Vedi LOTHAL dell'anno: 1961 - 1995
LOTHAL (v. vol. IV, p. 692)
Centro urbano della civiltà dell'Indo (v.), situato nel territorio dell'odierno stato indiano del Gujarat, sul golfo di Cambay, in prossimità dello sbocco del fiume Sabramati. Scavata dall'Archaeological Survey of India tra il 1954 e ü 1959, L. (in lingua gujarati «città dei morti») si presenta come un unico, piatto monticolo di forma oblunga, esteso per 400-500 m di lunghezza e alto non più di 3,5 m sulla piana circostante. Gli scavi hanno portato alla ricostruzione di una sequenza archeologica articolata in cinque fasi abitative, la prima delle quali (Lothai I) sembrerebbe riferibile a un orizzonte culturale indigeno, precedente la civiltà dell'Indo, a cui sono invece attribuite le fasi centrali (II, III, IV). Queste prime quattro fasi sono state raggruppate sotto la dicitura di periodo A, mentre l'ultima (Lothai V), con la dicitura di periodo B, rappresenta un insediamento posteriore alla dissoluzione della civiltà dell'Indo. Le datazioni assolute fornite dal radiocarbonio collocano Lothai III, periodo A, intorno al 2000 a.C. e Lothai V, periodo B, al 1850 a.C.
Le stratigrafie della fase più antica si spingono per 3 m al di sotto del livello della piana attuale. Sembrano caratterizzate dalla produzione di una ceramica locale, con una bassa incidenza delle ceramiche tipiche della civiltà dell'Indo. Già nella fase successiva la cultura materiale di L. è in gran parte assimilabile a quella degli altri centri urbani di questa civiltà. Nell'arco della fase II gli archeologi collocano la prima di una serie di possenti alluvioni che sembrano scandire la vita della città protostorica.
L'immediata ricostruzione della città denuncia l'esistenza di un apparato centrale di coordinamento del lavoro collettivo. La città viene protetta da un imponente complesso murario a pianta quadrangolare in mattoni crudi, a tratti rivestito da cortine di mattoni cotti, sino a uno spessore massimo di 13 m. All'interno, L. viene suddivisa in un complesso di sette isolati o blocchi rialzati su piattaforme di mattone crudo. Secondo una logica ricorrente in numerosi impianti urbani della civiltà dell'Indo, è riconoscibile un insieme di blocchi che forma un complesso unitario, di forma irregolarmente romboidale, i cui lati maggiori misurano 111 x 136 m. Questo complesso è stato identificato come una cittadella, denominata «acropoli» e formata dai blocchi B, C, D, la quale è situata nell'angolo SO del perimetro murario; essa ospita un gruppo di edifici mal conservati e di funzione piuttosto oscura, quali le ipotetiche residenze delle élites cittadine (blocco B, una piattaforma di 126 x 30 m), provviste di enigmatiche file di stanze modulari con pavimentazioni in cotto e canaletti di drenaggio confluenti in un unico sistema di scarico.
Il blocco D è una grande piattaforma fortemente danneggiata dall'erosione, e il blocco C sostiene un complesso architettonico denominato «magazzino commerciale». Attivo nelle fasi II e III, l'edificio aveva un basamento composto da un insieme a pianta quadrangolare di compartimenti rialzati in mattone crudo, piuttosto simili a quelli del «grande granaio» di Mohenjo-daro. La struttura a compartimenti di L., distrutta dal fuoco, doveva essere provvista di un alzato in legno. L'unico indizio sulla sua funzione è costituito da un gruppo di sessantacinque cretule di argilla recanti, da un lato impronte dei tipici sigilli a stampo della civiltà dell'Indo, dall'altro la traccia lasciata da diversi tipi di contenitori e materiali da imballaggio (giunchi, stoffe, corde). L'edificio potrebbe quindi essere stato connesso a qualche forma di amministrazione centralizzata. Di fronte, immediatamente a ridosso del lato S del muro perimetrale, nella fase III venne costruita la struttura più famosa di L.: un colossale bacino rettangolare di mattoni cotti, lungo più di 200 m, interpretato come un bacino interno di carenaggio per navi provenienti dal mare, e, di conseguenza, come prova del ruolo egemone di L. nel commercio a lunga distanza per via di mare alla fine del III millennio a.C. Sebbene l'importanza del mare nell'economia di L. risulti evidente dalla lavorazione delle conchiglie marine e da raffigurazioni di barche e animali marini, è stato dimostrato che il bacino di L. potrebbe essere più semplicemente interpretato come una cisterna per contenere acque dolci utilizzate per l'irrigazione. Simili cisterne sono piuttosto comuni in diversi centri delle regioni aride o semi-aride dell'India. Il rinvenimento a L. di un sigillo della cultura di Dilmun (identificata in una serie di insediamenti nelle isole di Baḥrein e Failaka nel Golfo Persico), documenta in ogni caso la presenza di personaggi o agenzie coinvolte nei commerci per via di mare.
Fuori dell'acropoli, il blocco A è stato interpretato come un bazar, e i blocchi E, F, G come quartieri residenziali e aree artigianali; L. sembra essere stato un centro regionale in cui venivano concentrate e controllate diverse manifatture. La lavorazione della conchiglia marina sembra essere stata un'industria importante. Nel blocco A, nella fase III, una fornace, dei crogioli, scorie e cenere indicano l'esistenza di un laboratorio per la fusione del rame, e altri impianti simili sono stati riconosciuti nelle fasi IV e V. Nella fase III l'acropoli ospitava tagliatori di avorio e, forse, tintori di stoffe. Nel blocco F, fase IV, due grandi giare contenenti centinaia di elementi di collana in cornalina e calcedonio finiti e semifiniti mostrano come L. controllasse il flusso di beni di prestigio ricavati dalle pietre semipreziose delle vicine zone minerarie di Rajpipla.
Sul lato O del perimetro murario, infine, è stato individuato un piccolo cimitero, databile alle fasi della civiltà dell'Indo e al periodo B. Le sepolture, come spesso osservato nelle necropoli della civiltà dell'Indo, tendono ad avere corredi relativamente poveri.
La cultura materiale riproduce modelli ben conosciuti negli altri centri della civiltà dell'Indo, nella coroplastica come nella glittica, nella produzione ceramica e nei lavori di gioielleria. Nei sigilli non compaiono le complesse scene «mitologiche» riscontrate a Mohenjo-daro; nelle ceramiche dipinte, al consueto stile figurativo sembra accompagnarsi uno stile classificato come «provinciale», caratterizzato da un maggiore naturalismo nelle figurazioni animali e vegetali.
Nelle fasi II, III e IV L. sembra essere stata colpita da disastrose alluvioni, l'ultima delle quali segna la scomparsa dei tratti culturali della civiltà dell'Indo. L'insediamento del periodo Β è descritto come un villaggio di ridotte dimensioni la cui economia si basa strettamente su risorse locali. Il metallo sembra essere molto più raro; le ceramiche si modificano, e i repertori figurativi si semplificano, con raffigurazioni di animali e piante sempre più rare. Frequenti sono linee ondulate, festoni, triangoli campiti a tratteggio in nero su fondo rosso, in conformità ad alcuni degli stili ceramici caratteristici dei piccoli insediamenti della prima metà del II millennio nell'India centro-occidentale (v. indo, civiltà dello).
Bibl.: S. R. Rao, Lothal and the Indus Civilization, Bombay 1973; id., Lothai. A Harappan Port Town, I, Nuova Delhi 1979; M. Vidale, Lothal, in Città Sepolte, Roma 1987, pp. 1932-1934.