Reiniger, Lotte (propr. Charlotte)
Regista tedesca del cinema d'animazione, nata a Berlino il 2 giugno 1899 e morta a Dettenhausen il 19 giugno 1981. In sessant'anni di attività condotta in modo nomade in Europa (e in Canada), è stata la pioniera e la maggiore esponente della tecnica delle 'ombre cinesi' o silhouette animate che ha elevato, attingendo al mondo della favola e dalla musica, a forma d'arte cinematografica. Già da bambina mostrò interessi teatrali e imparò a ritagliare le silhouette. Nel 1916-17 frequentò la scuola di recitazione di Max Reinhardt e lavorò come comparsa al Deutsches Theater. Sedotta dal cinema, tramite Paul Wegener di cui era grande ammiratrice, si accostò al nuovo medium, realizzando tra l'altro delle silhouette per i titoli di testa e le didascalie di Der Rattenfänger (1918) di Wegener e per il cortometraggio antimilitarista Die Apokalypse (1918) dello scenografo (e regi-sta) Rochus Gliese del quale, successivamente, avrebbe cofirmato la sceneggiatura di Die Jagd nach dem Glück (1930). Nel 1919 conobbe Carl Koch e Hans Cürlis dell'Institut für Kulturforschung; grazie al loro aiuto e a quello di Berthold Bartosch nacque il primo esempio di cinema di silhouette, Das Ornament des verliebten Herzens, della durata di 3 minuti. Sposata dal 1921 con C. Koch, con cui avrebbe condiviso anche il lavoro artistico, la R. girò poi tre cortometraggi pubblicitari per Julius Pinschewer e altri d'animazione. Tre anni di lavoro certosino o, come si espresse con entusiasmo Bertolt Brecht, "di diligenza quasi asiatica" (Verstümmelte Filme, in "Berliner Börsen-Courier", 30 August 1928), furono necessari per terminare ‒ coadiuvata dal marito, da Bartosch e da Walther Ruttmann ‒ il suo capolavoro, Die Abenteuer des Prinzen Achmed (1926; Achmed, il principe fantastico), liberamente ispirato a Le mille e una notte: delle 250.000 singole inquadrature di silhouette girate, circa 100.000 furono utilizzate per questo lungometraggio. Da allora iniziò un decennio d'attività tra i più fecondi dell'autrice, con una serie di corti d'animazione tra cui il Doktor Dolittle und seine Tiere (1928), di cui esiste una partitura di Paul Dessau su musiche dello stesso Dessau, Kurt Weill, Paul Hindemith e Igor′ F. Strawinsky. Ormai diventata celebre nei circoli dell'avanguardia artistica europea, nel 1933 realizzò tra l'altro la sequenza iniziale d'animazione per il Don Quichotte (Don Chisciotte) di Georg Wilhelm Pabst, una propria Carmen (dall'omonima opera di G. Bizet) e sempre in quell'anno seguì a Parigi il marito, che lavorava con Jean Renoir alla sceneggiatura di Madame Bovary (1934). L'anno dopo tornò in patria per sei corti animati, tra i quali Papageno (1935), da Zauberflöte di W.A. Mozart. Seguirono anni in cui la coppia si tenne lontana dalla Germania nazista: mentre Koch a Parigi scriveva con Renoir il copione de La Marseillaise (1938; La Marsigliese), dove compariva anche uno spettacolino di silhouette animate della R., quest'ultima, invece, realizzava in Inghilterra dei lavori d'animazione, tra i quali The Tocher (1937) per il GPO Film Unit di John Grierson. Nel 1939, fu a Roma per il progetto di La Tosca (1941) cui attendevano il marito, Renoir e Luchino Visconti e che infine fu firmato da Koch (regista anche di un altro film realizzato in Italia durante la guerra, il western Una signora dell'Ovest, 1942). Per la Scalera Film invece, nel 1940 la R. iniziò L'elisir d'amore (dall'opera di G. Donizetti), mai portato a termine. Nel 1944 la cineasta rientrò a Berlino, a quanto pare per ragioni familiari, e per il Reichsanstalt für Film und Bild girò Die goldene Gans (dalla favola dei fratelli Grimm), rimasto incompiuto. Dopo la liberazione, malgrado alcuni lavori occasionali, la coppia non riuscì a reinserirsi nella Germania divisa e dal 1949 si trasferì a Londra per lavorare sia a teatro sia nel cinema (per il GPO Film Unit, per il Crown Film Unit, per la BBC e soprattutto per la Primrose Production). Uno dei numerosi cortometraggi della R. negli anni Cinquanta, The gallant little tailor (1954), ricevette il Delfino d'argento alla Biennale di Venezia del 1955. Alla morte del marito nel 1963, la R. proseguì la sua attività nel teatro dei burattini, scrisse un libro, Shadow theatre and shadow films (1970), e nel 1975, grazie al National Film Board of Canada, tornò per la penultima volta al tavolo d'animazione con Aucassin et Nicolette (1976). Nel 1980 rientrò nuovamente nella RFederale Tedesca, dove morì l'anno successivo.
Lotte Reiniger ‒ Silhouettenfilm und Schattentheater, München 1979.
Lotte Reiniger, a cura di A. Bastiancich, Torino 1982.
Ch. Strobel, H. Strobel, Lotte Reiniger. Materialien zu ihren Märchen- und Musikfilmen, München 1993.