MATTHÄUS, Lothar
Germania. Herzogenaurach, 21 marzo 1961 • Ruolo: centrocampista, libero • Esordio in serie A: 16 ottobre 1988 (Inter-Pisa, 4-1) • Squadre di appartenenza: 1979-84: Borussia Mönchengladbach; 1984-88: Bayern Monaco; 1988-92: Inter; 1992-2000: Bayern Monaco; 2000: New York Metrostars • In nazionale: 150 presenze e 23 reti (esordio: 14 giugno 1980, Germania Ovest-Olanda, 3-2) • Vittorie: 7 Campionati tedeschi (1984-85, 1985-86, 1986-87, 1993-94, 1996-97, 1998-99, 1999-2000), 3 Coppe di Germania (1985-86, 1997-98, 1999-2000), 1 Supercoppa di Germania Ovest (1987), 4 Coppe di Lega tedesca (1996-97, 1997-98, 1998-99, 1999-2000), 1 Campionato d'Europa (1980), 1 Campionato del Mondo (1990), 1 Campionato italiano (1988-89), 2 Coppe UEFA (1990-91, 1995-96), 1 Supercoppa Italiana (1989), 1 Pallone d'oro (1990)• Carriera di allenatore: Rapid Vienna (2001-02)
È, insieme a Franz Beckenbauer, il più famoso giocatore tedesco di tutti i tempi, anche se il bruciore di certe clamorose sconfitte ‒ di nazionale e di club ‒ è direttamente proporzionale alla gioia delle sue vittorie più importanti. La sua straordinaria longevità agonistica è stata scandita e assecondata da un'evoluzione tattica che l'ha portato a essere prima mediano grintoso ma di qualità, poi impareggiabile playmaker di centrocampo, e infine espertissimo regista difensivo. Per lui era già stato un sogno arrivare al Borussia del suo idolo Günther Netzer, o far parte della nazionale campione d'Europa del 1980 (in quello stesso stadio Olimpico di Roma nel quale dieci anni dopo avrebbe sollevato da capitano la Coppa del Mondo): non sapeva che ancora nel 2000 sarebbe stato richiamato a salvare se non la patria, perlomeno il reparto difensivo della sua nazionale in declino, incontrando come commissari tecnici delle squadre avversarie i suoi avversari di pochi anni prima, da Zoff a Rijkaard, da Camacho a Keegan. I suoi anni più belli sono stati quelli del periodo Bayern-Inter-Bayern (grosso modo il decennio 1985-1994), quelli delle grandi vittorie, non ancora delle grandi polemiche. In quel periodo la sua capacità di tagliare il campo con un solo passaggio o di cambiare fronte di gioco in poche falcate costituirono un''arma' tattica unica sia nei club sia in nazionale. La seconda metà degli anni Novanta è stata, invece, quella delle grandi delusioni: la mancata convocazione agli Europei del 1996 vinti proprio dalla Germania, la drammatica finale di Champions League del 1999 perduta contro il Manchester United con due gol subiti a tempo scaduto, persino ‒ dopo pochi giorni ‒ la finale di Coppa di Germania, buttata al vento per un suo rigore sbagliato. In nazionale ha conquistato primati probabilmente imbattibili: ha disputato cinque Mondiali (1982, 1986, 1990, 1994, 1998), con tre finali e 25 presenze complessive (record assoluto), e quattro Europei (1980, 1984, 1988, 2000).