VENIER, Lorenzo
– Nacque a Venezia, assieme al gemello Alvise, il 20 dicembre 1552 da Giovanni Francesco, unico figlio di Lorenzo, e da Andriana Manolesso.
Suo padre era nipote del futuro doge Sebastiano, che Lorenzo seguì alla battaglia di Lepanto, nell’ottobre del 1571, dove – a detta di Girolamo Alessandro Capellari Vivaro – venne ferito da tre frecce, la qual cosa gli sarebbe valsa il titolo di sopracomito, cioè governatore di galera, non appena raggiunta l’età prevista. Estratta la Balla d’oro il 4 dicembre 1573, trascorse quindi sul mare gli anni della giovinezza; poi, dopo la morte del doge (1578), interruppe la carriera militare e il 25 gennaio 1581 venne eletto provveditore a Spinalonga, nell’isola di Creta; né si può escludere che a motivare tale incarico fosse una convergenza familiare, dal momento che a prete Filippo, figlio naturale del doge Sebastiano, il padre aveva acquistato un vicariato proprio a Candia .
Rimpatriato al termine del rettorato, nel 1584 Venier sposò Maria Badoer di Sebastiano, da cui ebbe quattro figli maschi, uno dei quali – Sebastiano – avrebbe assicurato la continuità di questo ramo del casato.
Fu probabilmente per badare alle incombenze domestiche che la carriera di Venier fu caratterizzata, negli anni a seguire, da discontinui incarichi amministrativi; pertanto divenne provveditore ad Asola, nel Bresciano (eletto il 7 maggio 1589) e successivamente (26 settembre 1591) provveditore all’Arsenale. Poi riprese la professione nell’armata marittima, che gli era più congeniale, e il 31 marzo 1594 divenne governatore di galera, per poi passare qualche mese dopo, il 10 ottobre, provveditore delle galere dei condannati. Con progressione costante il 3 settembre 1595 fu nominato capitano della guardia di Candia e successivamente, il 17 novembre 1597, entrò a far parte del collegio della milizia da Mar, quindi, il 9 agosto 1598, venne nominato capitano in Golfo, con il compito primario di reprimere la pirateria degli uscocchi, protetti dagli arciducali.
Trascorse tre anni sul mare, impegnato in una logorante azione di tutela del naviglio veneto; al termine dell’incarico divenne senatore in anni nei quali stava maturando la crisi veneto-pontificia che sarebbe sfociata nell’Interdetto, e proprio il 17 aprile 1606, giorno in cui Paolo V promulgò l’atto di scomunica del governo veneto, Venier fu eletto provveditore all’Armar, quindi (25 luglio) capitano delle galere grosse. Si trattava di controllare le manovre della flotta spagnola, impedendole di risalire l’Adriatico per appoggiare le pressioni della S. Sede sulla gerarchia ecclesiastica veneta.
Superata la difficile congiuntura, nel 1608 Venier lasciò nuovamente il servizio sulla flotta, che fu ricompensato con l’elezione al Consiglio dei dieci (29 giugno), quindi – risultando compatibili le cariche – a provveditore in Zecca (12 luglio) e, con rapida successione, a depositario in Zecca (3 ottobre). In seguito fu eletto provveditore all’Arsenale (20 ottobre 1609), sopraprovveditore alla Giustizia nuova (5 novembre 1611), provveditore sopra il fiume Po (22 maggio 1612) e di lì a poco, il 13 ottobre, provveditore alle Fortezze. Il 24 luglio dello stesso anno fece parte dei quarantuno elettori del doge Marcantonio Memmo, quindi (27 febbraio 1613) venne eletto provveditore straordinario a Cattaro, mentre perduravano gli atti di pirateria degli uscocchi, che sarebbero culminati il 23 maggio dello stesso 1613 con l’uccisione del provveditore in Golfo, Cristoforo Venier (nessuna parentela prossima con Lorenzo).
Nominato consigliere del sestiere di S. Marco il 22 dicembre 1613, lasciò la carica il 13 marzo 1614, essendo stato eletto qualche giorno prima provveditore generale in Dalmazia, dove si era ulteriormente aggravato il pericolo degli uscocchi, emergenza poi sfociata, il 20 dicembre 1615, nella guerra di Gradisca contro gli arciducali. Nel corso del conflitto Venier venne nominato provveditore all’Artiglieria (4 ottobre 1616), quindi savio all’Eresia il 16 dicembre dello stesso anno. A questo proposito si può ricordare che nel 1617 Venier donò un calice e un turibolo d’argento alla chiesa di S. Stefano, la sua parrocchia (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Cicogna, 3635: A.F. Bon, Collezione genealogica..., c. 49v).
Il 7 marzo 1617 fu eletto capitano delle navi armate. La guerra contro gli austriaci si avviava alla conclusione, ma una nuova minaccia si apriva nell’Adriatico, a causa dell’aggressiva politica posta in atto dal viceré di Napoli, Pedro Téllez-Girón y Guzmán duca di Osuna. Risoluto e ambizioso, incline a operare quasi come un sovrano indipendente, egli intendeva ridimensionare la potenza veneziana, contestandone anzitutto la pretesa giurisdizione dell’Adriatico.
Il 24 luglio 1617 Venier venne eletto provveditore generale da Mar, con l’incarico di tutelare la navigazione del Golfo e respingervi eventuali incursioni delle navi spagnole. Il 10 novembre si verificò uno scontro tra le due flotte nelle acque di Spalato; la vittoria fu dei veneziani, che costrinsero le navi di Osuna a ripiegare su Manfredonia, ma il successo non venne sfruttato adeguatamente dai sopracomiti, riottosi a eseguire gli ordini di Venier. In seguito (26 gennaio 1618), costui informò da Curzola il Consiglio dei dieci su un possibile ammutinamento degli equipaggi olandesi assoldati da Venezia contro Osuna, ma da questo fomentati a tradire; di fatto l’azione di Venier non fu segnata da nuovi scontri navali, ma si esaurì in un logorante contrasto delle manovre degli spagnoli basate sullo spionaggio e su progettati colpi di mano contro obiettivi sempre diversi.
Il gradimento del Senato per la sua condotta si tradusse nella nomina (30 maggio 1618) a procuratore de citra e nella promozione a capitano generale da Mar, il successivo 23 dicembre, quando però le tensioni legate alla ‘triplice congiura’ (del governatore di Milano, Pedro Álvarez de Toledo, dell’ambasciatore a Venezia, Alonso de la Cueva y Benarides marchese di Bedmar, e di Osuna) andavano stemperandosi. Ma non scomparendo: cessato il servizio marittimo, il 21 marzo 1620 e ancora l’11 novembre 1621 Venier fu eletto provveditore alla quiete della città, magistratura allora creata per vigilare non solo sugli intrighi dell’ambasciata spagnola, ma anche su un recente presunto complotto dei nobili esclusi dalle più alte cariche.
Fu ancora provveditore all’Arsenale (2 gennaio 1620 e 11 aprile 1624), savio alle Acque (14 gennaio 1622) e sopraprovveditore alla Sanità (14 gennaio 1623).
Morì a Venezia, come riporta il necrologio, «da febre e mal di stomacho» il 21 maggio 1625; gli fu negato, pertanto, di poter ulteriormente godere in patria i frutti del lungo servizio prestato nell’armata.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 20, Storia veneta: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VII, pp. 213, 218, 247; Segretario alle voci, Elezioni Pregadi, reg. 6, cc. 55, 57, 122; Provveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 854, sub 22 maggio 1625; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 18 (=8307): G.A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, IV, c. 164r; 828 (=8907), reg. 16 (Balla d’oro), c. 187; per la carriera politica, Mss. It., cl. VII, 829 (=8908): Consegli, c. 335; 831 (=8910): Consegli, cc. 73, 234, 416, 451; 832 (=8911): Consegli, cc. 39, 103; Biblioteca del Museo Correr, Provenienze diverse, Venier, reg. 69, cc. 28, 29, 44, 173, 176, 192, 266; reg. 70, cc. 48, 82, 110, 137, 145, 189, 200; reg. 71, cc. 8, 76, 81, 88, 199, 210, 227, 248, 292, 323; reg. 72, cc. 200, 210, 278, 358, 378; ibid., Cicogna, 3635: A.F. Bon, Collezione genealogica, storia, araldica della veneta patrizia famiglia Venier [...] 1803, cc. 49v, 156r; Morosini-Grimani, 527 C/VII (lettera da Zara a Girolamo Grimani per affari privati, 30 giugno 1614).
E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, p. 512; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica..., XCII, Venezia 1858, pp. 483, 491; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VII, Venezia 1974, pp. 93, 100-102, 118.