Feuillade, Louis
Regista e sceneggiatore cinematografico francese, nato a Lunel (Hérault) il 19 febbraio 1873 e morto a Nizza il 26 febbraio 1925. Autore prolifico, dotato di grande talento ma anche di fiuto commerciale, a partire dal 1910 utilizzò sistematicamente la formula del film seriale, ottenendo un notevole successo con le comiche di Bébé (1910-1913), incentrate sulle imprese di un bambino di cinque anni. Allo stesso periodo appartengono la serie di Films esthétiques (1909-10) che rappresentava la risposta della Gaumont et Cie ai film d'arte Pathé-Frères, e quella di La vie telle qu'elle est (1911-1913), "saggio di realismo trasportato per la prima volta sullo schermo", in cui F. ‒ secondo le sue parole ‒ ambiva a offrire "un'impressione fin qui sconosciuta di verità" (L'art du vrai, in "Ciné-journal", 1911, rist. in Lacassin, 1964, pp. 112-13). Nel 1898 si trasferì a Parigi, dove per alcuni anni si dedicò all'attività giornalistica. All'inizio del 1905 entrò come sceneggiatore alla Gaumont, e in breve venne promosso prima regista e poi direttore di produzione. Pur girando, come tutti i registi del periodo, una gran quantità di film comici, F. manifestò subito una particolare inclinazione verso il melodramma, realizzando già nel 1906 due brevi adattamenti da La porteuse de pain di X. de Montépin e da Les deux gosses di P. Decourcelle. La piena maturità del suo stile, capace di coniugare la tensione visionaria del fantastico con una sensibilità quasi documentaria nelle riprese in esterni, si rivelò nei cinque episodi di Fantômas (1913-14), opera amata da Apollinaire e molte volte celebrata dai surrealisti. Ambientate in una Parigi straniata, resa inquietante dalle continue apparizioni del bandito, le avventure di Fantômas anticiparono le atmosfere cupe di Les Vampires (1915-16; I Vampiri o I cavalieri delle tenebre), il film in dieci episodi con cui F. reagì all'offensiva del film seriale statunitense che intanto stava cominciando a invadere le sale francesi. Opera sensazionale, densa di colpi di scena e di particolari macabri (come la testa di un morto che a un certo punto compare all'interno di un cofanetto), Les Vampires narra le peripezie di una diabolica banda di malfattori, tra cui spicca il personaggio di Irma Vep (anagramma di vampire) interpretato da Musidora. Rimasto celebre per la bellezza plastica, intrisa di poesia metropolitana, delle immagini dei Vampiri che si aggirano sui tetti avvolti nelle loro tute nere, il film venne accusato (come già Fantômas) di istigare il pubblico alla violenza e subì l'attacco della censura.Per non incorrere nelle critiche dei moralisti e avendo l'esigenza di rispondere alla concorrenza statunitense, F. elaborò un nuovo modello di film seriale, ispirato alla tradizione del romanzo popolare francese, e denominato successivamente cinéroman. La svolta avvenne con Judex (1917), film in dodici episodi che F. definì "un'opera popolare nel senso più lato del termine, uno spettacolo per famiglie" (F. Lacassin, Louis Feuillade, 1964, p. 108), ispirato a A. Dumas. Eroe vendicatore ammantato di una grande cappa nera, ma dotato di armamentari degni di un film di fantascienza, Judex ebbe un successo clamoroso, che F. tentò inutilmente di replicare nell'assai più modesto La nouvelle mission de Judex (1918; La nuova missione di Judex). Altri cinéromans di questo periodo sono Tih Minh (1918), dal nome dell'esotica protagonista, una fanciulla franco-cinese coinvolta in un complicato intrigo spionistico, e Barrabas (1919), che segnò un temporaneo ritorno alle atmosfere criminali di qualche anno prima e in cui F. ritrovò ancora una volta quel felice equilibrio tra sobrietà compositiva e audacia immaginativa che costituisce il tratto più singolare del suo stile.
Accusato da Louis Delluc di avere inventato una macchina per fare quattro film alla volta, F., la cui produzione complessiva ammonta alla notevole cifra di 800 titoli, riuscì nel frattempo a realizzare anche numerose commedie, genere coltivato lungo tutto il corso della sua carriera e organizzato in diverse serie: dagli otto titoli di La vie drôle (1913-1918), ai ventuno di Pour remonter le moral de l'arrière (1915-1918), ai cinque di Belle humeur (1921-22), cui bisogna aggiungere il lungo ciclo dedicato a Bout-de-Zan (1913-1916), enfant terrible protagonista di una cinquantina di film brevi.I cinéromans girati da F. negli anni Venti sono caratterizzati da una forte accentuazione delle tonalità sentimentali e melodrammatiche, espressa mediante un tripudio di orfanelle, fanciulle sedotte e abbandonate, genitori separati dai figli: temi e situazioni che abbondano in film come Les deux gamines (1920; Le due birichine di Parigi), L'orpheline (1921; La figlia del cacciatore d'Africa), Parisette (1921), L'orphelin de Paris (1923). Anche in queste opere tarde, ripetitive e convenzionali dal punto di vista narrativo, l'eleganza compositiva, il senso dell'inquadratura e della tessitura luminosa rimangono inconfondibili, collocando certamente F. tra i grandi autori del cinema francese.
F. Lacassin, Louis Feuillade, Paris 1964; F. Lacassin, Louis Feuillade, maître des lions et des vampires, Paris 1995.