LOUVRE E 574, Pittore di
Ceramografo corinzio, molto vicino al Pittore della Chimera, di cui fu un compagno.
Il Bloesch ha avvicinato per primo l'alàbastron del Louvre E 574, a cui il pittore deve il nome, a un aröballos in possesso privato a Zurigo (con leone e rosetta). Il Benson e la Lawrence gli hanno dato anche quattro aröballoi (nel mercato antiquario; in una collezione privata a Basilea; Berlino F 1089; Firenze n. 79246) e frammenti di un quinto (Corinto CP 2364). Altri vasi attribuitigli sono incerti, o da escludersi. Il bell'aröballos globulare a Zurigo fu datato dal Bloesch alla fine del VII sec., ma è già Corinzio Medio e dell'inizio del VI sec. a. C.: tutta l'opera del pittore appartiene ai primi decennî di questo secolo. Le sue figure robuste e massicce si stendono sulla superficie curva del vaso con sicurezza decorativa, intensificata dal contrasto fra i colori e la superficie chiara del fondo. Il pittore tralascia i riempitivi per dare maggior rilievo e imponenza al soggetto raffigurato: in questo e nel disegno delle figure è nella corrente del Pittore della Chimera. Il riempitivo manca già nell'aröballos di Zurigo, probabilmente la più antica delle opere attribuitegli. Il suo capolavoro è l'aröballos di Basilea, dove le due aquile in volo raggiungono un effetto straordinario. Nel più recente dei lavori assegnatigli, l'aröballos di Firenze, il gusto dei punti bianchi ornamentali attenua l'imponenza delle figure.
Bibl.: H. Bloesch, Antike Kunst in der Schweiz, Zurigo 1953, p. 159 s. e tavv. 8 e 9; J. L. Benson, Geschichte d. korinthischen Vasen, Basilea 1953, p. 40, n. 61 (l'aröballos di Zurigo è elencato come alàbastron); id., Some Notes on Corinthian Vase-Painters, in Amer. Journ. Arch., LX, 1956, p. 225; P. Lawrence, The Corinthian Chimaera Painter, in Amer. Journ. Arch., LXIII, 1959, p. 358 ss.