BETTINI, Luca
Nacque a Firenze, presumibilmente nel 1489, in una famiglia di intensa fede piagnona: suo padre, Piero, è ricordato tra i cittadini insorti in difesa del Savonarola contro le censure ecclesiastiche disposte da Alessandro VI; una sua sorella, Elena o Lena, che si disse personalmente miracolata dal domenicano ferrarese, andò sposa a Iacopo Nardi, lo storico piagnone; e quattro suoi fratelli - Angiolo, Giovanni Maria, Vincenzo e Domenico - emularono il B. vestendo l'abito dei predicatori nel convento fiorentino di S. Marco. Lo stesso B. partecipò al clima intenso dell'ultima predicazione savonaroliana, assistendo assiduamente in duomo alle prediche che il frate riservava ai fanciulli. Nel 1505 entrò in S. Marco, ultima roccaforte della tradizione piagnona, dove professò solennemente il 23 ott. 1506. Si dedicò agli studi teologici ed alla predicazione, segnalandosi per la sua profonda religiosità e per il tenace entusiasmo con cui difese l'insegnamento del Savonarola.
Al B. si dovette l'edizione delle Prediche sopra i Salmi e sopra Ezzechiele del Savonarola (Bologna 1515, Venezia 1517), condotta sugli appunti che Lorenzo Violi - il primo e maggiore editore delle prediche savonaroliane - aveva raccolto dalla voce stessa del domenicano ferrarese. Il Violi, contrario alla pubblicazione presumibilmente perché gli appunti relativi a queste prediche non erano stati riveduti e approvati dal Savonarola, dichiarò poi che l'edizione era avvenuta contro la sua volontà e anzi che il B. lo aveva ingannato facendosi consegnare con un pretesto il manoscritto. In effetti l'accusa trova qualche conferma nella lettera proemiale del B., il quale si giustificò deprecando che "un tesoro tanto eccellente, desceso dallo excelso trono della divina maestà", fosse rimasto sino allora "in gran parte ascoso ed ocioso". Gli scrupoli del Violi non erano tuttavia eccessivi, poiché secondo quanto dichiarava lo stesso B. "è bisognato molte volte continuare e riformare el parlare tronco ed abbreviato", il che non sempre avvenne con la necessaria discrezione.
Una testimonianza ancora più esplicita della fede piagnona del B. è data dall'Opusculum in defensionem fratris Hieronymi Ferrariensis (conserv. a Firenze nella Bibl. Riccardiana, cod. 2053, e nella Bibl. Nazionale, cod. I, VII, 28 e pubblicato parzialmente dal Giorgetti). L'opera trasse occasione dalle dispute riaccesesi in Firenze sull'orto dossia del Savonarola nel 1516 allorché Leone X ordinò al sinodo fiorentino di procedere all'esame della dottrina savonaroliana e d'indagarne il possibile carattere ereticale, per arrivare quindi a una definitiva condanna da parte del concilio, lateranense.
Mentre l'ortodossia del Savonarola trovava autorevoli sostenitori presso lo stesso concilio, il B. capeggiò la vivace reazione dei piagnoni fiorentini contro l'iniziativa del pontefice. L'Opusculum riaffermava con forza l'ortodossia della dottrina di una imminente "rinnovazione" della Chiesa, argomentando che "etiam multi alii in Ecclesia leguntur hanc revelationem predixisse, sicut legimus de beata Catherina de Senis et multis predicatoribus" (Giorgetti, 220); e respingeva l'accusa che la richiesta savonaroliana di un concilio contro Alessandro VI avesse carattere scismatico, giacché solo un concilio avrebbe potuto convincere di eresia il papa spagnolo, "de quo tunc: erat magna opinio in christianitate " (Schnitzer, II, 477): un'opinione, ritorceva il B., che si sapeva condivisa dallo stesso Leone X. Con la stessa decisione il B. infirmava la scomunica del Savonarola, con la quale si era inteso colpire la giusta resistenza dei domenicani di S. Marco a un provvedimento - la loro sottomissione alla congregazione tosco-romana - lesivo della regola e pericoloso per la loro salute spirituale. E infine il B. respingeva tutte le illazioni che si potevano trarre dalla confessione del Savonarola, poiché in parte essa era stata estorta con le torture, in parte falsilicata.
La vivacità della polemica del B. e il timore che egli e i suoi compagni potessero sollevare uno scandalo riproponendo l'imbarazzante questione della legittimità del pontificato borgiano, forse anche il timore di rivelazioni piagnone compromettenti per qualche autorevole personaggio della Curia medicea, indussero Leone X e il sinodo fiorentino a rinunziare ai loro propositi.
Il prestigio acquistato dal B. con la sua brillante e fortunata difesa del maestro gli valse nel 1517 l'elezione alla carica di priore del convento pisano di S. Caterina; di là a poco, nello -stesso anno, in seguito alla morte del vicario generale della Congregazione di S. Marco, Girolamo de' Rossi, veniva chiamato a sostituirlo, con una larga votazione,che confermava, nettamente la tradizione savonaroliana della Congregazione. Un'affermazione così clamorosa del partito piagnone non poteva tuttavia essere tollerata dalle autorità domenicane, fermamente impegnate a recuperare all'Ordine l'antica influenza, compromessa durante il pontificato mediceo dalle reminiscenze e dagli strascichi fiorentini della vicenda savonaroliana. Perciò sin dal 1515 il padre generale Tommaso de Vio aveva proibito l'elezione dei piagnoni alle maggiori cariche della Congregazione marciana.In omaggio a questa disposizione, e anche col pretesto della giovane età del B., il de Vio annullò l'elezione e, con un atto di forza approvato dallo stesso pontefice, avocò a sé la scelta del vicario generale, nominando fra' Matteo di Marco. L'anno successivo, poi, il de Vio proibiva al B. di pubblicare "sine speciali licentia magistri generalis in scriptis obtenta, quodcurnque opus parvurn vel magnum a se composituni" (Benelli, p. 373)
Tuttavia il B. non si lasciò ridurre al silenzio: a questi stessi anni risale infatti una sua nuova silloge savonaroliana, l'Oracolo della rinnovazione della Chiesa secondo la dottrina del R. P. Hieronimo Savonarola da Ferrara,nella quale raccolse le profezie disperse nelle prediche del maestro. L'operetta - di cui rimase inedita una traduzione latina curata dal domenicano di S. Marco Giovan Francesco Benivieni - fu pubblicata postuma dal fratello del B., Domenico, soltanto nel 1536, a Venezia, ma aveva largamente circolato manoscritta a Firenze e fu certamente la causa diretta delle nuove sanzioni che colpirono il Bettini. Essa ebbe una seconda edizione veneziana nel 1543 e fu posta all'Indice nel1558.
Sostenne e confortò il B. nella sua lotta ormai aperta contro le autorità dell'Ordine la lunga amicizia e l'attiva solidarietà di Giovanni Francesco Pico, signore della Mirandola e conte di Concordia, seguace anch'egli caldissimo degli ideali piagnoni. Ospite di questo signore alla Mirandola nel 1523, il B., insieme col padre Aleandro Alberti, "inquisitore dell'eretica pravità" di Firenze, pubblicò, premettendovi un'interessante lettera dedícatoria, la "digressio" sull'immortalità dell'anima tratta dal Commento del suo protettore al III libro del De Anima aristotelico (Excommentariis Iohannis Francisci Pici… in tertium Aristotelis de Anima librum extracta digregsio de animae immortalitate,Bologna 1523).
La grande influenza acquistata dal B. nell'ambito piagnone fiorentino e sui confratelli del convento di S. Marco, i suoi atteggiamenti sempre più accentuati di indipendenza e infine. a quanto suggerisce lo Schnitzer, una "breve aggiunta alla sua Defensio nella quale narrava la terribile fine di Alessandro VI" (II, 211) provocarono, il 28 apr. 1526, la sua esclusione e quella del fratello Domenico dalla Congregazione marciana. Costretto cosi ad abbandonare Firenze, il B. si rifugiò dapprima a Bologna e quindi alla Mirandola, presso il Pico, entrando al servizio di lui come agente ed amministratore di beni. Al suo servizio mori ad Alba, feudo piemontese dei Pico, il 22 luglio 1527.
Per un'erronea ipotesi del Giorgetti, accettata e convalidata dallo Schnitzer, il B. fu, per qualche tempo, ritenuto autore della cosiddetta Vita latina del Savonarola (il ms. in Bibl. Nazionale di Firenze, Conventi soppressi, S. Marco,cod. I, III, 28),che egli avrebbe però semplicemente tradotto dalla Vita in volgare, già attribuita a Pacifico Burlamacchi. Tali ipotesi furono dimostrate errate dal Benelli e dal Ridolfi.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II,2, Brescia 1760, p. 1098; P. Villari, La storia di Gerolamo Savonarola e de' suoi tempi, I,Firenze 1898, pp. 496, lxi s.;A. Giorgetti, Fra' Luca Bettini e la sua difesa dei Savonarola,in Arch. storico ital.,LXXVII (1919), 2, pp. 164-231;G.Schnitzer, Savonarola,Milano 1931, I, pp. 361, 437; II, passim;G.Benelli, Dialcune lettere del Gaetano,in Arch. fratrum Praedic., V (1935), pp. 366 ss.; Bibliogr. delle opere del Savonarola, a cura di P. Ginori Conti, I, Cronol. e bibliogr. delle prediche…,Firenze 1939, pp. 54 s., 69 ss.;R. Ridolfi, 0puscoli di st. lett. e di erud.,Firenze 1942, pp. 3-27; R. Ridolfi, Vita di G. Savonarola,Roma 1952, II, pp. 40 ss., 50, 83, 138, 177.