Figlio (Saint-Cloud 1747 - Parigi 1793) di Louis-Philippe (n. 1725 - m. 1785). Rappresentante della nobiltà agli Stati generali (1789), si unì poi al terzo stato. Ammesso (1791) al club dei giacobini, dopo la caduta della monarchia (1792) rinunciò al titolo nobiliare. Deputato alla Convenzione, si schierò con i montagnardi e votò la messa a morte del re. Sospetto al tribunale rivoluzionario dopo la fuga del suo primogenito, duca di Chartres, nonché accusato di tradimento e di aspirare al trono, fu condannato alla ghigliottina.
Divenne duca di Chartres nel 1752 e di O. alla morte del padre. Osteggiato dall'ambiente della corte e avversario di Maria Antonietta, da un viaggio a Londra tornò fervente anglofilo e si legò di amicizia a Lafayette, reduce dall'America. Acquistò poi influenza politica divenendo gran maestro di tutte le logge massoniche di Francia. Nel 1787 prese le parti del Parlamento di Parigi in lotta contro i ministri del re, che lo punì confinandolo nelle sue tenute. Eletto per la nobiltà agli Stati generali, fece parte della minoranza che si oppose alla deliberazione sul voto per ordini e il 25 giugno 1789 si unì ai deputati del Terzo stato. Trasformati i giardini del palazzo reale in un centro di agitazione rivoluzionaria, O. ebbe un ruolo di primo piano nella preparazione delle giornate del 5 e 6 ottobre; in questo periodo, sperando nell'abdicazione del cugino Luigi XVI, nutrì l'ambizione di salire al trono, almeno come reggente. Ammesso al club dei Giacobini nel 1791, dopo la caduta della monarchia (ag. 1792) rinunciò al titolo nobiliare, accettando dalla Comune parigina il nome Philippe-Égalité. Deputato per la capitale alla Convenzione, si schierò con La Montagna e votò la messa a morte del re; divenne però sospetto al tribunale rivoluzionario dopo la diserzione di suo figlio, passato agli Austriaci col gen. Dumouriez (5 apr. 1793). Accusato quindi di tradimento e di aspirare al trono, fu processato e ghigliottinato.