CELINE, Louis-Ferdinand (App. II,1, p. 550)
Scrittore francese, morto a Meudon (Parigi) il 10 luglio 1961. La condanna per collaborazionismo (a un anno di prigione), il domicilio coatto in Danimarca - torna in Francia solo nel 1951, per amnistia - hanno pesato negativamente sulla sua fama e su una giusta valutazione della sua opera, che negli ultimi dieci anni della sua vita si è arricchita di altre esperienze narrative, importanti almeno quanto quelle del periodo precedente la seconda guerra mondiale. A partire dalla pubblicazione di D'un château l'autre (1957), cui seguono Nord (1960) e, postumi, Le pont de Londres (1964) e Rigodon (1969), la critica ha riconosciuto in C. uno degli scrittori più notevoli del secondo dopoguerra. Al di là delle posizione ideologiche, oscillanti e contraddittorie, la sua scrittura si pone coscientemente come pura costruzione di linguaggio: nell'uso di neologismi, dell'argot, di nuovi "segni" e messaggi, innova e ribalta ogni modulo narrativo tradizionale, nel rifiuto così della storia come della società contemporanea; essa appare oggi il tentativo più singolare di ristrutturazione letteraria, di arte provocatoria, che nell'invenzione di nuove forme respinge ogni collusione con la realtà. Da ricordare anche le altre sue opere dell'ultimo periodo: Féerie pour une autre fois (1952); Normance (1954); Entretiens avec le professeur Y (1955).
Bibl.: M. Vanino, L'affaire Céline, Parigi 1950; P. Vandromme, Céline, ivi 1963; D. De Roux, La mort de Céline, ivi 1966; P. Carile, L.-F. Céline, un allucinato di genio, Bologna 1969; M. Rago, Céline, Firenze 1973; J.-P. Richard, Nausée de Céline, Montpellier 1973; F. Vitoux, Céline, misère et parole, Parigi 1973; P. Carile, Céline oggi, Roma 1974.