Besson, Luc
Regista cinematografico francese, nato a Parigi il 18 marzo 1959. Le invenzioni visive e un'attenzione particolare alla bellezza delle immagini, la ricerca di profondità psicologica per i suoi personaggi, nonché la capacità di innestare la spettacolarità hollywoodiana in una matrice culturale europea sono i tratti stilistici e tematici che caratterizzano le sue opere e che lo hanno reso uno dei protagonisti del cinema francese degli anni Ottanta e Novanta. Ha riscosso infatti grande attenzione e successo di pubblico ma non sempre di critica, anche se ha ottenuto il premio César nel 1998 per Le cinquième élément (1997; Il quinto elemento).
Dopo aver trascorso la giovinezza seguendo i genitori, istruttori subacquei, in giro per il mondo, abbandonata l'idea di diventare un biologo marino specializzato in delfini, è ritornato a Parigi per dedicarsi alla scrittura e lavorare per la televisione. Dopo un soggiorno di tre anni negli Stati Uniti e alcune esperienze come assistente in film statunitensi girati a Parigi, a soli ventitré anni ha esordito nel cinema come regista con Le dernier combat (1982), film di ispirazione fantascientifico-apocalittica che sviluppa una storia priva di dialoghi, ma ricca di riprese rese ulteriormente suggestive dal commento musicale di Éric Serra. B. ha quindi mantenuto un'ambientazione fantastica nel suo secondo film, Subway (1985), che ha accresciuto la sua popolarità pur se la critica gli ha rimproverato alcune furbe concessioni alla cultura giovanilistica e la facile apologia di un mondo underground con il suo corollario di reietti e piccoli malviventi. La passione per il mare ha spinto B. a girare nel 1988 Le grand bleu (inedito a lungo in Italia per controversie giudiziarie) e nel 1991 Atlantis. Nel primo, ambientato tra la costa francese e la Sicilia, le immersioni subacquee filmate appaiono come la scoperta metafisica di un'altra dimensione, mentre nel secondo, un anomalo documentario, le immagini del mondo sottomarino sono accompagnate solo da un contrappunto musicale, sempre a opera di Serra. Fra i due omaggi al mondo marino, B. nel 1990 ha lanciato la sua sfida al film d'azione hollywoodiano con Nikita, costruendo un'opera ad alta tensione emotiva, estrema nella rappresentazione della violenza, concitata nel ritmo e nei tempi. Con la storia di Nikita, povera sbandata senza tetto né legge che viene reclutata dai servizi segreti per essere utilizzata in missioni ad alto rischio, ha costruito un mélo contemporaneo, dove l'azione va di pari passo con un crepuscolare romanticismo. Nel 1994 con Léon (Leon), B. ha narrato con estrema delicatezza l'amore impossibile tra disadattati (un killer ingenuo e analfabeta che si prende cura di una ragazzina la cui famiglia è stata sterminata da una banda di poliziotti corrotti) rappresentando al contempo la violenza attraverso una perfetta costruzione formale. In particolare, con questo film B. è riuscito a conciliare il gusto europeo per l'analisi e la cura della psicologia dei personaggi con il ritmo serrato tipico del cinema d'azione statunitense. La sua vocazione a realizzare opere dagli alti budget lo ha portato con Le cinquième élément ‒ dal classico impianto fantascientifico ‒ a uno dei più grandi impegni produttivi del cinema francese. La storia, ideata quando B. aveva sedici anni, gli ha permesso di sbrigliare la sua fantasia e di inventare, con acrobazie visive e una certa dose di ironia, un mondo proiettato in un futuro fantastico e barocco. Nel 1999 si è confrontato con il mito della pulzella d'Orléans (Jeanne d'Arc, 1999, Giovanna d'Arco) e, nel narrare le gesta dell'eroina nazionale, ha contaminato un soggetto per eccellenza d'autore con la struttura del film di genere (il war movie e la fantascienza), dove le visioni mistiche diventano altrettanti sogni resi con il ricorso agli effetti speciali. All'attività di regista ha affiancato anche quella di produttore, fondando una sua casa di produzione, Les films de Loups (nome mutato poi in Les films de Dauphins), e di sceneggiatore di film altrui (Taxxi, 1998, di Gérard Pirès).