VIOLI, Lorenzo
– Nacque a Firenze il 24 febbraio 1465, figlio di Iacopo di Andrea di Tato e di sua moglie Titta, nel quartiere di S. Maria Novella, gonfalone del Leone Rosso. Era il secondo figlio della coppia dopo Violante, più grande di circa un anno.
Il padre, di estrazione modesta, lavorava occasionalmente come sensale con i rigattieri del mercato. Violi tuttavia ebbe la possibilità di studiare – suo precettore fu il procuratore ser Iacopo di Martino da Firenze – e in breve arrivò a svolgere l’attività di notaio. Le filze dei suoi rogiti notarili, custodite presso l’Archivio di Stato di Firenze, ci dicono che svolse la professione per sessant’anni, dal 1486 al 1546. Nel corso del Quattrocento Violi lavorò prevalentemente lontano da Firenze, soprattutto a Pieve Santo Stefano, mentre nel secolo successivo fu quasi sempre nella sua città. A partire dal marzo del 1502 iniziò a svolgere la professione in una bottega, condivisa con altri colleghi, situata nel canto del Palagio del Podestà (si tratta dell’attuale via Ghibellina, adiacente al palazzo del Bargello). Nell’agosto del 1506 Violi stipulò un contratto a suo nome per l’affitto di quella stessa bottega con i frati della Badia fiorentina, proprietari dell’immobile, che prevedeva anche il successivo subaffitto dei locali a diversi altri notai. Il contratto venne poi rinnovato fino al 1528. In quello stesso anno, da gennaio ad aprile, fu anche camarlingo dell’arte dei giudici e dei notai della città di Firenze.
All’inizio del Cinquecento Violi doveva già godere di una discreta posizione economica e sociale. Oltre a garantirgli una vita agiata, la sua attività notarile lo mise in contatto con una serie di individui appartenenti all’élite fiorentina. A fine Quattrocento rogò diversi atti riguardanti Marsilio Ficino mentre nel 1504 si occupò della revisione di un precedente contratto tra Michelangelo Buonarroti e il defunto papa Pio III per la realizzazione di quindici statue. Dopo il 1512 firmò alcuni atti relativi alla famiglia Medici e importanti accordi internazionali, come quello del 21 marzo 1530 tra la Repubblica fiorentina e l’imperatore Carlo V.
Sappiamo che nel 1498 – ben dopo la morte del padre Iacopo, occorsa nel 1492 – Violi viveva ancora nel quartiere di S. Maria Novella, gonfalone del Leone Rosso, in cui era nato. Il 18 settembre 1503 entrò a far parte della Buca di San Paolo in via dell’acqua, una confraternita laicale basata a pochi metri dalla sua bottega. Vi rimase fino alla morte, rivestendo anche il ruolo di consigliere. Militavano nella Buca di San Paolo anche due suoi figli, Iacopo e Vincenzo, e suo nipote Gregorio di Battista.
Il prestigio sociale acquisito e le sue connessioni politiche gli consentirono, da un certo momento in poi, di affiancare gli incarichi politici all’attività professionale. Dall’11 luglio 1520 al 1527 fu segretario della seconda cancelleria della Repubblica, con obbligo di conferma annuale, e portò a termine anche alcune missioni diplomatiche. Violi si dimostrò in grado di superare indenne i rivolgimenti nell’assetto politico cittadino: sappiamo infatti che mantenne la carica anche nel periodo dell’ultima Repubblica e ancora dopo la restaurazione medicea, probabilmente fino al 1532. Più tardi (almeno nel 1543) fu anche sottocancelliere alle Riformagioni.
La carriera notarile e politica di Violi si intrecciò, per gran parte della sua esistenza, con l’aspetto che più di tutti lo ha reso celebre: la sua lunga militanza savonaroliana prima e dopo la morte di fra Girolamo, in particolare come ‘raccoglitore’ delle prediche e come autore di un’importante opera apologetica. Il rapporto tra Violi e Savonarola dovette essere stretto, se egli raccontò di essere stato «molto intrinseco adpresso di lui, e quasi come un suo secretario» (Giornate, a cura di G.C. Garfagnini, 1986, p. 15). Sappiamo per certo che tra il 1495 e il 1498 Violi fu attivissimo come tachigrafo di prediche di Savonarola, che trascrisse con straordinaria abilità ai piedi del pulpito e di cui curò, almeno in certi casi, l’edizione a stampa. Violi stesso fa riferimento al doppio ruolo da lui rivestito per i tre cicli di prediche su Amos e Zaccaria, su Ruth e Michea, e sull’Esodo, mentre dichiara di avere soltanto trascritto – e in una versione non integrale ma più approssimativa (‘in sostanza’) – i cicli sui Salmi e su Ezechiele. Savonarola stesso, che probabilmente intervenne di persona nel processo editoriale di alcune prediche, fece riferimento alla grande fedeltà delle trascrizioni di Violi, mentre il cronista Luca Landucci definì il suo lavoro ‘miracoloso’ e possibile solo grazie all’aiuto divino. L’unica testimonianza di una sua successiva attività tachigrafica (anche se l’attribuzione non è sicura) riguarda la trascrizione della famosa predica apocalittica tenuta da Francesco da Montepulciano in S. Croce il 23 dicembre 1513.
Sappiamo che Violi fu presente alla prova del fuoco, tenutasi in piazza della Signoria il 7 aprile 1498, che contrappose i domenicani savonaroliani ai loro oppositori francescani. Negli anni successivi, morto fra Girolamo, diede prova in più occasioni, sia pure in forma privata, della sua fedeltà agli ideali savonaroliani. Alcune delle sue lettere, come quelle a Giovan Battista della Palla (18 marzo 1528), Jacopo Salviati (6 ottobre 1530) e Roberto Pucci (13 gennaio 1537), tradiscono la sua fiducia incrollabile nella profezia savonaroliana e la sua immutata speranza in una riforma politica e religiosa informata al progetto di renovatio Ecclesiae e alle idee repubblicane del frate.
Quando era ormai ultrasettantenne, tra 1538 e 1540, Violi redasse la prima stesura dell’unica sua opera che conosciamo: rielaborata fino al 1545, rimase incompleta a causa della sopravvenuta cecità dell’autore. Si trattava di un manifesto savonaroliano noto come Le giornate, il cui titolo completo era Apologia per modo di dialogo in defensione delle cose predicate dal reverendo padre fra Hieronymo Savonarola.
Le Giornate si articolano come un dialogo che si protrae per dodici giorni tra un ‘tiepido’ pieno di dubbi su Savonarola, la sua dottrina e la sua azione di riforma, e un piagnone convinto (identificabile con Violi stesso) che difende a spada tratta le ragioni del frate. Lo scritto è intessuto di citazioni tratte dalle prediche di Savonarola, di cui Violi aveva ovviamente una conoscenza straordinaria, e ripercorre molti dei punti cruciali della controversistica savonaroliana, dall’avveramento delle profezie alle tribolazioni di Firenze, dalla disobbedienza al papa alla falsificazione dei processi. Circolata manoscritta, l’opera è stata pubblicata soltanto nel XX secolo.
L’ultima notizia che abbiamo di Violi prima della morte risale al 1549, quando il piagnone Serafino Razzi lo incontrò: cieco e molto anziano ma ancora fervente savonaroliano, viveva in una villa di Fiesole.
Morì novantunenne il 5 o il 10 ottobre 1556 e venne sepolto in S. Piero Maggiore.
L’autografo delle Giornate si trova nella John Rylands Library di Manchester, Ital. 7. L’edizione moderna è a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1986.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte dei Medici e degli Speziali, 251, c. 130r; Compagnie Religiose Soppresse da Pietro Leopoldo 1591, XXXIV, cc. 8v, 13v, 136r; Decima Repubblicana, 23, Gonfalone Lion Rosso 1498, c. 50r, Notarile Antecosimiano, V.355-359; Tratte, 443 bis, c. 45v; Firenze, Archivio dell’Istituto degli Innocenti, 12979, 12981-12982; Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 2012, c. 132v.
C. Vasoli, Note sulle «Giornate» di ser L. V., in Memorie domenicane, n.s., III (1972), pp. 11-56; Id., Un notaio fiorentino del 500: ser L. V., in Il notariato nella civiltà toscana, Roma 1985, pp. 391-418; A.F. Verde, Questioni savonaroliane aperte. A proposito della pubblicazione de “Le Giornate” di L. V., in Memorie domenicane, n.s., XVIII (1987), pp. 368-380; Id., Ser L. V. “secretario” del Savonarola, ibid., pp. 381-399; G.C. Garfagnini, Ser L. V. e le prediche del Savonarola, in Medioevo e Rinascimento, III (1989), pp. 261-285 (poi in Id., «Questa è la terra tua». Savonarola a Firenze, Firenze 2000, pp. 3-27); C. Carosi, L. V. I verbali di un notaio “piagnone”, in CNN Attività-Rivista del Consiglio Nazionale del Notariato, III (2002), pp. 64-79.