ADORNO, Luchino
Figlio di Adornino e fratello del doge Antoniotto. Secondo lo Bzovius, avrebbe avuto il vicariato a Roma nel 1353.
Nel settembre, in un tumulto popolare suscitato dal Baroncelli, l'A., con alcuni senatori, si sarebbe rifugiato in una chiesa; caduto dopo tre mesi il Baroncelli e ritornata Roma all'obbedienza papale, l'A. avrebbe ripreso il suo posto, tenendo poi la carica sotto vari pontefici. Ma pare notizia sospetta, giacché il suo nome non è negli elenchi dell'Eubel (Series Vicariorum Urbis, in Römische Quartalschrift für Christliche Altertumkunde u. Kirchengeschichte, VIII, 1894), né èricordato in altre cronache e documenti del tempo.
Nel 1383 l'A. fu eletto da Urbano VI alla diocesi di Nicosia in Cipro (che era stata occupata dai Genovesi nel 1372), ma pare che non ne abbia mai preso possesso; nello stesso tempo, l'antipapa Clemente VII vi nominava (25 maggio 1383) Andrea Michiel veneziano (cfr. L. De Mas-Latrie, Histoire des Archevêques latins de l'île de Chypre, in Archives de l'Orient latin, II [1884], p. 274).
Nel 1385, quando Urbano VI chiese ed ottenne l'aiuto di Antoniotto, l'A. insieme con l'arcivescovo Fieschi trattò col Comune di Genova le condizioni per l'accordo. Gli fu concessa, due anni dopo, in commenda, l'abbazia di S. Stefano a Squillace in Calabria (20 febbr. 1387) e il 2 maggio dello stesso anno gli fu prorogato il termine per pagare la tassa per la nomina al vescovato. Il 2 ott. 1395 l'A. fu promosso alla sede vescovile di Famagosta. Morì prima del 3 ag. 1403 (data della nomina del successore).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Materie politiche, mazzo 2729 (lettera di Urbano VI inserta nella convenzione del 1 luglio 1385); P. Litta, Fam. cel. ital., Adorno, tav. I; A. Bzovius, Annales ecclesiastici, XIV, Roma 1618, coll. 1131 s., 1134; B. De Rossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorna e Botta, Firenze 1719, pp. 54 s.; G. Cogo, Delle relazioni tra Urbano VI e la Repubblica di Genova, Genova 1898, p. 8; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 244, 365.