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LUCA di Tommè

di Cristina Ranucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)
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LUCA di Tommè

Cristina Ranucci

Non si conosce la data di nascita di questo pittore nativo di Siena, il cui nome compare per la prima volta intorno al 1356 nel Breve dell'arte de' pittori senesi (Milanesi; Freuler, 1994, p. 416) e poi negli anni 1357-58 quando eseguì la doratura del cappello di un apostolo in un'opera non altrimenti identificabile e "racconciò" insieme con Cristofano di Stefano un dipinto murale, già sulla facciata esterna del duomo di Siena (Van Marle).

Reca la data 1362 e la firma di L. e di Niccolò di ser Sozzo, un polittico eseguito probabilmente per la chiesa di S. Tommaso degli umiliati a Siena, che raffigura la Madonna in trono col Bambino, angeli e i ss. Giovanni Battista, Tommaso, Benedetto, Stefano, oggi nella Pinacoteca nazionale di Siena.

Inizialmente ritenuta da Mason Perkins opera giovanile di Bartolo di Fredi (Alcuni appunti sulla Galleria delle belle arti di Siena, in Rassegna d'arte senese, IV [1908], 2-3, p. 52), la pala fu in seguito attribuita dallo stesso critico a L. su base stilistica e, dopo la scoperta dell'iscrizione con la firma congiunta dei due pittori senesi (Brandi, 1932) e la ricomposizione della predella - dispersa fra la National Gallery of Scotland di Edimburgo e la Pinacoteca Vaticana (Zeri) -, fu considerata un importante indizio di un apprendistato di L. presso la bottega del più anziano Niccolò di ser Sozzo. Si tratta in ogni caso della prima opera nota di L. - al quale viene in genere ascritta la realizzazione delle cinque tavole che ne costituivano la predella e in cui sono raffigurati quattro episodi della vita di s. Tommaso (Edimburgo, National Gallery of Scotland) e la Crocifissione (Pinacoteca Vaticana) - e della testimonianza di una sua collaborazione con Niccolò di ser Sozzo, comprovata anche dalla presenza di punzoni a forma di cuore nella produzione di entrambi gli artisti e dalla modalità di lavorazione del fondo oro trattato con la tecnica dello sgraffio e della bulinatura (Freuler, 1991, e 1997, p. 23).

L'uso di punzoni a forma di cuore è stato riscontrato anche nelle opere di Bartolomeo Bulgarini, fatto questo che lascia intravedere l'esistenza di uno stretto legame fra i tre artisti e un rapporto diretto fra L. e Bartolomeo almeno nel periodo iniziale della sua attività (Freuler, 1991). L'ipotesi di una relazione significativa fra questi due pittori trova conforto in un documento del 1362 dove si registra il pagamento di complessive 4 lire e 10 soldi a L., a Bartolomeo Bulgarini e a Jacopo di Mino del Pellicciaio per "arghomentare a levare" [spostare] la Maestà di Duccio di Buoninsegna (Milanesi, p. 50; Freuler, 1991, p. 66).

L'opera giovanile di L. si pone nel solco della grande tradizione pittorica senese, confrontandosi soprattutto con la lezione di Pietro Lorenzetti, dal quale vengono desunte invenzioni compositive e motivi iconografici. Anche l'accentuazione delle qualità iconiche del soggetto riecheggia la solennità e la gravità proprie dei dipinti sacri dei secoli precedenti. Si ritiene, inoltre, che abbia influito in modo profondo nella formazione di L. il ciclo neotestamentario della collegiata di San Gimignano, che già assegnato alla figura mitica di Barna senese è oggi attribuito a Lippo e Tederigo Memmi e datato attorno alla prima metà del quarto decennio del Trecento (contra, Freuler, 1997).

Rispettivamente negli anni 1366, 1367 e 1370, L. firmò e datò una Crocifissione ora conservata nel Museo nazionale e civico di Pisa, di provenienza ignota, un polittico con S. Anna Metterza che si trovava nella chiesa dei Cappuccini fuori dal castello di San Quirico d'Orcia (Siena, Pinacoteca nazionale) e la pala, Madonna col Bambino e santi, per l'altare maggiore della chiesa di S. Domenico di Rieti, scomposta nel 1635 e attualmente nel Museo civico della città. Recano inoltre la sua firma un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e s. Antonio in S. Francesco a Mercatello sul Metauro (Pesaro) e un pentittico, Madonna col Bambino e santi, destinato alla chiesa parrocchiale di Forsivo presso Norcia (ora a Perugia nella Galleria nazionale dell'Umbria).

Si tratta delle ultime opere note di L., che mostra nel polittico di Rieti un sostanziale avvicinamento all'arte dei Memmi.

Nel bimestre luglio-agosto del 1373 L. fu membro del Consiglio maggiore della Repubblica senese, carica che ricoprì ancora nel 1379 (Milanesi, p. 28).

In quello stesso anno e nel mese di febbraio 1380 il suo nome compare in due note di pagamento, la seconda dell'ammontare di 105 fiorini, pertinenti l'esecuzione della pala d'altare della cappella di S. Paolo nella cattedrale di Siena, la cui realizzazione era stata già deliberata nel 1363 in seguito alla vittoria del Comune sulla Compagnia mercenaria del Cappelletto (Maginnis, p. 136 e n. 95).

Nel 1374 L. era presente nel cantiere del duomo di Orvieto (Van Marle), ma già nell'agosto del 1375 era di nuovo a Siena, dove prendeva in sposa madonna Miglia (Emilia) del fu Giacomino (Milanesi, p. 28).

Del tutto oscura rimane l'attività artistica di L. negli anni 1375-88.

Il suo nome riappare nel Breve dell'arte de' pittori senesi del 1389 circa (Milanesi, p. 40; Freuler, 1994, p. 426 doc. 71) e per l'ultima volta in due atti del 1389 pertinenti la realizzazione di una tavola, perduta, destinata alla cappella dell'università dei calzolai nel duomo di Siena ed eseguita in collaborazione con Bartolo di Fredi e suo figlio Andrea (Freuler, 1994, pp. 426 s., docc. 72-74, 76).

Di L. non si conoscono il luogo e la data di morte.

Fonti e Bibl.: G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 28 s., 40, 50; F. Mason Perkins, Tre dipinti inediti di L. di T., in Rass. d'arte senese, IV (1908), 4, pp. 79-83; Id., Ancora de' dipinti di L. di T., ibid., V (1909), 3, pp. 83 s.; Id., Altre pitture di L. di T., ibid., XVII (1924), 1-2, pp. 12-15; R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting (1924), II, The Hague 1934, pp. 465-483; P. Bacci, Una tavola inedita e sconosciuta di L. di T. con alcuni ignorati documenti della sua vita, in Rass. d'arte senese e del costume, n.s., I (1927), pp. 51-62; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance (1932), London 1968, pp. 224-226; C. Brandi, Niccolò di ser Sozzo Tegliacci, in L'Arte, 1932, n. 35, pp. 223-236; Id., Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, p. 300; M. Meiss, Painting in Florence and Siena after the Black Death, Princeton 1951, ad ind.; P. Toesca, Il Trecento (1951), Torino 1964, pp. 594, 597 s., 679, 753; F. Zeri, Sul problema di Nicolò Tegliatti e L. di T., in Paragone, IX (1958), 105, pp. 3-16; M. Meiss, Notes on three linked Sienese styles, in The Art Bulletin, XLV (1963), pp. 47 s.; F. Santi, Galleria nazionale dell'Umbria: dipinti, sculture e oggetti d'arte di età romanica e gotica, Roma 1969, pp. 100 s.; S.A. Fehm, A reconstruction of an altarpiece by L. di T., in The Burlington Magazine, CXIII (1973), pp. 463 s.; E. Carli, Il Museo di Pisa, Pisa 1974, pp. 55 s.; C. De Benedictis, La pittura senese, Firenze 1979, pp. 36-40, 47-49, 52-54; Il gotico a Siena, Firenze 1982, pp. 220 s., 276-281; L'art gothique siennois (catal.), Firenze 1983, pp. 208 s., 243-249; L. Mortari, Rieti, in La Sabina medievale, Cinisello Balsamo 1985, p. 136; S.A. Fehm Iunior, L. di T.: a Sienese fourteenth-century painter, Carbondale-Edwardsville 1986; C. De Benedictis, Pittura e miniatura del Duecento e del Trecento in terra di Siena, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 353 s.; M. Leoncini, ibid., II, p. 594; "Manifestatori delle cose miracolose". Arte italiana del '300 e '400 da collezioni in Svizzera e nel Liechtenstein, a cura di G. Freuler, Einsiedeln 1991, pp. 65 s.; G. Freuler, Bartolo di Fredi Cini(, Disentis 1994, ad ind.; A. Bagnoli, Nuovi affreschi di Biagio di Goro Ghezzi, in Hommage à Michel Laclotte. Études sur la peinture du Moyen Âge et de la Renaissance, Paris 1994, pp. 68-77; G. Freuler, L'eredità di Pietro Lorenzetti verso il 1350: novità per Biagio di Goro, Niccolò di ser Sozzo e L. di T., in Nuovi Studi, II (1997), 4, pp. 15-32; H.B.J. Maginnis, The world of the early Sienese painters, University Park, PA, 2001, pp. 92, 136 n. 95; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 427 s.; Enc. dell'arte medievale, VIII, pp. 5-7.

Vedi anche
Siena Comune della Toscana (118,7 km2 con 54.159 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. La città, uno dei più importanti centri storici e artistici d’Italia, sorge a 323 m s.l.m. su alcuni rilievi fra le alte valli dell’Arbia e dell’Elsa. ● Sviluppatasi lungo la Via Cassia a partire dal 9° sec., ebbe fra 12° ... Niccolò di Ser Sozzo Niccolò di Ser Sozzo. - Pittore e miniatore senese (notizie dal 1334 al 1363), cui è stato attribuito erroneamente il cognome Tegliacci. Firmò, con Luca di Tomé, il polittico con la Madonna in trono col Bambino e santi (a Luca di Tomé si devono, probabilmente, i ss. Giovanni e Benedetto), datato 1362 ... Bàrtolo di Fredi Battilori Bàrtolo di Fredi Battilori. - Pittore senese (n. 1330 circa - m. Siena o San Gimignano 1410). La sua maniera, che si rifà ai modi sia di S. Martini sia dei Lorenzetti e di L. Memmi, rappresenta, alla fine del Trecento, il perdurare di una tradizione senese ormai impoverita nelle qualità più propriamente ... Niccolò di Buonaccorso Niccolò di Buonaccorso. - Pittore senese (m. 1388). Imitatore di S. Martini e soprattutto di Bartolo di Fredi, col quale è stato spesso confuso; è artista di temperamento delicato, sensibile ai ritmi d'un ricco decorativismo. Si ricordano, di lui, lo Sposalizio della Madonna (National Gallery, Londra) ...
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òcchio di civétta
occhio di civetta òcchio di civétta locuz. usata come s. m. – Altro nome della pianta primavera (Primula vulgaris).
pan di sèrpe
pan di serpe pan di sèrpe locuz. usata come s. m. – Nome comune delle erbe note in botanica come gigaro.
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