SANTUCCI, Loreto Antonio
– Nacque a Nomento (oggi Mentana) il 7 aprile del 1772 da Filippo Santucci e da Annunziata Borgia, primo di otto figli e nipote di Antonio Borgia, poeta e arcade.
Si formò a Roma, presso il Collegio Capranica, sotto la guida dei padri domenicani della Minerva, ottenendo il 25 giugno del 1796 la laurea in sacra teologia. Risale a questi anni l’amicizia con il letterato Luigi Biondi. Appena ventenne, fu chiamato a insegnare umane lettere ed eloquenza nel seminario di Palestrina per volere del cardinale Leonardo Antonelli, vescovo della città. In questo periodo Santucci si cimentò nell’assiduo studio dei classici, in particolare di Orazio (Fabi Montani, 1851, pp. 7-9).
Ordinato sacerdote, nel 1801 fu nominato arciprete di Mentana, incarico che mantenne fino al 1815. Nella sua dimora di Mentana ricevette molti personaggi illustri: dal futuro papa Leone XII allo studioso di archeologia Girolamo Amati al celebre artista Antonio Canova. A quest’epoca risale una delle prime sue composizioni, l’ode La villa. A Laurindo (Roma 1801).
Nel 1809, per non prestare giuramento a Napoleone che aveva proclamato Roma città imperiale, si rifugiò a Napoli sotto falso nome, ospite di Filippo Lieto duca di Polignano, dei cui figli fu educatore; tuttavia, il 20 aprile del 1810 tornò a Roma e partecipò a un’adunanza generale dell’Arcadia dedicata alle nozze tra Napoleone e Maria Luisa d’Austria (Palazzolo, 1994, pp. 64 s.). È comunque databile al 15 settembre del 1815, con la Restaurazione, il suo rientro in pianta stabile nell’Urbe, avendo egli ricevuto dal cardinale Ercole Brunacci Consalvi l’incarico di minutante della Segreteria dello Stato pontificio (La Segreteria di Stato, 1984, p. 385).
A questi anni risalgono i contatti con scrittori ed eruditi del tempo, attivi nello Stato pontificio, in particolare con il gruppo che animerà il Giornale Arcadico di Scienze Lettere ed Arti: oltre a Luigi Biondi, frequentò Pietro Odescalchi, Giulio Perticari, Girolamo Amati e Salvatore Betti. Per diretta volontà di Leone XII entrò a far parte del Collegio filologico dell’Università di Roma. Almeno dal 1810 fu aggregato all’Arcadia (Giornale del Campidoglio, 23 aprile 1810, n. 49, p. 203) con il nome di Larindo Tesejo. Ne divenne procustode dal 1818 circa fino alla fine del custodiato di Luigi Godard (1824). Fece parte inoltre della Pontificia Accademia Romana di Archeologia e dell’Accademia dei Lincei. Parallelamente videro la luce i primi frutti della sua attività poetica.
Si ricordano, in particolare, l’ode Che val su marmi d’Efeso, compresa nell’Accademia poetica in sette lingue per la morte di Maria Pizzelli (Roma 1808, pp. 89-91), e l’inno in terzine A Vesta, sotto lo pseudonimo di Osiandro Nomentano, edito nella raccolta per le nozze di Giulio Perticari e Costanza Monti su iniziativa dell’Accademia Rubiconia dei Filopatridi (Agli Dei consenti. Inni, Parma 1812, pp. 51-60). Compose anche, su commissione del cardinal Consalvi, una cantata per la celebrazione della venuta in Roma dell’Imperatore Francesco I d’Austria e della sua consorte Maria Ludovica Beatrice d’Este, musicata dal maestro Valentino Fioravanti ed eseguita presso la sala capitolina del Campidoglio il 18 aprile del 1819. Il 24 dello stesso mese Santucci ebbe l’incarico di accogliere le due altezze imperiali, aggregate nel frattempo all’Arcadia, nel Serbatoio dell’Accademia e di omaggiarle con una recita (Fabi Montani, 1851, pp. 11-12).
Eletto a pieni voti il 23 aprile 1824 custode generale d’Arcadia come successore di Godard, ottenne da papa Leone XII la sede della Protomoteca Capitolina e nominò procustode Gabriele Laureani.
Il suo custodiato durò sino al maggio del 1828 e portò alla ripresa delle conversazioni letterarie del giovedì. Santucci promosse numerose adunanze arcadiche, alle quali prese parte con componimenti d’occasione. Nelle accademie veniva dato spazio all’improvvisazione, alla celebrazione degli arcadi defunti (in particolare Luigi Godard, Giuseppe Petrucci, Gherardo De Rossi), alle lodi di Leone XII: i frutti poetici delle adunanze vennero raccolti in una serie di sillogi arcadiche che videro la luce durante il suo custodiato.
Gravato dagli incarichi, benché fosse stato rieletto a pieni voti, Santucci decise di abbandonare il ruolo di pastore generale dell’Arcadia, restando tuttavia custode emerito, e di rinunciare all’ufficio nella Segreteria di Stato (1 febbraio 1829) per trasferirsi a Senigallia, dove proseguì a tradurre Orazio, affidando a mano a mano la stampa dei volgarizzamenti al Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti. È almeno del maggio 1834 il suo rientro a Mentana, come si evince dalla premessa all'edizione della sua raccolta Poche Rime (Roma 1835).
Nella silloge trovano spazio tutti i componimenti di Santucci: dalle prime prove poetiche date alle stampe, alle composizioni per l’Arcadia, ai volgarizzamenti oraziani editi tra il 1828 e il 1835. Santucci si avvale di diversi metri e forme poetiche (sonetto, ode, inno, cantata), mentre i soggetti spaziano dagli argomenti sacri alla celebrazione di festività solenni e ai componimenti in morte dei letterati arcadi. Furono soprattutto i volgarizzamenti oraziani a riscuotere giudizi favorevoli: Santucci, gareggiando, tra le altre, con le traduzioni di Luigi Godard, di Ippolito Pindemonte e di Antonio Cesari, avrebbe infatti presentato la poesia oraziana «in modi tali che Orazio stesso non avria forse trovato più acconci nella favella nostra» (Montanari, 1836, p. 316).
Per volere di papa Gregorio XVI, nel 1836 fu incaricato degli affari della Santa Sede presso il Granducato di Toscana, ufficio che mantenne fino al 23 marzo 1842: la sua attività diplomatica fu lodata da Ercole Consalvi e da Klemens von Metternich. Colpito da apoplessia nel 1841, chiese e ottenne di rientrare a Roma, dove fu nominato cameriere segreto soprannumerario.
Morì a Roma il 12 ottobre del 1845. Venne sepolto a Mentana presso la sua cappella gentilizia della Chiesa della Pietà, eretta per volere dello zio, Gaetano Santucci.
Opere. Molta della produzione restò inedita, compresa la vasta corrispondenza epistolare. Lasciò inediti un «corso di spiegazioni del Vangelo», «vari panegirici e ragionamenti accademici, un trattatello sullo stile epistolare, una versione degl’Idilli di Gessner, e molte scritture che potrebbero servir di modello a chi si dedica alla carriera diplomatica» (Santucci, 1847, p. 32). Oltre ai testi citati, diverse poesie sono apparse nelle seguenti raccolte: Poesie per le faustissime nozze del nobile uomo signore Bernardino Montani [...] con [...] Beatrice Alberti, Spoleto 1801, p. XLIV; Adunanza tenuta dagli arcadi […] in onore de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo…, Roma 1824, pp. 20, 60; Per la esaltazione al sommo pontificato della Santità di Nostro Signore Papa Leone XII…, Roma 1824, p. XXV; Adunanza tenuta dagli Arcadi nella sala del serbatojo il di 23 settembre 1824 in lode del defunto Cimante Micenio Abate Luigi Godard…, Roma 1825, p. XX; Solenne adunanza tenuta dagli arcadi nella protomoteca capitolina in festeggiamento del giorno onomastico della Santità di Nostro Signore Leone XII…, Roma 1827, p. 11; Adunanza tenuta dagli arcadi [...] in lode del defunto Virmindo Climenio P. Giuseppe Petrucci…, Roma 1827, p. 53; Adunanza generale tenuta dagli arcadi […] in lode del defunto Perinto Sceo Cavaliere Gio. Gherardo De Rossi…, Roma 1828, p. 13; Solenne adunanza tenuta dagli arcadi per festeggiare il giorno onomastico della Santità di Nostro Signore Leone XII nell’anno quinto del suo glorioso pontificato, Roma 1828, pp. XXVII-XXX; Collezione di poesie sacre per la maggior parte inedite di rinomati autori, Roma 1828, pp. 195-203; Solenne adunanza tenuta dagli arcadi […] per l’esaltazione al sommo pontificato della santità di […] Papa Pio VIII…, Roma 1829, p. 32; Prose e poesie inedite e rare di italiani viventi, V, Bologna 1836, p. 299. Altri componimenti: Ad Bartholomaeum Pacca […] amicum suum hexametri, s.n.t.; Cantata […] in occasione della festa data in Campidoglio nella venuta in Roma delle LL. MM. II. RR. AA. L’imperatore, e imperatrice d’Austria la sera del 18. Aprile 1819, s.n.t.; All'eminentissimo e reverendissimo principe il signor cardinale Carlo Odescalchi […] poetico componimento…, Pesaro 1833. Per i volgarizzamenti: L’ode VI del lib. III di Orazio…, in Giornale Arcadico di Scienze, Lettere, ed Arti, XXXIX (1828), pp. 253-255; Le prime quattro odi di Orazio…, ibid., pp. 295-307; Versione dell’epodo II di Orazio, ibid., XLII (1829), pp. 110-112; Odi d’Orazio..., ibid., XLV (1830), pp. 268-274; Odi di Orazio tradotte..., ibid., LVII (1832), pp. 253-263; L’ode XXIV del lib. III di Orazio..., ibid., LXII (1834-35), pp. 122-124.
Testi editi postumi in F. Fabi Montani, Elogio storico di Monsignor L. S., Roma 1851, pp. 21-24; in appendice a V. Gallo, “Apostol furibondo e sedizioso novator”. Ritratti alfieriani dalle biblioteche romane, in Alfieri a Roma, a cura di B. Alfonzetti - N. Bellucci, Roma 2006, pp. 179-234.
Fonti e Bibl.: Presso la Biblioteca nazionale di Roma (A.72/31-36) sono conservate 31 lettere di Loreto Santucci a Salvatore Betti (dal 1829 al 1841); altre lettere nell’Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato, Esteri, b. 481, ins. 8; una sua lettera a Carlo Emanuele Muzzarelli (1828) è conservata a Rovigo, Biblioteca dell’Accademia dei Concordi, Concordiano 382/22; alcuni testi nella Biblioteca apostolica Vaticana, Ferraioli, 733, f. XII; diversi autografi dell’autore sono conservati presso l’Archivio dell’Accademia dell’Arcadia (Roma, Biblioteca Angelica) e sono in fase di inventariazione. Parte del materiale è consultabile al sito http://arcadia.thearchivescloud.com/arcadia-web/ (19 nov. 2020; ringrazio la dott.ssa Sarah Malfatti per tutte le informazioni).
G.I. Montanari, Poche rime dell’abate Loreto Santucci, in Giornale Arcadico di Scienze Lettere ed Arti, LXVII (1836), pp. 310-332; D. Santucci, Cenni intorno alla vita di Monsignor don L. S., in L’Album giornale letterario e di Belle Arti, XIV (1847), 4, pp. 31 s.; F. Fabi Montani, Elogio storico di monsignor L. S., in Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti, CXXI (1849-50), pp. 120-136; Id., Elogio storico di Monsignor L. S., Roma 1851; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXXVII, Venezia 1856, p. 220; Dissertazioni della Pontificia Accademia di Archeologia. Tomo decimoquarto, Roma 1860, pp. LIII-LV; F. Ermini, Le Rime di L. S., in Atti dell’Accademia degli Arcadi e scritti dei soci, XV (1931), pp. 231 s.; La Segreteria di Stato e il suo archivio 1814-1833, a cura di L. Von Pastor, I, Stuttgart 1984, p. 385; M.T. Graziosi, L’Arcadia: trecento anni di storia, Roma 1991, passim; Arcadia. Accademia letteraria d’Italia. Inventario dei manoscritti, a cura di B. Tellini Santoni, Roma 1991, pp. 199, 210, 231; M.I. Palazzolo, L’Arcadia romana nel periodo napoleonico (1809-1814), in Ead., Editoria e istituzioni a Roma tra Settecento e Ottocento. Saggi e documenti, Roma 1994, pp. 55-68; Roma fra la Restaurazione e l’elezione di Pio IX: amministrazione, economia, società e cultura, a cura di A. L. Bonella et al., Roma 1997, p. 84; P. Boutry, Souvrain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, p. 748 e passim; G. Paolini, Toscana e Santa Sede negli anni della Restaurazione (1814-1845), Firenze 2006, pp. 47-54.