PERTUSATI, Luca
PERTUSATI, Luca. – Nacque ad Alessandria il 29 giugno 1637, da una famiglia che sin dal XIII secolo si era distinta nella città. Il padre, Gian Matteo, fu decurione e consigliere di Alessandria; altre fonti lo indicano come commerciante, sposato con Margherita Cova (Teatro genealogico, 2003) da cui ebbe, oltre a Luca, Angela (sposatasi con Carlo Sinibaldi), Nicola e Cristoforo (Manno, 1895-1906).
Non si hanno notizie sulla formazione di Luca, ma è noto che fu avviato agli studi giuridici e che si trasferì a Milano nel 1668 quando, dopo essere stato avvocato fiscale a Lodi e Cremona, gli fu assegnata la carica di giudice del Gallo che a metà Seicento non comportava stipendio, ma solo sportule (Chabod, 1958). Uniformatosi al sistema della venalità, ottenne la ‘futura successione’ della piazza di avvocato fiscale generale dello Stato di Milano, incarico che ricoprì tra il 1669 e il 1672, quando divenne senatore, carica che probabilmente gli guadagnò l’ascrizione al patriziato di Lodi. Nel 1672 sposò Barbara Dal Pozzo, figlia ed erede del marchese d’Annone Francesco Maria; dal matrimonio nacquero sei figli: Carlo, Cristoforo (che intraprese la carriera militare e secondo Antonio Manno fu governatore di Pavia e «confidente del principe Eugenio»), Gian Matteo (canonico della Scala), Luca (abate olivetano), Francesco (vescovo di Pavia) e infine Paola, che sposò dapprima il conte Luigi Melzi, poi il marchese Giorgio Teodoro Trivulzio e quindi il conte Ignazio Caimi (Manno, 1895-1906; Arese Lucini, 1972). Luca ebbe un’altra figlia, Anna Agata, divenuta monaca con il nome di Giovanna Margherita.
Alla fine del 1675 Luca Pertusati ottenne uno degli onori più grandi: la carica di reggente nel Consejo de Italia, ma non poté andare a Madrid per esercitarla in quanto, essendo morto improvvisamente il suo predecessore, Gerolamo Talenti Fiorenza, dovette assumere l’incarico di presidente del Magistrato ordinario che sarebbe spettato a Talenti Fiorenza una volta tornato a Milano. Tuttavia è certo, che nonostante fosse sfumata l’occasione di raggiungere la corte di Madrid in qualità di reggente, egli divenne uno degli uomini più influenti della città quale presidente del Magistrato ordinario dal 1675 al 1683. Tale magistratura gestiva le finanze dello Stato, dirimeva le cause tra il Fisco e i privati e rivestiva in anni di grave crisi economica un’indiscussa centralità. Nel 1676 Pertusati acquistò, per 3000 lire imperiali, il feudo di Castelferro Alessandrino in Lomellina, ma solo nel 1683 poté appoggiarvi il titolo di conte per l’ostruzionismo della città di Alessandria a sostegno dei sudditi di Castelferro che cercarono di resistere al procedimento trattandosi di terra mai infeudata prima.
Secondo l’autore anonimo del Teatro genealogico la sua strepitosa ascesa fu facilitata non solo dalla sua dottrina, ma anche dall’appoggio dei due fratelli Nicola e Cristoforo che, affetti da nanismo, avevano entrambi trovato collocazione come buffoni di corte a Madrid e Vienna. Nicola (1650-1710), immortalato dal grande Velasquez nel celebre dipinto Las Meninas, fu anche aiuto di camera di Carlo II dal 1675 (Moreno Villa, 1930, 2006), lo stesso anno in cui Luca Pertusati ricevette per la prima volta la nomina a reggente. Di queste circostanze, confermate da Manno, tacquero però i discendenti quando dovettero rievocare le gesta dell’avo al momento della richiesta di ammissione al patriziato milanese nel 1769. Risulta poi che nel 1678 Pertusati avesse avanzato la richiesta di ottenere finalmente gli ayudas de costas promessigli in qualità di presidente del Magistrato ordinario ammontanti a 7000 reali annui, mai sino ad allora corrisposti, e che avesse inoltre sollecitato il versamento della pensione di 30 scudi mensili concessa il 28 novembre 1652 in testa del figlio Gian Matteo, poi trasferita a vantaggio della figlia Anna Agata.
La considerazione di cui continuò a essere oggetto è riconoscibile dal fatto, mai registratosi prima, che nel 1680 egli fu nuovamente nominato reggente a Madrid, con il privilegio di poter conservare l’ufficio di presidente del Magistrato ordinario, affidato ad interim a Giovan Battista Dal Pozzo per cinque anni. Non è chiaro se quest’ultimo fosse parente di sua moglie Barbara. Pertusati nel 1683 venne nominato presidente del Senato. Il 18 aprile 1684 prestò il giuramento per sedere nel Consiglio segreto di Milano, organo che coadiuvava il governatore nell’amministrazione pubblica. Al tempo della guerra della Lega di Augusta, quando la Congregazione dello Stato, per combattere abusi e corruzione nella gestione del Rimplazzo, propose di farsene carico rinunciando ad appaltare a un’impresa la somministrazione del foraggio e dell’alloggiamento dei soldati, Pertusati, nella riunione della Giunta del 28 giugno 1689, espresse le proprie perplessità riguardo alla legittimità di tale assunzione e si dichiarò favorevole a una gestione diretta da parte del Magistrato ordinario.
Se all’inizio del XVIII secolo l’ascesa della famiglia era ormai un fatto acquisito, non si deve pensare che Pertusati avesse rescisso completamente i legami con la città natale, nella quale nel 1705 egli poté assegnare il canonicato da lui stesso eretto nella chiesa di S. Pietro d’Alessandria. A lui si deve anche l’insediamento definitivo della famiglia nella zona della parrocchia di S. Calimero (Porta Romana) dove i Pertusati risultano domiciliati dal 1697 e dove il figlio Carlo raccolse una vasta biblioteca e ospitò le riunioni dell’Arcadia, mentre ancora il padre era vivo.
Nonostante la strepitosa ascesa, Pertusati non poté però fregiarsi del titolo di patrizio milanese in quanto non ebbe a disposizione un seggio nel Consiglio decurionale: per volontà dei conservatori degli Ordini dalla metà del Seicento l’ingresso tra i Sessanta decurioni era concesso solo a chi poteva vantare, oltre alla nobiltà di antica data, una secolare residenza nella capitale. Così fu il pronipote Francesco ad avervi accesso nel 1792. Fu Pertusati però a gestire al meglio il passaggio dal regime borbonico a quello austriaco: tra l’autunno del 1706, quando Eugenio di Savoia entrò a Milano al comando delle truppe imperiali, e alla fine del 1708 era membro delle giunte governative e del gruppo dirigente che ebbe in mano la rappresentanza politica dello Stato di Milano nei confronti della nuova gestione. In essa Pertusati figurava come reggente insieme con Antonio Maria Erba, Giorgio Clerici, Cesare Pagani e Giacomo Rubino. Tra la fine del 1706 e l’inizio del 1707 egli esercitò non solo la carica di presidente del Senato, ma anche quella di gran cancelliere, posizione dalla quale gestì le giunte di governo nella fase iniziale del nuovo dominio imperiale-asburgico.
Venne giubilato dalla Presidenza del Senato nel 1716 e morì a Milano il 2 luglio 1717.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Feudi Camerali, p.a., cart. 177; Uffici Regi, p.a., cartt. 40, 101, 147, 148, 695; Milano, Archivio storico civico, Famiglie, cart. 1156, 1769, Comparizione dei fratelli Pertusati.
F. Arisi, Delle poesie liriche, parte seconda. All’illustrissimo signore don L.P. conte di Castelferro, del Consiglio Segreto di S.M. Cattolica, Presidente del Senato, Cremona 1684; A. Manno, Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, I-II, Firenze 1895-1906 (http://www.vivant.it/ pagine/result_nome.php?Generazione=8&Nome=Luca&Id_famiglie=4808&Famiglia=Pertusati; 20 ottobre 2014); J. Moreno Villa, Locos, enanos, negros y niños palaciegos: gente de placer que tuvieron los Austrias en la Corte española desde 1563 a 1700 (1930), 2006, pp. 15-157, in particolare p. 126 (http://www.cervantesvirtual.com/obra/locos-enanos-negros-y-ninos-palaciegos-gente-de-placer-que-tuvieron-los-austrias-en-la-corteespanola-desde-1563-a-1700-0/, 20 ottobre 2014); F. Chabod, Stipendi nominali e buste paga effettiva dei funzionari dell’amministrazione milanese alla fine del Cinquecento, in Miscellanea in onore di Roberto Cessi, II, Roma 1958, pp. 187-363, in particolare p. 343; F. Arese Lucini, Genealogie patrizie milanesi. Ricerca su 23 famiglie viventi o estinte dopo il 1815 dagli inizi del Seicento ad oggi, in D.E. Zanetti, La demografia del patriziato milanese nei secoli XVII, XVIII, XIX. Con un’appendice genealogica di Franco Arese Lucini, Pavia 1972, p. A-177; G. Signorotto, Milano spagnola. Guerra, istituzioni, uomini di governo, Milano 1996, 2001; C. Cremonini, Il Consiglio Segreto tra interim e prassi quotidiana (1622-1706), in La Lombardia spagnola. Nuovi indirizi di ricerca, a cura di E. Brambilla - G. Muto, Milano 1997, pp. 225-261; A. Álvarez-Ossorio Alvariño, Milán y el legado de Felipe II. Gobernadores y corte provincial en la Lombardia de los Austrias, Madrid 2001, pp. 224-271; Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi. Riproduzione del manoscritto 11500-11501 della Biblioteca Nacional di Madrid, a cura di C. Cremonini, II, Mantova 2003, p. 145; Carriere, magistrature e stato. Le ricerche di Franco Arese Lucini per l’Archivio Storico Lombardo (1950-1981), a cura di C. Cremonini, Milano 2008, pp. 219, 251-252, 291; C. Cremonini, The Congregazione dello Stato between renewed local, fervor and unitary tension (1590-1706), in Growing in the shadow of an Empire. How spanish colonialism affected economic development in Europe and in the world (XVI-XVIII cc.), a cura di G. De Luca - G. Sabatini, Milano 2012, pp. 361-376.