TOZZI, Luca
– Nacque il 21 novembre 1638, a Frignano, presso Aversa, da Giovan Battista e da Camilla Magiulo.
Studiò dai gesuiti a Napoli, poi si laureò in medicina nell’Ateneo napoletano nel 1659.
La cultura napoletana era in quegli anni in fermento e la stessa università era attraversata da tendenze contrastanti, tra il conservatorismo scolastico e l’interesse per le nuove filosofie galileiana, cartesiana e gassendiana, in particolare grazie a Tommaso Cornelio, lettore di matematica poi di medicina teorica. Dopo la peste del 1656 la vita culturale fiorì con rinnovata intensità.
Risale a questo periodo la dissertazione Reconditae naturae jam detecta [...] circa quatuor causas [...] cometae [...] astronomica-physice edisseritur (Neapoli 1665), dedicata ad Antonio Curzi, commissario del S. Uffizio. Tozzi cercava in essa di conciliare la dottrina aristotelica, l’astronomia ticonica e le teorie kepleriane. Le tensioni tra gli ambienti novatori e un fronte variegato di conservatori erano già forti. L’Accademia degli Investiganti protetta da Andrea Concublet marchese di Arena fu il punto di gravitazione dei primi, cui si contrappose l’Accademia dei Discordanti, animata da Carlo Pignataro, della quale Tozzi fu membro e anche principe. L’Accademia è stata spesso caratterizzata come un covo di galenisti inveterati; più correttamente, fu espressione dell’eclettismo della medicina accademica e di una filosofia naturale aperta a spunti moderni, ma radicata nella metafisica aristotelica. Nondimeno, le rivalità tra i due gruppi divennero così acute che entrambe le Accademie furono sciolte nel 1668. Tozzi, comunque, coltivò sempre la memoria di Cornelio.
Nel 1678 Tozzi successe proprio a Cornelio nelle letture di matematica e di medicina teorica, dapprima come sostituto, poi, dal 1694, come titolare. Fu anche nominato protomedico generale del Regno.
Risalgono a questi anni, e sono in relazione con l’insegnamento, le opere principali, ossia Medicinae pars prior theōretike curiosa quaeque tum ex physiologicis, tum ex pathologicis deprompta; & veterum, recentiorumque medendi methodum complectens (Lugduni 1681; secondo la testimonianza di Francesco Redi, la stampa all’estero gli valse il sospetto delle autorità), e Medicinae pars altera praktikē, quae hactenùs adversùs morbos adinventa sunt, luculenter & brevissimè explicans (Avenione 1687). Preparati in vista del concorso, In Hippocratis aphorismos commentaria. Ubi universæ medicinæ, tùm theoreticæ, tùm practicæ celebriores quæstiones perpenduntur... (Neapoli 1693), gli valsero grande reputazione.
Nel 1795 Tozzi succedette a Marcello Malpighi quale archiatra segreto di Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, già arcivescovo di Napoli). Com’era consueto, fu anche cameriere segreto partecipante e lettore di medicina pratica alla Sapienza con l’emolumento di 600 scudi. Morto il papa, fu nominato da Carlo II primo medico della Real Camera, ma il decesso del re vanificò la prestigiosa nomina.
Tornato a Napoli riprese l’insegnamento con l’emolumento di 400 ducati annui. Una relazione del 1714 lo definisce «uomo assai dotto e di gran fama», ma descrive in termini negativi il suo impegno di docente. Sebbene fosse corrente far tenere le lezioni pubbliche da sostituti per dedicarsi alla più lucrosa attività professionale, Tozzi, avvalendosi della dispensa ottenuta all’epoca dell’impegno romano, avrebbe continuato a servirsene e «perché non ha mai dato mercede alcuna a veruno de’ suoi sostituti, anzi gli ha obbligati con scrittura a rinunziare eziandio quel poco stipendio, che passa a sostituti il R. statuto, vien che la cattedra, massime per l’insufficienza del sostituto presente stia scarsissima di studenti ed è quasi perduta» (de Blasis, 1876, p. 151). Tozzi, comunque, era ormai un autore e un medico affermato. Risale al 1703 In librum artis medicinalis Galeni paraphrastikē anakephalaiōsis. Nel 1710, nella nuova edizione delle sue opere apparve De recto usu sex rerum nonnaturalium, tema classico della medicina preventiva.
Nell’interpretazione che opponeva medicina iatromeccanica e iatrochimica Tozzi figurava come esponente della corrente iatrochimica (‘chemiatra’ lo definiva Piero Capparoni, s.v. Spagirica, medicina, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, XXXII, Roma 1935, p. 196). La storiografia recente ha rivisto tale netta contrapposizione, ma è vero che Tozzi fu uno dei tanti sostenitori delle teorie fermentative delle febbri, dando loro un’inflessione chimico-qualitativa più che chimico-meccanica. L’eclettismo resta comunque la nota dominante della sua opera, caratterizzata dall’innesto di idee fisiopatologiche moderne di varia matrice sul fusto della tradizione galenica, e da un atteggiamento conciliatorio sul piano ideologico. Egli si mosse con estrema cautela, attento al limite dell’indagine scientifica che, fondata su ragione ed esperienza, giunge comunque solo a conoscenze probabili (prudenza gnoseologica tipica dell’approccio medico e condiviso da autori quali Malpighi). Il rifiuto dell’‘abuso’ della matematica nello studio del vivente (altro argomento corrente, particolarmente dopo il processo agli ‘ateisti’ napoletani e la reazione inquisitoriale contro l’atomismo di quegli anni) si coniuga con la critica al riduzionismo cartesiano, incapace di rendere conto dei fenomeni biologici – un tema che occupava la ricerca medico-anatomica del tempo, per superare le aporie del meccanicismo, per esempio con il ricorso alla nozione di fibra dotata di intrinseche virtù, utilizzata anche da Tozzi. Analogo impianto si ritrova naturalmente nelle trascrizioni manoscritte delle sue lezioni, nelle quali l’apparato erudito è sfrondato e l’argomentazione scolastica accentuata, ma altrettanto esplicita la preferenza per i moderni.
Tozzi fu socio degli Spensierati di Rossano, dei Fisiocritici di Siena, dell’Arcadia con il nome di Agiatro Menturico. Ben inserito nei circuiti filosofico-letterari, ebbe corrispondenza con noti medici e uomini di scienza del suo tempo, in particolare con Giorgio Baglivi e Redi, del quale sostenne la teoria dell’origine acarica della scabbia.
Morì a Napoli l’11 marzo 1717.
Fonti e Bibl.: Napoli, Biblioteca nazionale, ms. XIII.b.84, Institutionum medicarum pars physiologica (1684); Londra, Wellcome Library, ms. 4829, Anathomica synthesis, Anthropologia selecta, Synthesis geneanthropologica, e ms. 4830, Liber practices (1685 circa). Sue lettere si trovano a Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 216, cc. 253rv, 256rv; Roma, Biblioteca Lancisiana, Lancisi 309 LXXVII.3.3, non num.; alcune sono pubblicate in The Baglivi Correspondence from the Library of Sir William Osler, a cura di D.M. Schullian, Ithaca 1974, p. 81 e passim.
L’Opera omnia, apparsa a Napoli nel 1703, ebbe varie ristampe (Napoli 1710; Padova 1711; Venezia 1721, 1728, 1738, 1747). È legata al protomedicato la notificazione Petitorium in quo continentur quae unusquisque pharmacopoeus huius urbis ac regni in sua officina habere atque [...] ostendere debet, Napoli 1694. Apparve postumo in appendice all’opuscolo Virtù del caffe, un breve Le utilità, che seco porta il bever in ghiaccio, Venezia 1716 e 1745, sul cosiddetto regime freddo, di crescente popolarità. I biografi settecenteschi evocano una manoscritta De anima mundi e un trattato di trigonometria.
G. Gimma, Elogi accademici della società degli Spensierati di Rossano, Napoli 1703, pp. 179-186; Notizie istoriche degli Arcadi morti, I, Roma 1720, pp. 243-247; F.M. Renazzi Storia dell’archiginnasio romano..., IV, Roma 1806, pp. 90 s.; A. Mazzarella da Cerreto, in D. Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, III, Napoli 1816, s.v.; G. de Blasis, L’Università di Napoli nel 1714, in Archivio storico per le province napoletane, I (1876), p. 151; S. Mastellone, Francesco D’Andrea politico e giurista, Firenze 1969, p. 110; E. Garin, L. T., o la filosofia dei medici, in Giornale critico di storia della filosofia, XXVII (1972), 1, pp. 75-78; A. Borrelli, Fortuna di Francesco Redi a Napoli nel Sei-Settecento, in Galileo a Napoli, a cura di F. Lomonaco - M. Torrini, Napoli 1987, pp. 399-427; T. Joutsivuo, Scholastic tradition and humanist innovation. The concept of Neutrum in Renaissance medicine, Helsinki 1999, pp. 38, 212, 245; M. Conforti, Antichi e moderni all’università: il caso di L. T. (1638-1717), in Libertas philosophandi in naturalibus. Libertà di ricerca e criteri di regolamentazione istituzionale tra ’500 e ’700. Atti del Convegno internazionale... 2009, a cura di S. Ferretto - P. Gori - M. Rinaldi, Padova 2011, pp. 297-312; M.P. Donato, The afterlife of the non-naturals in early 18th-century Hippocratism: from a healthy individual to a healthy population, in Conserving health in early modern culture. Bodies and environments in Italy and England, a cura di S. Cavallo - T. Storey, Manchester 2017, pp. 162, 178.