime suppliche fornì un elenco delle opere compiute nel primo triennio di servizio reale (Sánchez Cantón, 1925).
Fra i tre soggetti sacri elencati, il «fatto della Passione di Cristo» del 1771 potrebbe essere collegato a un Ecce Homo di collezione privata, mentre appare sicura la cronologia allo stesso anno dei due Orientali (Museo del Prado) e al 1772 della Venditrice di arance (Patrimonio Nacional) «a mezzo busto in maschera» (Schwarz-Weisweber, 2002). Non databili con precisione gli altri dodici pastelli delle collezioni reali, con tipi madrileni (Mayer, 1924-1925), che assieme ad altre simili opere si situano nell’ultima fase creativa (Jeffares, 2006).
Alla fine del 1773 sposò Maria Corradi, figlia di un ricco libraio genovese, da cui pare non abbia avuto figli (Urrea Fernández, 1988, p. 232; cfr. Favilla - Rugolo, 2014): la loro agiatezza fu tra i motivi addotti per i definitivi rifiuti della monarchia alle pretese di Lorenzo, cui si aggiungevano i dubbi sul suo valore, espressi il 17 gennaio 1774 dal duca di Losada José Fernández-Miranda Ponce de Léon (Ubeda, in Lorenzo Tiepolo e il suo tempo, 1997, p. 39), in un clima artistico ormai mutato.
Dopo una malattia verosimilmente lunga, morì il 2 maggio 1776 a Húmera, villaggio nei dintorni di Madrid, in cui si era trasferito forse per delle proprietà terriere (de la Mano, ibid., p. 90) o per lavorare nel palazzo di Somosaguas, proprietà di Pedro Ibáñez-Cuevas Valero de Bernabé, barone di Eroles (Urrea Fernández, 1988, p. 232).
Fonti e Bibl: G.M. Urbani de Gheltof, Tiepolo e la sua famiglia. Note e documenti inediti, Venezia 1879, p. 11; A.L. Mayer, Dipinti di L. T., in Bollettino d’arte, XVIII (1924-1925), pp. 413-422; F.J. Sánchez Cantón, L. T. pastelista, in Archivo Español de arte y arquelogía, I (1925), pp. 229 s.; G. Fiocco, L. T., in Bollettino d’arte, XIX (1925-1926), pp. 17-28; L. Livan, Notizie d’arte dai notatori e dagli annali del n.h. Pietro Gradenigo, Venezia 1942, p. 54; T. Pignatti, Novità su L. T., Venezia 1951; E. Favaro, L’arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 160; G. Knox, Giambattista and Domenico Tiepolo. A Study and catalogue raisonné of the chalk drawings, I, Oxford 1980 (in partic. pp. 55-58); J. Urrea Fernández, Una famiglia di pittori veneziani in Spagna: i Tiepolo, in Venezia e la Spagna, Milano 1988, pp. 221-252; C. Thiem, L. T. as draftsman, in Master Drawings, XXXII (1994), pp. 315-350; G. Muneratti, La successione testamentaria di Giovambattista Tiepolo, in Padova e il suo territorio, XI (1996), pp. 12-15; L. T. e il suo tempo (catal., Mestre 1997-1998), a cura di G. Romanelli - F. Pedrocco, Milano 1997 (con bibl.; in partic. A. Ubeda, L. T. e la Spagna, pp. 27 ss.; G. Marini, Schede, pp. 128 s., 146); G. Marini, Novità per L. T. incisore, in Giambattista Tiepolo nel terzo centenario della nascita. Atti del Convegno internazionale..., Venezia-Vicenza-Udine-Parigi... 1996, a cura di L. Puppi, Padova 1998, pp. 95-103; L. T. (catal.), a cura di A. Úbeda de los Cobos, Madrid 1999 (con bibl.; in partic. J.M. de la Mano, L.T. Vida privada y oficio de un veneciano..., pp. 79-95; P. Roelofs - B. Aikema, Los dibujos de L.T., pp. 147-163); G. Knox - J. Van Schoor, Le Menuet de L. T. (catal.), Manderen 2001; A. Schwarz-Weisweber, L. T. in Spanien, in Spanien und Portugal im Zeitalter der Aufklärung. Internationales Symposium der Carl-Justi-Vereinigung und des Forschungszentrums Europäische Aufklärung, Postdam... 1998, a cura di C. Franck - S. Hansel, Frankfurt am Main 2002, pp. 349-387; Lettere artistiche del Settecento veneziano, a cura di A. Bettagno - M. Magrini, I, Vicenza 2002, pp. 193 s.; T. I colori del disegno (catal.), a cura di G. Marini - M. Favilla - R. Rugolo, Roma 2014; N. Jeffares, Dictionary of pastellists before 1800, London 2006, ad nomen; C. González Román, L. T. y Carlo Goldoni, una misma sensibilidad artística originada en la Venecia del siglo XVIII, in Quaderni veneti, XLVI (2008), pp. 37-50; M. Favilla - R. Rugolo, A portrait of a baby girl by L. T., in The Burlington Magazine, CLVI (2014), pp. 164-168; D. Succi, Il fiore di Venezia. Dipinti dal Seicento all’Ottocento in collezioni private, Gorizia 2014, pp. 124-129; Tiepolo. I colori del disegno (catal.), a cura di G. Marini - M. Favilla - R. Rugolo, Roma 2014; R. Mangili, scheda n. 49, in La Galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d’arte, a cura di A. Bacchi - A. De Marchi, Venezia 2016, pp. 254 s.; P. Delorenzi, Mocenigo, Mosconi e Moschini. Opere diverse di Saverio Dalla Rosa (con una nota su L. T.), in Verona illustrata, 2018, n. 31, pp. 88-91.