BONINI, Luca (in religione Severo)
Nacque a Firenze nel 1582 da Giovanni Battista e da Alessandra Pistelli. Fu accolto decenne fra i monaci di Vallombrosa, di cui prese rabito il 3 dic. 1595 con il nome di Severo. Divenuto novizio il 27 apr. 1597 e già padre professo il 2 maggio 1599, fu assegnato il 24 febbr. 1601 all'abbazia di Passignano, il cui monastero era adibito per le scuole umanistiche e di perfezionamento vallombrosane. Qui il B. passò quasi cinque anni, basilari per la sua formazione culturale e musicale, trovandosi, infatti, fra i monaci alcuni artisti notevoli (da lui ricordati nelle sue Regole per bene educare i novitii della congregazione Vallombrosana, manoscritto del 1661 conservato nell'Arch. dell'Abbazia di Vallombrosa), come il poeta C. Talenti, l'astronomo O. Morandi e i musicisti C. Salini, G. Rasi e A. Davanzati. Il 20dic. 1605 il B. tornò a Firenze, assegnato al monastero di S. Trinità, e potè quindi completare i suoi studi musicali, permettendogli l'Ordine non solo di prendere lezioni di canto da Giulio Caccini, ma anche di partecipare, mediante contatti diretti con la musica e con i più insigni musicisti presenti a Firenze, alla vita artistica della città in un momento per questa particolarmente felice. Nel 1607 a Firenze il B. diede alle stampe (C. Marescotti) la sua prima opera, su testi del confratello C. Talenti e di G. B. Marino, i Madrigali e canzonette spirituali per cantare a una voce sola sopra il chitarrone ó spinetta ó altri strumenti, con la quale egli entrò ufficialmente a far parte dei compositori fiorentini, venendo annoverato tra i componenti l'Accademia degli Elevati, l'importante sodalizio letterario-musicale fondato nello stesso 1607. Per il successo ottenuto l'opera fu ristampata nel 1608 a Venezia da A. Raverii. Nel 1608 il B. scrisse pure una Canzone... per le... nozze di... Cosimo Medici e Maddalena d'Austria, componimento occasionale di scarso valore. Nel 1609 pubblicò a Venezia, presso l'editore Raverii, Il primo libro de motetti a tre voci commodissimi per cantare,e concertare nel organo con ogni sorte di stromenti,con un Dialogo della Madonna (a cinque voci), e con il basso continuato... Opera terza, e a Firenze dal Marescotti Il secondo libro de madrigali,e mottetti a una voce sola per cantare sopra gravicemboli,chitarroni,et organi,con passaggi,e senza. La prima di queste opere è datata dal monastero fiorentino di S. Pancrazio il 1ºfebbr. 1609 e l'altra da S. Trinita il 29 settembre: queste date testimoniano di uno spostamento del B., difficile tuttavia a delimitarsi nel tempo, poiché negli atti di S. Pancrazio è ricordata solo la sua nomina a scriba del monastero, avvenuta il 16 maggio 1608. Comunque il 29 sett. 1609 il B. era di nuovo in S. Trinita, dove continuò a comporre fino alla sua partenza, probabilmente nel 1613, per il monastero di S. Mercuriale di Forlì. Da questa città infatti dedicava, in data 8 nov. 1613, il suo Lamento d'Arianna,cavato dalla tragedia del signor Ottavio Rinuccini... posto in musica in stile recitativo (stampato a Venezia nel 1613 da B. Magni) a Marc'Antonio e Orazio Magalotti, due nobili fiorentini nella cui casa era già stata eseguita questa composizione.
Alla dedica il B. fu indotto, oltre che dal buon ricordo degli ospiti, forse dalla speranza di una replica dell'opera, però non facile, lui assente, ad ottenersi a Firenze, sia per la rivalità degli altri compositori sia per l'ostilità dei cantori, con i quali aveva già avuto dei contrasti, dovuti al difficile studio delle sue musiche. Per questo scrive nella dedica di aver ristretto a due voci i cori originariamente scritti per cinque.
A Forlì il B. non trovò un ambiente musicale altrettanto adeguato alle sue esigenze artistiche quanto quello fiorentino e ciò spiega dapprima il suo riserbo e poi il suo lungo e definitivo silenzio. Nel 1615 il Magni stampava a Venezia gli Affettispirituali a due voci parte in stile di Firenze o recitativo per modo di dialogo,eparte in istile misto. Opera settima e la Serena celeste... [o] mottetti a una,due,e trevoci. Opera ottava, buona parte dei quali lavori il B. doveva aver composto in S. Trinita prima della sua partenza per Forlì, dove la sua attività rimase limitata agli impegni relativi alla sua vocazione religiosa. Nel 1619 infatti gli venne conferito l'incarico di "camarlingo" del monastero di S. Mercuriale e nel 1629 gli fu commessa la cura della chiesa di S. Martino. Durante il soggiorno forlivese pubblicò solo l'operetta letteraria Signa,stemmata,elogia Castellae gentis,Forolivii, apud Savarettios, 1625, di cui nel 1626 fu ristampata la prima parte, sempre a Forlì, "apud Cimattios". Quando poté ritornare a Firenze, dopo ventisette anni di assenza, fu di nuovo accolto nel monastero di S. Trinita: negli atti del Capitolo generale del 1640 lo si trova citato senza alcuna qualifica, poi già nel 1642 è chiamato maestro di cappella della chiesa di S. Trinita (aveva, cioè, la direzione dei cantori) e nel 1646 assume l'incarico di organista, che tenne fino alla morte.
A Firenze il B. si dedicò alla redazione della Prima parte de' discorsi e regole sopra la musica, un interessante trattato che non stampò mai e che avrebbe dovuto avere un seguito (il manoscritto, non autografo, conservato a Firenze nella Bibl. Riccardiana, n. 2218, è presumibilmente della metà del sec. XVII o di poco più tardi. A. Solerti ne pubblicò le carte 81r-88r nel suo volume Le origini del melodramma, Torino 1903, pp. 129-140), e di lavori, come le già citate Regole per ben educare i novitii e Lo specchio monacale o sciorina sopra prelati e monaci (manoscritto citato dal Sala), d'interesse esclusivamente religioso.
Il B. morì a Firenze il 5 dic. 1663.
Allievo e seguace del Caccini, che ricorda con ammirazione nei suoi Discorsi e regole sopra la musica, il B. manifesta la sua personalità fin dai Madrigali e canzonette spirituali. Pur contenendo, infatti, le sue musiche nello spirito e nella tecnica dei modelli creati dai primi monodisti fiorentini, egli volge le sue brevi melodie dai limiti stretti della scuola verso una cantabilità più moderna e meno soffocata dalle ornamentazioni vocali.
Legata allo stile monodico è anche la sua musica sacra: nei Motetti a tre voci del 1609 - che il B. chiama "musiche latine" - le prime due voci procedono spesso con uguale disegno o si imitano o s'intriecciano, ma sempre con polifonia semplice, lineare nell'incedere delle parti, e presentano una struttura elementare e talvolta scarna. La terza voce di basso ha il rinforzo strumentale del basso seguente. Con il Dialogo della Madonna e del Angelo, che conclude la raccolta, il B. propone già un esempio dialogico-drammatico: le parti sono esattamente assegnate ai personaggi, la Madonna è un soprano, l'angelo un contralto e il coro a cinque voci funge da "historicus". Il recitativo fiorentino, stretto agli accenti ritmici del testo, è impiegato per gli a solo, dal libero svolgimento declamatorio. Nel Lamento d'Arianna (scritto sulle scene seconda e sesta dell'Arianna del Rinuccini) è palese il suo intento di definire psicologicamente i personaggi e le situazioni attraverso la musica. V'è quindi una logica formale dovuta specialmente alla scelta oculata dei mezzi tecnici, dalla consistenza armonica dei basso alla impostazione degli accenti ritmici e alla estensione delle frasi, dall'espressione drammatica degli affetti all'impiego dei recitativi e delle arie. Senza alcun dubbio egli dovette sentire la suggestione dell'Arianna di Monteverdi. Un ritorno alla maniera polifonica accanto a quella monodica si ha con gli Affetti spiritualia due voci (1615), l'opera maggiore del B., che nel trattato Discorsi e regole sopra la musica annuncia di aver pronti per le stampe dei madrigali a cinque voci, che però non conosciamo e che forse mai in effetti furono pubblicati. Utile fonte di notizie sugli artisti e sulla vita musicale del tempo, soprattutto sulla genesi dello stile monodico fiorentino, il trattato suddetto interessa anche per gli amari riferimenti personali che il B. vi esprime. La critica contemporanea, infatti, non gli fu favorevole e ancora in vita lo defini autore "antico", non avendo il B. abbandonato lo stile della sua giovinezza, ormai sorpassato, e rimanendo chiuso alla sensibilità musicale creata dal mondo armonico.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. di Stato: 260, Conventi soppressi,Vallombrosa, t. 145, Libro di Partite,e Ricordi,segnatoA B (1573-1683) (3 dic. 1595); t. 267, Ricordanze, libro rosso segnato B (28 apr. 1597-18 apr. 1632); per S. Pancrazio: libro 71, n. 88, Ricordi, 16 maggio 1608; Vallombrosa, Arch. dell'Abbazia: Barli, Ricordanze vallombrosane n. 35, c. 242r; Ricordanze di Passignano F, cc.63, 72, 77, 82; cod. 28b, Aloisi, Cronaca di S. Mercuriale, c. 97rv; cod. 6, Acta Capitularia Ordinis Vallombrosae (1629), c. 8v; cod. 40, Nardi, Memorie Vallombrosane, VII, cc. 2324r, 2328r, 2331v, 2346r, 2351v, 2411v, 2416r; A. L. de La Fage, Essais de diphthérographie musicale, Paris 1864, pp. 167-180; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, p. 383; III, ibid. 1893, p. 51; T. Sala, Diz. storico-biografico di scrittori,letterati et artisti dell'ordine di Vallombrosa, I, Firenze 1929, pp. 87-89; Cl. Palisca, B.S., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, II, Kassel und Basel 1952, coll. 107-109; H. E. Smither, The Latin Dramatic Dialogue and the nascent Oratorio, in Journal of the American Musicological Soc., XX (1967), pp. 403-433; F. J. Fétis, Biographie universelle des Musiciens, II, Paris 1883, p. 16; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, pp. 112 s.; C.Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 218; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 803; Encicl. d. Spett., II, col. 776; Encicl. della Musica Ricordi I, Milano 1963, p. 292.