LOSANNA (A. T., 20-21)
Città della Svizzera, capoluogo del cantone di Vaud, situata in una posizione pittoresca sul versante meridionale del monte Jorat, a 515 m. s. m. È l'antica Lousonna dei Romani e deriva il suo nome dal fiume Lous vicino al quale essa ebbe origine. La città è costruita su terreni ben differenti: calcari argillosi del Miocene e terreni glaciali; i ghiacciai alpini dell'epoca glaciale hanno contribuito al modellamento del suolo dove essa è sorta: le attuali colline di Bourg, Saint-François e Montbenon sono il residuo di una grande morena laterale del ghiacciaio del Rodano.
Il clima di Losanna è salubre; la temperatura media annua è di 9°,5; la temperatura scende sotto zero in dicembre, gennaio e febbraio, e talvolta anche in aprile e in ottobre. La quantità media annua delle precipitazioni è di 1027 mm.; le piogge sono frequenti specialmente in ottobre e in agosto; il periodo secco va da novembre a marzo; si hanno in media ventidue giorni in cui cade la nave. I venti dominanti sono quelli di SO. e il vento di NE. o tramontana; Il föhn soffia molto di rado.
L'antica città è costruita su cinque colline, separate da vallecole in parte oggi colmate; i vecchi quartieri del centro sono un labirinto di vie strette con edifici situati a varî livelli. La città si è in seguito ingrandita, e nel suo rapidissimo sviluppo, verificatosi soprattutto alla fine del sec. XIX, ha sorpassato le colline e si è estesa da tutte le parti. Oggi essa non ha limiti ben definiti, prolungandosi tanto verso il lago quanto verso le alture retrostanti, con ville e case. Le comunicazioni tra i diversi quartieri, molto difficili data la posizione della città, sono state facilitate da grandiosi lavori: costruzioni di ponti e di numerose scalinate.
Dalla fine del secolo XIX la popolazione di Losanna ha subito un rapidissimo aumento: da 25.845 ab. nel 1870 raggiunse i 50.000 nel 1900 e i 75.915 nel 1930; nel 1931 contava con i sobborghi 92.354 ab. La popolazione è in gran parte protestante.
Losanna è città commerciale; vi manca la grande industria, essendovi solo alcune fabbriche di cioccolato, di birra, di mobili; la ricchezza della città proviene dai suoi numerosi alberghi, sanatorî e ville. Da alcuni anni, grazie al suo clima, alla sua posizione, alle sue condizioni igieniche, alle numerose scuole, all'università che è molto frequentata, Losanna è divenuta un soggiorno molto amato dagli stranieri; l'industria alberghiera ha preso dalla fine del secolo XIX un grande sviluppo. Benché la città si trovi in una posizione eccentrica nel cantone, e in un punto d'accesso una volta poco facile, è divenuta attualmente il punto di convergenza di tutto un reticolato di vie di comunicazione.
Il suo sviluppo rapido ha inizio dalla costruzione delle ferrovie: Losanna ora è al punto d'incrocio di grandi linee ferroviarie: da Ginevra a Zurigo per Neuchâtel e per Berna, da Parigi a Milano per il Sempione; una linea che costeggia il lago fa comunicare Losanna con le piccole città della costa.
Monumenti. - Delle vecchie fortificazioni dei secoli XII e XIII si conserva la sola torre dell'Ale (1354). La cattedrale, ricca anche di sculture, fu iniziata circa il 1160 sotto il vescovo Landry di Durnes (muri esterni e vòlta del deambulatorio, facciata settentrionale del transetto). Risale alla prima metà del sec. XIII il suo lato orientale, appartengono all'ultimo quarto del sec. XIII tutte le altre parti, tranne il portale occidentale. La chiesa fu consacrata il 20 ottobre 1275 dal papa Gregorio X alla presenza dell'imperatore Rodolfo d'Asburgo. La nartece aperta nel sec. XIII fu chiusa agl'inizî del sec. XVI; e i lavori, cominciati circa il 1517, non erano ancora terminati all'inizio della Riforma. Nel sec. XIX la cattedrale è stata ampiamente restaurata (torre all'incrocio della navata) sotto la direzione di Viollet-le-Duc. Nell'interno vetrate del sec. XIII. Delle altre chiese della vecchia città rimane solo quella di S. Francesco, costruita nel 1260 (navata del 1442; torre della fine del sec. XIV e del 1528). L'architetto Abraham de Crousaz nel sec. XVIII elevò la chiesa di S. Lorenzo. Tra gli edifici profani sono da citare: il castello già vescovile (1397-1431) con un vecchio soffitto nella cosiddetta stanza del vescovo e grande camino dell'epoca del vescovo Aimone di Montfalcon (sec. XVI); il palazzo comunale, elevato nel 1458 come mercato, rimaneggiato nel 1674; l'Accademia (seconda metà del secolo XVI) e la cosiddetta fonte della giustizia del 1574.
(V. tavv. CXXXI e CXXXII).
Vita culturale. - A cominciare dal sec. XIV l'insegnamento teologico e giuridico vi fu impartito in una scuola episcopale, finché il vescovo Guillaume de Challant eresse il Collège des innocents (1419). E fondamento soprattutto religioso l'insegnamento ebbe con l'Académie, fondata da P. Vinet (1537) e sviluppatasi con T. di Beza, specialmente con il prevalere dell'elemento valdese. Nel sec. XVIII il piano degli studî si ampliò e integrò per la parte storica e per la parte scientifica: nel corso del sec. XIX, fiorendo la città intellettualmente per gli stranieri esuli che vi fissarono la loro dimora, poté invece gloriarsi di nomi come Sainte-Beuve, L. A. Melegari, A. Mickiewicz, ecc. Nel 1890, infine, l'Académie fu trasformata in una università completa, con tutte le quattro facoltà: vi fu per molti anni insegnante di economia politica V. Pareto. La Biblioteca cantonale universitaria, che vi è annessa, ha un patrimonio di oltre 400.000 volumi. Fra le altre istituzioni scientifiche - prescindendo da quelle volte allo studio della regione sotto i suoi varî aspetti - basti ricordare ancora la Faculté de théologie libre, l'École Vinet, e il Centre international d'études sur le Fascisme, fondato nel 1927.
Storia. - Un centro abitato d'origine anteriore alla conquista romana, Lousonna, sorgeva sulla riva del Lemano, nel posto dove ora sorge Vidy. Distrutto forse dagli Elvezî nel sec. I a. C., fu riedificato dai Romani e dalla fine del sec. III d. C. divenne oppidum. Durante le invasioni germaniche, gli abitanti, rifugiatisi sulle vicine colline, vi fondarono una nuova città. Essa divenne nel sec. VI sede di un vescovo che cominciò a esercitarvi diritti feudali riconosciuti nell'896 da re Rodolfo di Borgogna.
Attorno a questo primo nucleo (la Cité) si formarono altri quartieri, il Bourg e quello di Saint-Laurent, che nel sec. XI cadono anch'essi sotto il dominio del vescovo e formano la cosiddetta Città bassa, abitata da artigiani e commercianti in contrapposto alla Cité, la città clericale: ognuna di esse ha, sino al sec. XIII, una diversa organizzazione amministrativa i cui funzionarî (il sénéchal per la Cité, il mayor per la città bassa) sono per entrambe, in questo primo periodo, nominati dal vescovo. In questo ambiente sorgono le prime manifestazioni di sviluppo culturale ed economico. Sono del secolo VI le cronache di Saint Maire; del periodo carolingio gli Annales Lausannenses; del sec. XIII il Cartulaire de Notre-Dame, un cartulario del vescovato e un catalogo della biblioteca di un ecclesiastico studioso di filosofia scolastica. Mentre pochi sono gli artigiani, in sempre crescente numero divengono i commercianti, favoriti dalla posizione geografica della città, e con loro prosperano albergatori, banchieri, notai, che ben presto si uniscono in corporazioni, dando vita a istituti e magistrature comunali. Il contrasto fra queste ultime e il vescovo non tarda a manifestarsi: dal 1157 datano le prime franchige scritte, ottenute sotto il vescovato di S. Amedeo, ma esse tendono a divenire sempre più larghe senza tener conto della distinzione fra città alta e bassa, a cui corrispondeva quella fra "citoyens" e "bourgeois". Questa distinzione viene meno del tutto nel sec. XIII, per riapparire in parte nel sec. XIV e sparire definitivamente nel 1481; ma i contrasti col vescovo non si placano, anzi s'inaspriscono sempre più, avendo spesso la borghesia come alleati; la nobiltà e il basso clero. Nelle lotte interne intervengono poi a sostenere ora l'una ora l'altra parte in contesa la casa di Asburgo e quella di Savoia. Nel 1356 il conte di Savoia Amedeo VI riesce ad acquistare dall'imperatore Carlo IV il titolo di vicario imperiale a Losanna, ciò che gli conferisce un'autorità superiore a quella del vescovo.
Tra queste vicende, però, l'organizzazione comunale si rafforza: nel 1368 il vescovo Aymon de Cossonay promulga il Plaid général, del quale il giurista Jean de May verso il 1440 scriverà un prezioso commento, codificazione e ampliamento delle vecchie franchige. La proclamazione di Losanna città imperiale nel 1434 da parte dell'imperatore Sigismondo tende sempre più a ridurre il potere del vescovo e quello del duca di Savoia: ambedue perdono ogni autorità nell'anno 1536 in cui Losanna è conquistata da Berna, divenuta protestante, la quale v'interdice il culto cattolico e accentra nei proprî funzionarî gran parte dei poteri già esercitati da quelli e dalle vecchie magistrature comunali, che non sono però soppresse. Gran numero di protestanti stranieri, specialmente francesi, esuli per motivi religiosi dai loro paesi, convengono a Losanna, e il loro flusso e riflusso segna in quest'epoca il prosperare o il decadere d'industrie, di traffici, e d'istituzioni religiose e culturali.
La dominazione bernese finisce nel 1798 per l'intervento francese: viene ricostituito il cantone di Vaud, di cui Losanna è fatta capitale. La sua storia ormai mal si distingue da quella del cantone di cui è capoluogo e dell'intera confederazione.
Il trattato di Losanna (24 luglio 1923). - Fu il vero trattato di pace fra gli stati dell'Intesa e la Turchia. Infatti il trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 non entrò mai in vigore perché, mentre il governo di Costantinopoli lo aveva subito, quello nazionalista di Angora lo respinse. Il 30 gennaio 1921 Mustafà Kemal pascià notificò al gran visir che il governo di Angora si considerava il solo governo della Turchia: il 16 marzo concluse un trattato con Mosca, che restituì alla Turchia Ardahan e Kars. Le grandi potenze, per uscire dall'imbarazzo, convocarono a Londra (21 febbraio 1921) una conferenza, a cui parteciparono anche i rappresentanti della Grecia e dei governi turchi di Costantinopoli e di Angora: ma tutti i tentativi d'intesa rimasero infruttuosi. In seguito alle infelici campagne del 1921 e del 1922 i Greci dovettero abbandonare l'Asia Minore. Con l'armistizio di Mudanïa (11 ottobre 1922) fu stabilito che la Tracia orientale, fino alla riva sinistra della Maritza, fosse consegnata ai Turchi, i quali s'impegnarono a fermarsi in Asia a 15 chilometri dalla sponda dei Dardanelli e, nella penisola d'Izmit, sopra una linea che andava da Darica sul golfo d'Izmit a Sile sul Mar Nero.
La conferenza della pace si riunì poi a Losanna il 21 novembre sotto la presidenza di lord Curzon, ministro degli Affari esteri e capo della delegazione britannica: vi parteciparono la Francia, la Gran Bretagna, l'Italia, gli Stati Uniti, il Giapp0ne, la Grecia, la Romania, la Iugoslavia e la Turchia; la Bulgaria vi fu ammessa per le questioni che la interessavano, e l'U.R.S.S. per quella del regime degli Stretti; il Belgio e il Portogallo per le questioni economiche e finanziarie. L'accordo sembrava raggiunto su tutti i punti e la firma delle convenzioni era stata fissata per il 4 febbraio 1923, quando la Turchia formulò nuove domande: ciò provocò una sospensione della conferenza, che riprese i suoi lavori il 23 aprile per terminarli il 24 luglio.
Furono allora firmati il protocollo finale e gli atti seguenti: 1. Trattato di pace. Le principali modificazioni rispetto al trattato di Sèvres íurono: soppressione dello statuto della Società delle nazioni: la Turchia ha conservato la Tracia orientale fino alla Maritza (compresa la penisola di Gallipoli), Karaağaç (sobborgo di Adrianopoli sulla sponda destra della Maritza), le isole di Imbro e di Tenedo (con un'autonomia speciale a favore delle popolazioni non musulmane), tutta l'Armenia (comprese Ardahan e Kars) e il Kurdistān senza nessuna limitazione; la frontiera fra la Turchia e la Siria è rimasta quella tracciata nell'accordo concluso ad Angora da H. Franklin-Bouillon il 20 ottobre 1921, per modo che la Turchia ha riacquistato, rispetto al trattato di Sèvres, il golfo di Alessandretta (meno questa città) e la ferrovia da Çobanbey a Nusaybin (Nisibin), la delimitazione della frontiera fra la Turchia e la Mesopotamia (Mosul) era rimandata a un ulteriore accordo fra Turchia e Inghilterra; abolizione completa delle capitolazioni; disposizioni per la protezione delle minoranze in Turchia; nessuna limitazione degli armamenti turchi; 2. Convenzione per il regime degli Stretti. La libertà di passaggio è mantenuta (v. dardanelli, XII, p. 378 seg.); 3. Convenzione per la smilitarizzazione delle frontiere della Tracia dal Mar Nero al Mar Egeo (frontiera turco-bulgara e frontiera turco-greca); 4. Convenzione relativa allo stabilimento e alla competenza giudiziaria per gli stranieri in Turchia, basata sul principio della reciprocità assoluta: regola la materia che formava prima oggetto delle capitolazioni; 5. Convenzione commerciale; 6. Convenzione relativa allo scambio delle popolazioni greche e turche (già firmata il 30 gennaio 1923): lo scambio è obbligatorio fra i Greci, stabiliti in Turchia (meno Costantinopoli) e i musulmani stabiliti in Grecia (meno la Tracia occidentale); 7. Accordo greco-turco per la restituzione reciproca degl'internati civili e dei prigionieri di guerra (già firmato il 30 gennaio 1923); 8. Dichiarazione relativa all'amnistia; 9. Dichiarazione relativa alle proprietà musulmane in Grecia; 10. Dichiarazione relativa alle questioni sanitarie; 11. Dichiarazione sull'amministrazione giudiziaria con cui la Turchia accetta di assumere consiglieri giuristi europei e riconosce la validità dei compromessi in materia civile e commerciale: è destinata ad attenuare le conseguenze dell'abolizione delle capitolazioni; 12. Protocollo relativo allo sgombro di territorî turchi occupati da forze britanniche, francesi e italiane, comprendente anche le unità navali che stazionavano negli Stretti: stabilisce inoltre che le potenze alleate restituiscano alla Turchia le navi da guerra e il materiale militare, di cui si erano impadronite in virtù dell'armistizio di Mudros (30 ottobre 1918); 13. Protocollo relativo al territorio di Karaağaç e alle isole di Imbro e Tenedo, che dovevano essere restituiti alla Turchia.
La pace di Losanna ha confermato la liquidazione dell'impero ottomano prebellico, conseguenza ineluttabile della guerra mondiale; ma ha costituito uno stato turco omogeneo dal punto di vista etnografico, completamente indipendente dal punto di vista politico ed economico e in sostanza assai più forte del vecchio impero.
Per la pace di Losanna del 1912, v. XIX, p. 1062.
La conferenza di Losanna. - Si svolse dal 16 giugno al 9 luglio 1932 fra i rappresentanti dei seguenti stati: Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Grecia, Polonia, Romania, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Portogallo, Giappone, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Unione Sudafricana e India. Ebbe per scopo principale la definitiva sistemazione delle riparazioni di guerra dovute dalla Germania, alle quali aveva provveduto fino allora il piano Young, completato dagli accordi dell'Aia del 20 gennaio 1930 (v. riparazioni).
Nel 1931 l'acuirsi della crisi mondiale mostrò su quali deboli basi si assidesse l'economia germanica, la quale per riparare alla distruzione di capitali dovuta alla guerra e all'inflazione monetaria era ricorsa largamente (secondo alcuni troppo largamente e inconsideratamente) al credito estero. La caduta dell'Österreichische Credit-Anstalt di Vienna (11 maggio 1931) segnò l'inizio del panico anche in Germania, con ritiro di capitali esteri ed espatrio di capitali nazionali. Il 20 giugno il presidente Hindenburg si rivolgeva al presidente degli Stati Uniti, Hoover, esprimendo la persuasione che senza un aiuto estero la Germania non avrebbe potuto superare il momento critico: la risposta fu quella moratoria generale dei debiti intergovernativi di carattere politico della durata di un anno, che, accettata dagli stati europei con riserve di forma, entrò in vigore il 1° luglio 1931. Ciò non migliorava tuttavia la situazione della Germania: dopo varie discussioni fra i ministri degli stati interessati (conferenza di Londra del luglio 1931) e fra gli esperti da questi nominati (Comitato finanziario di Basilea dell'agosto successivo), finalmente il 7 dicembre si convocava, pure a Basilea, a cura della Banca dei regolamenti internazionali, il Comitato consultivo speciale previsto dal piano Young. Esso firmava il 23 dello stesso mese un rapporto che riconosceva giustificata la domanda della Germania diretta a ottenere la sospensione del versamento dell'annualità condizionata per il 1932-33, giusta il diritto a lei derivante dal piano Young. Manifestava inoltre il comitato - pur con le dovute cautele di forma - l'opinione che la gravità della situazione richiedesse qualche cosa di più che una semplice moratoria: poneva insomma implicitamente dinnanzi ai governi la necessità di una revisione del piano Young. Riconosceva infine - ma in forma più involuta - la connessione fra riparazioni e debiti di guerra.
La pubblicazione di questo rapporto provocò immediate e profonde reazioni nei paesi interessati: in Germania scatenò una violenta campagna per la cancellazione totale delle riparazioni e nelle altre nazioni molto si discusse contro e a favore del "colpo di spugna". Mentre poi ancora duravano le riunioni del comitato consultivo, il presidente Hoover in un messaggio al Congresso si riaffermava assolutamente ostile a riconoscere qualsiasi connessione fra riparazioni e debiti di guerra.
L'8 gennaio 1932 il cancelliere tedesco H. Brüning dichiarava all'ambasciatore britannico che la Germania non era più in grado di effettuare pagamenti di carattere politico, né egli poteva prevedere quando tali pagamenti si sarebbero potuti riprendere. Per quanto mitigate successivamente, queste dichiarazioni produssero una profonda impressione. A ciò si aggiunse la diffusa opinione, non solo in Germania ma in generale in Europa, che faceva attribuire in grado eminente alla questione delle riparazioni e dei debiti la responsabilità della crisi economica mondiale.
Premuti da così diverse forze politiche ed economiche, i governi degli stati interessati decisero di convocare a Losanna una conferenza per risolvere la spinosa questione: a questo si aggiunse anche l'incarico d'indicare "le misure necessarie per rimediare alle altre questioni economiche e finanziarie che hanno provocato o rischiano di prolungare la crisi di cui il mondo soffre" (comunicato ufficiale del 13 febbraio 1932). La conferenza si sarebbe dovuta adunare nel gennaio 1932, ma fu poi rinviata al giugno successivo.
Intanto si venivano delineando le posizioni da cui muovevano i varî stati creditori della Germania. La Francia si mostrava disposta a larghe concessioni per ciò che concerneva il rinvio dei pagamenti tedeschi, purché di durata limitata, ma insisteva perché rimanesse salvo il suo diritto alla quota incondizionata delle annualità. La Gran Bretagna, le cui banche erano fortemente impegnate in crediti privati immobilizzati in Germania, si mostrava propensa a una cancellazione totale dei debiti politici. L'atteggiamento dell'Italia, favorevole anch'esso alla cancellazione, era già stato reso noto da autorevoli dichiarazioni. Tutti poi ponevano come condizione alle loro concessioni un analogo atteggiamento degli Stati Uniti nella questione dei debiti di guerra: ma gli Stati Uniti preferirono di non farsi rappresentare ufficialmente alla conferenza, inviando semplici "osservatori". Quanto alla Germania, essa propugnava la cancellazione totale senza riserve.
Inauguratasi la conferenza il 16 giugno, sotto la presidenza del primo ministro e capo della delegazione inglese R. MacDonald, i rappresentanti degli stati creditori firmarono il giorno stesso una dichiarazione per cui veniva sospeso per tutta la durata della conferenza ogni pagamento a titolo di riparazioni o debiti di guerra, esclusi quelli dovuti agli Stati Uniti, non rappresentati ufficialmente - come si è detto - alla conferenza.
Nel corso ulteriore delle discussioni si cercò di avvicinare i così divergenti punti di vista della delegazione francese e di quella tedesca. Un primo passo verso tale scopo fu fatto nel riconoscere da un lato l'impossibilità d'insistere nell'esecuzione del piano Young, sia pure dopo una lunga moratoria, date le tanto mutate condizioni economiche mondiali, e dall'altro che la Germania avrebbe pure potuto pagare dopo qualche tempo ai suoi creditori qualche modesto compenso alla rinunzia da parte loro a somme ben altrimenti elevate. Nacque così la proposta francese di un versamento unico e globale da parte della Germania, a cui finirono per aderire anche i delegati britannici: il versamento sarebbe dovuto avvenire mediante obbligazioni garantite dalla Compagnia delle ferrovie germaniche per un importo da 6 a 7 miliardi di marchi. La delegazione tedesca vivamente si oppose a questo progetto, dichiarando l'impossibilità per la Germania di assumere impegni e agitando lo spettro della crisi mondiale che si sarebbe inacerbita se le esportazioni tedesche si fossero dovute espandere a qualunque costo per far fronte ai pagamenti richiesti. Di più essa cercò di deviare la conferenza dal terreno economico a quello politico proponendo un patto consultivo fra le grandi potenze per l'esame delle questioni di comune interesse, e tentando di rimettere in discussione l'art. 231 del trattato di Versailles che addossò alla Germania la responsabilità della guerra mondiale. Finalmente riuscì alla mediazione delle altre delegazioni, e specialmente di quelle italiana e britannica, di ricondurre le discussioni sul terreno economico e finanziario, e trovare una transazione tra le due tesi in contrasto. I Tedeschi accettarono il principio del pagamento globale, limitatamente però alla somma di 2 miliardi di marchi mentre i Francesi insistettero su 4 miliardi: l'accordo fu raggiunto fissando a 3 miliardi la somma, rappresentata da obbligazioni prive di garanzia reale, portanti l'annuo interesse del 5% e da negoziarsi dopo una dilazione di 3 anni accordata alla Germania. Non fu possibile invece venire a un accordo fra i creditori della Germania sul modo di ripartire le somme ricavate dalla vendita delle obbligazioni, cosicché si decise di lasciare la questione impregiudicata.
Rimanevano ancora da esaminare altre questioni estranee al regolamento con la Germania: le riparazioni non tedesche e le difficoltà economiche e finanziarie connesse con la crisi mondiale; ma la ristrettezza del tempo costrinse i delegati a un esame superficiale delle altre, limitandosi a raccomandare la nomina di commissioni per lo studio di esse.
L'accordo poté essere così parafato l'8 luglio 1932 e firmato il giorno successivo: esso era diviso in un preambolo e cinque strumenti.
Fissata definitivamente in 3 miliardi di marchi la somma dovuta dalla Germania, quest'ultima s'impegnava a consegnare alla Banca dei regolamenti internazionali obbligazioni di eguale importo portanti l'interesse annuo del 5% più l'1% di quota d'ammortamento. La banca le avrebbe conservate come fiduciaria dei creditori procurando di negoziarle sui varî mercati, non prima però di 3 anni dalla firma dell'accordo e non al disotto del 90% del valore nominale: solo dopo 5 anni da tale data essa avrebbe potuto negoziarle al disotto di questo limite, con decisione del suo consiglio d'amministrazione presa a maggioranza di due terzi e dopo sentito in proposito il parere del presidente della Reichsbank. Se entro 15 anni non sarà stato possibile collocare le obbligazioni, queste perderanno ogni efficacia. Al governo tedesco è riconosciuta la facoltà di riscattare alla pari in qualsiasi momento le obbligazioni non emesse e a lui è fatto obbligo di dedicare a tale riscatto la terza parte di qualsiasi prestito estero concluso dopo l'entrata in vigore dell'accordo. Le somme che la Banca dei Regolamenti internazionali ricaverà dalla vendita delle obbligazioni saranno da lei iscritte in un conto speciale sulla cui destinazione decideranno ulteriormente i governi interessati, a esclusione di quello tedesco.
Per mantenere poi qualche garanzia di fronte alla eventualità che, una volta liberata la Germania dalla massima parte dei suoi obblighi derivanti dalla guerra, debbano gli altri stati europei continuare a pagare i proprî debiti di guerra verso gli Stati Uniti, fu concluso a parte un accordo separato fra le potenze interessate, sotto forma di "gentlemen's agreement", per cui esse si impegnarono a non ratificare l'accordo concluso, cioè a non porlo in vigore prima che non fossero stati soddisfacentemente regolati i loro proprî debiti. Copia di questo patto venne comunicata alla Germania. La Gran Bretagna, poi, concedeva alla Francia e all'Italia la sospensione, fino alla ratifica dell'accordo, dei pagamenti per debiti di guerra dovuti da queste, le quali a loro volta facevano analoga concessione alle minori nazioni europee.
Per ciò che riguardava, inoltre, le riparazioni non tedesche fu decisa la nomina di un comitato per lo studio di una sistemazione definitiva, rimanendo nel frattempo i pagamenti relativi sospesi fino al 15 dicembre 1932. Fu decisa anche la costituzione di un altro comitato per lo studio dei problemi attinenti alla ricostruzione economica e finanziaria dei paesi dell'Europa centro-orientale (esso si radunò effettivamente a Stresa e concluse i suoi lavori nel settembre 1932).
Venne infine deliberata la convocazione di una Conferenza economica mondiale per lo studio delle questioni di più preoccupante attualità: politica monetaria-creditizia e commercio internazionale (essa si è adunata a Londra il 12 giugno 1933 ed è stata sospesa il 27 luglio successivo con rinvio sine die).
Praticamente l'accordo seguito alla Conferenza di Losanna significa la liberazione quasi completa della Germania da obblighi di pagamenti per riparazioni di guerra. Calcolate al tasso del 5 1/2 per cento, le annualità ancora dovute ai paesi creditori della Germania secondo il Piano Young, corrispondevano al 30 giugno 1932 a un valor capitale di marchi 35.454,3 milioni, di cui 25.009 rappresentavano il complessivo debito degli ex-alleati verso gli Stati Uniti, e 10.445,3 milioni il saldo netto a favore dei paesi creditori. L'onere assunto dalla Germania con la nuova sistemazione è - come si è visto - 3 miliardi di marchi in valore nominale, ma in effetto esso è notevolmente inferiore e potrà variare entro limiti amplissimi che si possono così approssimativamente indicare, esaminando due ipotesi estreme, una più sfavorevole e l'altra più favorevole alla Germania. Se le obbligazioni venissero tutte vendute allo scadere del termine triennale, il valor capitale di esse all'atto della stipulazione dell'accordo, calcolando un tasso del 5%, sarebbe stato di 1.592 milioni di marchi. Se invece l'emissione non potesse avvenire che allo scadere del termine massimo di 15 anni, il valor capitale, alla data e al tasso suddetto, sarebbe stato di soli marchi 1.443 milioni. Resta poi a tener conto della eventualità che non potendosi collocare le obbligazioni entro il termine dei 15 anni, esse rimarrebbero definitivamente annullate.
Una condizione sospensiva - come abbiamo detto - grava però sull'accordo, per effetto del "gentlemen's agreement": esso non sarà ratificato senza una soddisfacente sistemazione dei debiti degli stati europei verso gli Stati Uniti. Nulla di concreto appare però concluso su questo punto, né si sa come l'Europa riuscirà a risolvere questa spinosa questione, causa, non principale - come si è creduto per qualche tempo - ma tuttavia certo non ultima, del suo doloroso travaglio.
Bibl.: B. Dumur, Le Vieux Lausanne, in Revue hist. vaudoise (1901); Ch. Vuillermet, Notes historiques sur Lausanne, Losanna 1896; J. H. Levis e F. Gribble, Lausanne, Losanna 1909; B. van Muydenn, Lausanne à travers les âges, Losanna 1906; E. M. Blaser, Gotische Bildwerke der Kathedrale von Lausanne, Basilea 1918.
Per il trattato di Losanna: A. Giannini, I documenti diplomatici della pace orientale, Roma 1922; id., Trattati e accordi per l'Oriente mediterraneo, Roma 1923; Documenti diplomatici relativi alla pace con la Turchia (Libro verde) presentati al Parlamento italiano nel 1923, voll. 3; G. Ambrosini, L'Italia nel Mediterraneo, Foligno 1927. Per la conferenza di Losanna: I documenti relativi alla conferenza e l'accordo concluso sono stati ufficialmente pubblicati dal governo inglese: Final Act of the Lausanne Conference (July 9, 1932), Cmd. 4126, Londra 1932; Further Documents Relating to the Settlement Reached at the Lausanne Conference, Cmd. 4129. Il testo integrale dell'accordo è anche riportato dalla rivista inglese, The Economist, 16 luglio 1932.