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Signorelli, Luca

di Isa Barsali Belli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Signorelli, Luca

Isa Barsali Belli

Pittore (Cortona 1445 c. - ivi 1523). Gli affreschi della Cappella Nuova o di San Brizio nel duomo di Orvieto, in cui il S. dipinse in forma grandiosa e aspra, sulla base di un programma preciso, steso quasi certamente da qualche dotto teologo orvietano, i temi della fine del mondo e dell'aldilà (Storie dell'Anticristo, Giudizio Finale, Resurrezione della Carne, Inferno, Paradiso), costituiscono, insieme con l'illustrazione della Commedia del Botticelli, una delle grandi testimonianze del culto dantesco nell'arte del Rinascimento.

Per una delle due volte, quella verso l'altare, aveva già dato i cartoni il Beato Angelico, dipingendola poi in parte insieme al suo socio e aiuto Benozzo Gozzoli (14 giugno 1447-1449). Dopo trattative non andate in porto col Perugino, il 5 aprile 1499 l'Opera del Duomo, di cui era camarlingo Niccolò di Francesco, incaricava del completamento delle volte il S. " pittore famosissimo nell'intera Italia ". Il 27 aprile 1500 l'Opera approvava il bozzetto per le pitture delle pareti. Il compenso fu stabilito in denaro e in natura (grano, vino o mosto, abitazione); a carico del pittore erano i colori, mentre la spesa dell'oro, dell'azzurro, dei ponti, calcina e trasporto d'acqua erano assunte dall'Opera. Il lavoro era probabilmente terminato all'inizio dell'inverno 1503-1504, quando si fa al S. l'ultimo pagamento.

Già gli affreschi delle pareti lo palesano buon lettore della Commedia. Particolarmente notevole da questo punto di vista l'episodio a destra sulla parete a fronte dell'ingresso, con il Vestibolo dantesco: sul fondo gl'ignavi corrono a ridosso di montagne fumanti e lungo l'Acheronte, seguendo la bianca insegna portata a spalla da un demonio. Più in basso la barca di Caronte si avvicina a un altro gruppo di dannati, tra cui è Vanni Fucci, mentre lì presso è rappresentato Minosse che prescrive la pena a un dannato in ginocchio afferrato per i capelli da un diavolo. Dall'altro lato della stessa parete, la schiera degli eletti è condotta da nove grandi angeli, allusivi alle gerarchie angeliche, che formano una scala a zig-zag verso l'alto.

Soprattutto nello zoccolo della cappella si rivela l'intento dottrinale, con le figure di coloro che hanno previsto la fine del mondo e l'aldilà, e che nello stesso tempo con la poesia riscattano l'umanità peritura. Nei quadrati interposti tra i pilastrini, su uno sfondo imitante ‛ corami ' a grottesche colorite e dorate, il S. rappresenta insieme con Empedocle e con i cinque grandi poeti dell'antichità (Omero, Lucano, Orazio, Ovidio, Virgilio) anche D., a mezza figura, intento a consultare un codice.

I medaglioni a monocromato intorno alle figure di Virgilio e D., e lo specchio di sinistra sulla parete dell'altare, illustrano i primi undici canti del Purgatorio. La successione degli episodi, cominciando dal tondo sotto la figura di D. e svolgendosi in senso antiorario, non segue il succedersi della narrazione dantesca anche se all'inizio pare il contrario. In questo settore si susseguono: D. assistito da Virgilio s'inginocchia di fronte a Catone (in basso); l'Angelo nocchiero (a sinistra); l'incontro con Manfredi (in alto); la costa erta della prima cornice (a destra). Intorno a Virgilio sono questi episodi: Virgilio dice alle anime che D. è vivo (in basso); Sordello e D., Sordello e Virgilio, la valletta dei principi (a sinistra); Casella (in alto); la preghiera vespertina, i due angeli con le spade tronche, la venuta del serpente (a destra).

Sulla parete dell'altare si vede: in alto, l'aquila che rapisce D., e D. che si getta ai piedi dell'angelo portiere; nel tondo, D. e Virgilio che entrano nella porta del Purgatorio, e i bassorilievi (Annunciazione, David, Traiano e la vedova, esempi di superbia punita); in basso D., Virgilio e tre superbi (Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio, Provenzano Salvani).

L'aderenza al testo dantesco è assai precisa. Da notare solo un equivoco e una dimenticanza del pittore: l'angelo nocchiero, con le ali dritte verso il cielo, porta in mano un vasetto (il S. ha equivocato sul significato di vasello), e le anime e Virgilio gettano ombra contrariamente alla chiara indicazione del testo.

Il raggruppamento nella stessa scena di vari episodi è reso possibile dall'esatta definizione spaziale e prospettica. Quinte di rocce bagnate di luce, aguzzi picchi e lande sabbiose senza alcun accenno a vegetazione sono l'ambiente dove si muovono figure - in prevalenza nudi e perciò più congeniali al pittore - di una potente costruzione volumetrica.

Bibl. - L. Luzi, Il duomo d'Orvieto, Firenze 1866; L. Volkmann, Iconografia dantesca. Le rappresentazioni figurative della D.C., Firenze 1898; L. Fumi, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma 1891; F.X. Kraus, L. Signorelli's illustrationes zu Dante's D.C., Friburgo 1892; P.L. Rambaldi, in " Bull. " VII (1900) 201-202; Bassermann, Orme 206-254; A. Venturi, L.S. interprete di D., Firenze 1922; L. Dussler, L. Signorelli, Stoccarda 1927; E. Carli, L. Signorelli. Gli affreschi nel duomo di Orvieto, Bergamo 1946; M. Salmi, L.S., Novara 1953; M. Apollonio - P. Rotondi, Temi danteschi ad Orvieto, Milano 1965; P. Scarpellini, L'ispirazione dantesca negli affreschi del S. a Orvieto, in " Bull. Ist. Stor. Artistico Orvietano " XXI (1965) 3-29.

Vedi anche
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