Della Robbia, Luca
L'artista della terracotta nella Firenze del Quattrocento
Contemporaneo di grandi scultori del Rinascimento, fiorentino come Donatello e Ghiberti, Luca Della Robbia ha saputo interpretare la lezione dell'arte classica in maniera personale, creando anche una nuova tecnica: la terracotta invetriata. Fu a capo di una fiorente bottega familiare di lunga tradizione
Nulla sappiamo della sua formazione, forse avvenuta presso Lorenzo Ghiberti o Iacopo della Quercia, e anche la produzione giovanile è difficilmente identificabile, soprattutto perché Luca ha mantenuto nella sua carriera uno stile abbastanza uniforme. La sua prima opera nota è la cantoria, cioè la balconata dedicata ai cantori, per il Duomo di Firenze, realizzata tra il 1431 e il 1438.
Posta in origine proprio di fronte a un'altra cantoria, realizzata dallo scultore Donatello, ci aiuta bene a capire le differenze tra i due artisti: Donatello sembra creare, con coppie di colonnine distaccate dal fondo, uno spazio reale, una specie di galleria, in cui una sfrenata danza di putti scolpiti si sviluppa in maniera continua; al contrario, Della Robbia inserisce, entro dieci formelle nettamente separate tra loro, alcuni angioletti composti e aggraziati, che cantano e suonano.
I due artisti offrono una diversa interpretazione dell'arte classica: Donatello dà maggior peso al realismo e alla vitalità delle statue antiche, Della Robbia invece coglie soprattutto l'equilibrio e la compostezza della scultura classica.
Momento fondamentale della carriera dello scultore sono gli anni tra il 1441 e il 1443, in cui esegue un tabernacolo per l'Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, realizzato parte in marmo parte in terracotta dipinta e invetriata: una tecnica antica ma da lui riscoperta.
Si tratta, infatti, del primo esempio documentato dell'uso da parte dell'artista di questa particolare tecnica destinata a caratterizzare le opere della maturità, nonché quelle della bottega da lui creata; soprattutto divenne il suo marchio inconfondibile.
La terracotta dipinta e invetriata nasce da un impasto di argilla che viene modellato, fatto indurire con la cottura in appositi forni e dopo il raffreddamento dipinto; si sottopone poi l'opera a una seconda cottura con la quale il colore si fissa e si salda formando una sostanza vetrina. In casi particolari, come nella tecnica usata da Luca Della Robbia, al colore si sovrappone un particolare procedimento di rivestimento con smalti vitrei colorati che rende le opere lucide e vibranti alla luce. Per questo le terrecotte di Luca sono dette invetriate oltre che dipinte. A eccezione delle cornici delle formelle, lo scultore preferisce lavorare con due sole tinte, il bianco delle figure e l'azzurro dei fondi.
Dall'accostamento di questi due colori elementari l'artista ottiene il pieno risalto delle figure dal fondo e al tempo stesso un'atmosfera pacata, equilibrata e solenne, tanto caratteristica del suo stile.
Il notevole numero di opere realizzate con la tecnica della terracotta dipinta e invetriata testimonia anche il favore con cui fu accolta dai committenti l'originale idea di Luca.
Con questa tecnica, infatti, oltre a ornare monumenti marmorei (come la tomba del vescovo Federighi nella chiesa fiorentina di Santa Trinita) o ambienti architettonici (come nelle decorazioni della Cappella dei Pazzi, sempre a Firenze), l'artista esegue un gran numero di piccole sculture, formelle, lunette a rilievo e soprattutto madonne, autentici capolavori di grazia e nitidezza formale, come la Madonna del roseto.
Il nipote Andrea, che eredita l'attività di Luca, riesce spesso a mantenersi all'altezza del maestro; ben presto però le esigenze commerciali della bottega e la grande richiesta di opere fanno scadere la qualità delle terrecotte e si passa a un artigianato di facile consumo.