DANESE (Danesi), Luca
Nacque a Ravenna il 21 ag. 1598 da Cristoforo e da Paola Trivelli. Compiuti gli studi in lettere, si applicò in quelli giuridici laureandosi in utroque iure, dedicandosi poi alla matematica: "in essa ritrovò maggior pascolo per il suo spirito, perciò ritirossi dalla giudicatura, e riuscì un celebre Matematico ed Architetto" (Ginanni, 1769, p. 170). Sembra che abbia iniziato la carriera militare per abbandonarla presto, e nel 1626 fu sovrintendente allo scavo del Porto Candiano a Ravenna. Nominato in quegli anni governatore di Comacchio, poté esplicarvi la sua attività di uomo di legge e di esperto idraulico, mentre il cardinale Giulio Sacchetti, legato di Ferrara, lo creava cavaliere dello Speron d'oro e conte palatino (1627). Intanto, quasi contemporaneamente, nel 1629 progettava due chiese: S. Romualdo a Ravenna e S. Maria della Pietà dei teatini a Ferrara.
S. Romualdo (1629-37) per il monastero dei camaldolesi di Classe è a nave unica con tre cappelle per lato, transetto appena accentuato e coro; il progetto di facciata, incompiuta, è probabilmente quello a due ordini sovrapposti tipico dell'impaginazione sangallesca (in V. Coronelli, Ravenna ricercata antica e moderna, accresciuta di memorie et ornata di copiose figure, s.l.n.d. [ma Venezia 1708], p. 41).
S. Maria della Pietà dei teatini (1629-53),anch'essa dalla facciata incompiuta, costruita sul luogo di un oratorio, presenta una pianta rettangolare ad aula unica con quattro cappelle minori ai due lati e due più grandi a formare una sorta di transetto delimitato da quattro pilastri.
La nuova chiesa dei servi, in sostituzione della precedente distrutta col convento per far luogo alla spianata della fortezza di Ferrara, fu iniziata nel 1635 su progetto del D. ed interrotta a metà; fu ridotta dallo stesso D. nel 1669 con l'eliminazione della tribuna e dei cappelloni laterali e venne proseguita da Francesco ed Angelo Santini. Nel 1636-37, su commissione del cardinale Lorenzo Magalotti, rinforzò il tetto del duomo e costruì due grandi cappelle "che formano crociera presso il presbiterio aggiungendo un nuovo muro al vecchio a sostegno delle nuove volte" (L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, I,Ferrara 1868, p. 112; la crociera fu poi trasformata da F. Muzzarelli nel 1712-18). Sempre a Ferrara progettò la chiesa delle cappuccine (1641-46).
Un altro aspetto del D. riguarda l'attivita come "architetto idraulico", inviato a visionare il Tevere, i fiumi dell'Umbria, quelli del Ferrarese, i confini dello Stato pontificio con Venezia per pareri sulle sistemazioni o per l'elaborazione di mappe accurate. Lo ritroviamo inoltre spesso sui luoghi delle rotte e delle inondazioni, come alla rotta del Reno a Sant'Agostino (1635) e in quella, più disastrosa, del Po alla Zocca nel 1640. In occasione dell'inondazione di Ravenna da parte dei fiumi Ronco e Montone nel 1636, stendeva una relazione e progettava la loro diversione; ma solo nel 1647, su suo disegno, veniva alzato il ponte di porta Sisi con arcate più ampie e iniziata la deviazione dei fiumi; furono rialzati gli argini ed attuati altri provvedimenti atti a scongiurare il ripetersi di tragici avvenimenti.
Intanto nel 1636 Urbano VIII lo nominava deputato sopra tutte le fabbriche pubbliche e private di Comacchio dove, nel 1638, veniva costruito, su suo progetto, il Trepponti.
Situato all'arrivo del canale Pallotta che collega la città col mare, il complesso ponte a due torri rappresenta una sorta di porta d'acqua da cui si dipartono i canali verso l'interno. Cinque archi sorreggono la piattaforma costruita su una volta in mattoni a cui accedono le quattro rampe di scale: si tratta di una invenzione spaziale che conferisce carattere scenografico ad un luogo non a caso denominato "teatro" (Arch. Segr. Vaticano, Legaz. di Ferrara, 17, f. 44v, lettera del card. Stefano Durazzo al cardinale Francesco Barberini, 16 febbr. 1636).
Ancora a Comacchio sembra del D. il ponte delle Carceri, innalzato anch'esso sotto la legazione del card. Pallotta (Ferro, 1701, p. 498); lavorò alle fortificazioni della città, con Girolamo Rossetti e Francesco Vacchi, in occasione della guerra di Castro (1641-44), quando stendeva anche un rapporto sullo stato delle fortificazioni nel Ferrarese ai confini con Venezia, suggerendo rimedi per renderle più efficaci. Dopo la guerra il legato, card. Donghi, lo incaricava di ricostruire la torre Panfilia che controllava il porto di Goro e la torre di Goro distrutte dai Veneziani, e inoltre l'edificio "per servitio delle gabelle" della Reverenda Camera apostolica a Pontelagoscuro.
Nel 1660 eresse un monumento con statua ad Alessandro VII in Ferrara (Baruffaldi, 1700,p. 66) e gli sono stati attribuiti i progetti dei palazzi Rota e Rasponi dalle Teste a Ravenna (Fontana, 1980, p. 116).
Tra le cariche conferitegli si ricordano quella di matematico pontificio da papa Innocenzo X, di protonotario apostolico nel 1652 dal cardinale Alderano Cibo, di ingegnere della fortezza di Ferrara nel 1656 dal comandante pontificio Mario Chigi.
Ordinato sacerdote nel 1647, tradusse in volgare il secondo, terzo e settimo libro delle Storie ravennati di Girolamo Rossi. In vecchiaia si ritirò a Cento dove morì il 29 sett. 1672 (Ginanni, 1769, p. 171).
Tra le opere di argomento matematico usciva nel 1649 a Ravenna Della scienza mecanica e delle utilità che si traggono da gl'Istromenti di quella. Opera cavata da manoscrittidell'Eccellentissimo Matematico Galileo Galilei, dove il D. spiegava le macchine semplici in cui scomporre le più complesse, le leggi statiche del piano inclinato, il principio del momento e del lavoro virtuale.
L'opera di Galileo era già stata tradotta in francese da Marin Mersenne (Méchaniques de Galilée, unita a Questions théologiques ... et mathématiques, Paris 1635, dello stesso Mersenne); questa è la prima edizione italiana (invero il D. non conosceva l'originale di Galileo ma un manoscritto a cui fece numerose aggiunte tanto da venir poi compreso fra le sue opere) e testimonia, oltre che dell'interesse per il grande maestro, anche del coraggio a pubblicarne uno scritto dopo la condanna (anche se in effetti il contenuto non è quello della grande concezione scientifica e filosofica). L'opera verrà poi ristampata a Ferrara nel 1670 in un volume intitolato: Opere del Cavaliere Luca Danesi e comprendente anche Un discorso sopra l'Innondatione che fa il fiume Tevere nella Città di Roma; Un discorso del Cavo Contarino nel Ferrarese alla Punta d'Ariano; Un trattato di Geometria Pratica.
Numerosi sono gli scritti, pubblicati o no, di argomento idraulico, tra i quali citiamo: Descrizione dell'Innondazione seguita in Ravenna lì 27 maggio 1636 con un Discorso d'acque e fiumi (Ravenna, Biblioteca Classense, Mss. Danese, Mob. 3 1-K[9], ff. 3r-18v); Relatione all'Em.mo Franciotti sopra lo scaricare de fiumi di Ravenna fatta d'ordine di Roma, 25 nov. 1640 (ibid., ff. 62r-66v); Discorso sopra la diversione dei fiumi Ronco e Montone o Occorrenza d'acque per la città di Ravenna, al card. Alderano Cibo legato di Romagna, 1649 (Ibid., Misc. XXIX, 2); Relazione sulla Rotta del Po grande alla Zocca, occorsa li 28 sett. 1640 (Ibid., Mss. Danese, Mob. 3 1-K[9], ff. 52r-58v); Visita del P.re Giunipero e del Danese fatta d'ordine di Roma, della punta d'Ariano, dell'Acqua di Panaro al Bondeno, et della Navig.ne di Bologna (al tempo del legato card. Rocci, 1637-40) (ibid., ff.22r-27r); Relatione di fra Giunipero e del Danese a la punta d'Ariano (ibid., ff.34r-35r); Relatione del P.re Giunipero e del Danese sopra la navig. ne da Magnavacca a Ferrara (ibid., ff. 91r-95r); Relazione sopra il Po Grande et il Taglio che fece fare la Ser.ma Repub. di Venezia nel loco detto Porto Viro a Confini dello Stato Ecclesiastico dalla parte dissotto della Riviera del Mazzorno (scritta intorno al 1646, è stata pubblicata da L. Fano nel 1926); Des.ne del Po di Goro e Polesine di Ariano (scritta nel 1659, pubblicata da D. Maestri nel 1981).
Tra i disegni del D. vanno citati quelli fatti in occasione della rotta del Reno del 1635 (Arch. Segr. Vat., Legazione di Ferrara, 14, ff. 302v-303r), della rotta del Po nel 1640 con l'indicazione del territorio allagato (Ravenna, Bibl. Classense, Mss. Danese, Mob. 3 1-K[9], ff.53v, 59v-60r).
Altri disegni riguardano parti del Polesine (ibid., f.83r; Arch. Segr. Vat., Legaz. di Ferrara, 18, f.598v; Bibl. Ap. Vaticana, Barb. lat. 9902, f.40r). Altre mappe descrivono la zona dei confini (ibid., f.45r) ed il Polesine come in due splendidi esemplari a colori del 1634 (ibid., ff.44r, 45r). Disegnata in occasione della guerra di Castro è la pianta di Comacchio, con l'indicazione di alcune difese (ibid., f.27r) e della zona del Porto di Magnavacca (ibid., f.29r); firmata dal D. è anche una bella pianta della cinta fortificata di Ferrara (Barb. lat. 9901, f.38r).
Molti altri manoscritti del D., oltre quelli già citati, si trovano a Ravenna, nella Biblioteca Classense; altri ancora sono nella Biblioteca Ariostea di Ferrara, negli Archivi di Stato di Ravenna e Roma, nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Barb. lat. 9300).
Ricordiamo, oltre alla opere a stampa già citate, il Discorso sopra l'acque del Po, Ravenna 1646.
Fonti e Bibl.: V. Viviani, Vita di Galileo [1654],in Op. di G. Galilei, I,Firenze 1718, p. LXXVII; G. Fabri, Le sagre memorie di Ravenna antica, Venezia 1664, p. 316; A.Borsetti Ferrante, Supplemento al Compendio historico del Signor D. Marc'Antonio Guarini Ferrarese, Ferrara 1670, pp. 41, 125, 160; S. Pasolini, Lustri ravennati, IV,Forlì 1684, p. 96; G. Baruffaldi, Dell'istoria di Ferrara libri nove…,Ferrara 1700, pp. 66-69, 148 ss.; G. Ferro, Istoria dell'antica città di Comacchio, Ferrara 1701, pp. 29, 498, 507; S. Pasolini, Uomini illustri di Ravenna antica et altri degni professori di lettere e armi, Bologna 1703, p. 65 (lo dice, erroneam., morto a Ravenna); P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, I,Faenza 1769, pp. 169-73; G.A. Scalabrini, Memorie istoriche delle chiese di Ferrara e de' suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 106, 145, 412, F.L. Bertoldi, Mem. del Po di Primaro, Ferrara 1785, p- 85; A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 48, 53, 90; G. Manini Ferranti, Compendio della storia sacra e politica di Ferrara, IV,Ferrara 1808, p. 174; G. Ribuffi, Guida di Ravenna, Ravenna 1835, p. 92; F. Mordani, Vite di ravegnani illustri, Ravenna 1837, pp. 156 ss.; F. Avventi, Il servitore dipiazza. Guida per Ferrara, Ferrara 1838, pp. 96, 179, 250; L.N. Cittadella, Guida di Ferrara, Ferrara 1844, pp. 71, 115; A. Tarlazzi, Memorie sacre diRavenna in continuazione di quelle pubblicate dal canonico Girolamo Fabri, Ravenna 1852, p. 392; P. Uccellini, Diz. stor. di Ravenna e di altri luoghi diRomagna, Ravenna 1855, p. 130; C. Gurlitt, Geschichte des Barockstiles in Italien, I,Stuttgart 1886, p. 157; L. Fiorentini, Guida di Ferrara, Ferrara 1888, p. 38; C. Ricci, Ravenna, Bergamo 1904, pp. 15, 79; A. Beltramelli, Da Comacchioad Argenta. Le lagune e le bocche del Po, Bergamo 1905, pp. 30 s.; L. Fano, Relazione del cav. L. D. sul taglio di Porto Viro, in Atti e mem. dellaDeput. ferrarese di storia patria, XXVI (1926), pp. 107-33; C. Errera, Sulla fortuna del nome "Goro", in L'Universo, VIII (1927), 4, p. 379; G. Padovani, Architetti ferraresi, in Atti e mem. della Deputaz. provinciale ferrarese di storia patria, n. s., XV (1955), p. 133; Felice da Mareto, Le cappuccine nel mondo (1538-1969). Cenni storici e bibliografia, Parma 1970, p. 137; T. Lombardi, I francescani a Ferrara, IV, I Monasteridelle clarisse, Bologna 1975, pp. 325 s.; V. Fontana, L. D. (1598-1672), un galileiano a Ravenna, in Studi romagnoli, XXXI (1980), pp. 105-19; P. Fabbri, La rappresentazione cartografica, in L'uomo e le acque in Romagna. Alcuni aspettidel sistema idrografico nel '700 (catal.), a cura di M. Gioia Tavoni, Bologna 1981, pp. 16, 22, 102; D. Maestri, Goro e il delta del Po, Roma 1981, pp. 54, 57, 139-42, 172-80, 24; S. Savino Bettini, Cenni sull'architettura del Seicento a Ferrara, in La chiesa di S. Giovanni Battista e la culturaferrarese del Seicento, Milano 1981, pp. 70 s., 80, 88; P. Fabbri, "L'Escuriale de Camaldolesi", in Cultura e vita civile a Ravenna, secoli XVI-XX, Bologna 1981, pp. 33 s.; Ravenna, la Biblioteca Classense, I,a cura di M. Dezzi Bardeschi, Casalecchio di Reno 1982, p. 51; T. Scalesse, Il canale di Pallotta a Comacchio, in L'ambiente storico, 1983-84, n. 6-7, p. 16; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 350.