FENEULLE, Louis-Auguste
Nacque in Francia a Condé-sur-l'Escaut nel 1733. Giunto a Parma in una data ancora da precisare, frequentò la scuola dell'architetto lionese E.-A. Petitot, chiamato alla corte di Parma dal ministro G. du Tillot nel 1753, e nel 1759 conseguì il secondo premio al concorso di architettura bandito dall'Accademia di belle arti parmense. Il concorso - il cui tema era Una rotonda - fu vinto dal bolognese L. Balugani. L'anno successivo il F. ottenne il primo premio con Una magnifica fiera, di cui si conservano otto elaborati presso l'Accademia di belle arti di Parma.
Uno di questi visualizza la disposizione delle basiliche poste al centro di ogni lato, un secondo disegno raffigura invece il lungo porticato che avrebbe dovuto collegare il teatro, carico di reminiscenze stilistiche desunte dall'architettura romana, ai due corpi di guardia laterali. Il F. aveva inoltre previsto l'impiego dell'ordine ionico sul fronte principale e di quello dorico sul retro. Alberi e fontane arricchivano l'area sulla quale avrebbe dovuto sorgere l'edificio della fiera.
Nel 1765 il F. si recò a Roma. In un ambiente denso di suggestioni - oltre alle grandi raccolte, le collezioni pontificie e quelle delle dimore patrizie private, Roma offriva i grandi cantieri religiosi e di committenza privata - l'architetto completò ed arricchì la propria formazione e, al suo rientro a Parma, venne nominato professore presso l'Accademia di belle arti. Dal 1766 il nome del F. ricorre fra quello degli accademici professori aggiunti, e poi fra quelli effettivi con voto (Mambriani, 1992, p. 175).
Controllore dei reali palazzi, il F. svolse un'intensa attività per la congregazione degli edili, il corpo speciale preposto a compiti attivi fin dal momento della sua istituzione, nel 1767, all'epoca in cui l'intendente della casa sovrana, il du Tillot, ricopriva la carica di ministro.
Nel decennio 1760-1770 la politica urbana sostenuta dal du Tillot procedette, a Parma, su una duplice linea: da un lato la promozione di lavori alle residenze ducali, dall'altro un'intensa opera di riorganizzazione dell'"estetica cittadina" rappresentata da numerosi embellissements.
Nel 1768 il F. fu sostituito dall'abate G. Furlani, allievo del Petitot e segretario dell'Accademia dal 1777. Sempre nel 1768 il F. si sposò con Giovanna Pietra Chepy, da cui ebbe tre figli, Giuseppa, Luigi e Leonice (Scarabelli Zunti, c. 118).
Dal 1776 il F. fu architetto delle fabbriche ducali. Le fonti ricordano i progetti per la ricostruzione di palazzo Venturi Pettorelli (1780) su via Farini, n. 34, nel cui cortile lo scenografo veneziano P. Gonzaga realizzò una prospettiva dipinta (1782). Si conserva inoltre lo studio (collezione privata, in Consigli Valente, 1988) per la ristrutturazione della diniora parmense del marchese T. Ventura, avviata dopo il 1786, anno in cui questi ereditò il palazzo dal padre. Il disegno documenta l'adesione dell'architetto ai canoni del neoclassicismo petitotiano.
Nell'ambito dei lavori di riqualificazione e di potenziamento delle istituzioni ospedaliere sostenuti nel corso del Settecento, allorché si assistette ad un ampliamento di questi edifici e alla loro riorganizzazione amministrativa, si collocano i lavori all'ospedale parmense, promossi dal duca Ferdinando I di Borbone. Il duca commissionò al F. l'intervento di ristrutturazione dell'ingresso, ideato in forma di arco di trionfo, e lo scalone dell'ospedale della Misericordia, posto su strada di Porta S. Croce (attuale via D'Azeglio, 1782).
Una tavola elaborata da A. Sanseverini bene documenta la qualità dell'intervento realizzato (Arch. di Stato di Parma, Raccolta Sanseverini, vol. 1, mappa 24). Palese il richiamo alla tipologia dell'arco di trionfo romano che il F. ripropose per sottolineare il carattere civico dell'istituzione e la funzione svolta dal nosocomio parmense. Il nuovo portale interrompe il parato in laterizio del fronte rinascimentale dell'edificio ed evidenzia l'ingresso all'ospedale.
In qualità di scenografo il F. nel 1780 curò l'allestimento delle Nubi di Aristofane, rappresentata nel teatro del collegio dei nobili. Presso l'Archivio di Stato di Parma (Mappe e disegni, vol. 4) si conservano i suoi disegni acquerellati del teatro Farnese, nonché la planimetria della scala di accesso al teatro medesimo, nell'incisione di G. Patrini. Si tratta di una serie di elaborati che costituirono le basi per le successive incisioni raffiguranti rilievi scientifici del teatro di Ranuccio I Farnese. È stata avanzata l'ipotesi di una sua collaborazione (1794-1795) nel cantiere dell'oratorio di S. Lorenzo, eretto per volere di Ferdinando di Borbone a lato della Rocca di Sala Baganza (Cirillo-Godi, II, 1986, p. 311). A questi anni risalirebbe pertanto anche il disegno per la portella del tabernacolo dell'altare del medesimo oratorio (collezione privata), reso noto da Cirillo e Godi (II, 1986, p. 317). Il suo nome è stato avanzato, seppure dubitativamente, con quello di Donnino Ferrari, direttore della scuola di architettura dell'Accademia e professore di architettura superiore, a proposito della costruzione della facciata dell'oratorio di S. Maria del Buon Cuore a Copermio di Colorno (Parma; Pellegri, 1981, p. 114).
Il F. morì a Panna, ove fu sepolto nella chiesa della SS. Trinità il 16 apr. 1799 (Scarabelli Zunti, c. i 19).
Un piccolo ritratto del F. si conserva presso il Museo Glauco Lombardi di Parma (Pellegri, 1984, p. 81).
Fonti e Bibl.: Parma, Archivio dell'Accad. di belle arti, Atti accademici, voll. I-II, ad annum 1796; Ibid., Bandi di tutti i concorsi 1758-1859, in part. ad annum 1760; Arch. di Stato di Parma, Autografi illustri, b. 4397, lettere in data 21 febbr. 1755, 29 marzo 1771, 12 sett. 1784; Ibid., Mappe e disegni, vol. IV, nn. 18 bis, 23, 33-35; Ibid., Raccolta Sanseverini, vol. I, mappa 24; Parma, Soprintendenza ai Beni artistici e storici, ms. 107: E. Scarabelli Zunti, Documenti e mem. di belle arti parmigiane, vol. VIII, 1751-1800, cc. 118 s.; P. Zani, Enc. metodica critico-ragionata delle belle arti, VIII, Parma 1794, p. 222; P. Donati, Nuova descrizione della città di Parma, Parma 1824, pp. 95, 117, 180; P. Malaspina, Nuova guida di Parma, Parma 1871, p. 89; L. Testi, Parma, Bergamo 1905, p. 134; N. Pelicelli, Guida storica, artistica e monumentale della città e provincia di Parma, Parma 1906, pp. 175, 210; M. Pellegri, E.-A. Petitot architetto francese alla Real Corte dei Borbone di Parma, Parma 1965, pp. 65, 105, 139; L. Gambara-M. Pellegri-M. De Grazia, Palazzi e casate di Parma, Parma 1971, p. 256; G. Canali-V. Savi, Parma neoclassica, in Parma la città storica, a cura di V. Banzola, Milano 1978, pp. 221, 228, 265 n. 53; B. Adorni, I concorsi di architettura dell'Accademia parmense, in L'arte a Parma dai Farnese ai Borbone (catal.), Parma 1979, p. 222; G. Allegri Tassoni, L'Accademia parmense e i suoi concorsi, ibid., p. 190; M. Dall'Acqua, ibid., scheda 592, pp. 296-298; L'Accademia parmense di belle arti (catal.), a cura di M. Pellegri, Parma 1979, p. 56; O. Banzola, L'ospedale vecchio di Parma, Parma 1980, pp. 21, 113, 115, 189, 191-193; M. Pellegri, Colorno. Villa ducale, Parma 1981, p. 114; Id., IlMuseo "Glauco Lombardi", Parma 1984, pp. 77, 80 s.; G. Cirillo-G. Godi, Guida artistica del Parmense, II, Parma 1986, pp. 311, 317; A. Musiari, Neoclassicismo senza modelli. L'Accademia di belle arti di Parma tra il periodo napoleonico e la Restaurazione, Parma 1986, pp. 17, 28, 51; P. Consigli Valente, in Disegni antichi, Parma 1988, pp. 70 s., tavv. 73 s.; M. Pellegri, Concorsi dell'Accademia reale di belle arti di Parma dal 1757 al 1796, Parma 1988, pp. 17, 23, 26-28, 140, 150, 157, 165, 181, 200, 255, 266; G. Capelli, Il teatro Farnese di Parma: architettura, scene, spettacoli, Parma 1990, pp. 131, 149; C. Mambriani, L'Accademia di belle arti di Parma e la formazione dell'architetto. in L'architettura nelle Accademie riformate. Insegnamento, dibattito culturale, interventi pubblici, a cura di G. Ricci, Milano 1992, pp. 171-173, 175; G. Bertini, Colorno una guida, Colorno 1993, p. 91; O. Banzola, L'ospedale vecchio di Parma, in La città latente (catal.), a cura di G. Canali, in corso di stampa; F. Tonelli, Teatro d'ombre. Il teatro Farnese nella politica d'immagine dei duchi di Parma, ibid.;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 386; Diz. di architettura e urbanistica, II, Roma 1968, p. 320.