BELBELLO, Luchino
Dai documenti pubblicati per la prima volta dal Carta, poi con qualche aggiunta dal Pacchioni, quindi da Samek Ludovici (1954) si apprende che questo miniatore originario di Pavia lavorò per i Vilsconti, per gli Estensi, per i Gonzaga, per il card. Bessarione dal 1448 al 1462.
Un documento del 1450 ci informa che il B., accusato (in contumacia) di sodomia, fu condannato ad esser bruciato vivo e alla confisca dei beni. Un altro episodio ci rivela il suo attaccamento al lavoro: il 10 nov. 1461 Barbara Gonzaga sostituisce al B. per il completamento di un messale (Mantova, Capitolo della cattedrale) un "zovene" allievo di Andrea Mantegna. Il 19 marzo 1462 il B. scrive alla marchesa che è disposto a recarsi a Mantova e a non esser pagato -gli basta il mantenimento - pur di finire quel messale. Nello stesso anno Giorgio Valagussa scrive da Pavia alla duchessa di Milano che "el Belbello, el quale ha fama per Italia miniate così bene", era pronto a lavorare per lei a qualsiasi condizione, pur che gli offrisse alloggio e vestiti.
Già nel 1912 il Toesca (p. 35) avanzava l'ipotesi che questo miniatoie potesse identificarsi col maestro della seconda parte dell'Offiziolo di Filippo Maria Visconti iniziato per Gian Galeazzo da Giovannino e Salomone de' Grassi. Il Toesca aveva riunito, per somiglianza stilistica, intorno al volume dell'Offiziolo, conservato allora nella coli. LandauFinaly, proprietà ora del Comune di Firenze (in deposito presso la Bibl. nazionale), un gruppo di opere: il manoscritto (cod. A. E. XIV, 19-20) della Braidense (Acta sanctorum)in due volumi, scritto nel 1431 da Giovanni de' Porcelli per la certosa di Pavia ( uno dei minii è ancora nei modi dei de' Grassi); l'Antifonario (Ant. n. 5) della Bibl. Malatestiana di Cesena e un Apollinaris Quaestiones (ms. Lat.VI-XXXIIc. 1r) della Biblioteca Marciana di Venezia; la stupenda Bibbia gallica (Roma, Bibl. Apost. Vaticana, ms. Barb. lat. 613) proveniente dalla Biblioteca Estense, di Modena, già pubblicata da A. Venturi (Una Bibbia francese del sec.XV, in Annales internat. d'histoire, Congrès de Paris, 1900, Paris 1902, e Storia dell'arte ital., VII, 1, Milano 1911, p. 132) come di miniatore francese e le cui iniziali furono completate nel 1434 da Iacopino d'Arezzo; inoltre, naturalmente, il messale della Bibl. capitolare , del duomo di Mantova. A questo nucleo di opere il Toesca ne aggiunse poi altre (1930, 1951) dopo che il Pacchioni (1915, pp. 241 s., 368 s.) aveva confermato l'identità del maestro dell'Offiziolo di Filippo M. Visconti con il B., sempre in base ai succitati documenti relativi al messale mantovano, il cui completamento egli (Pacchioni) attribuiva a Gerolamo da Cremona.
Nel 1930 il Toesca pubblicava come del B., l'Annunciazione (Venezia, coll. Cini, già Hoepli) e la Lapidazione di s. Stefano (ibid.), minii tagliati da un corale di grandi dimensioni degli ultimi anni di attività del maestro, perché evidentemente posteriori alle miniature più tarde del messale di Mantova con forme grandiosamente espanse e colori violenti. Il Toesca ricordava in questa occasione anche il bellissimo S. Giorgio e il drago (Berlino, Gabinetto delle stampe) già pubblicato (Rass. d'arte ant. e mod.,V [1918], p. 141) insieme con un S. Marco (Berlino, Gabinetto delle stampe, n. 1562) pure di epoca avanzata. Nel 1951 aggiungeva al catalogo del miniatore una parte del breviario di Maria di Savoia (Chambéry, Bibl. municipale, ms. 4) miniato fra il 1432 e il 1435 nella bottega del maestro del Vitae imperatorum, alcuni minii di un offiziolo di Francoforte, (G. Swarzenski e R. Schilling, Die illuminierten Handschriften in Frankfurter Besitz, Frankfurt 1929, pp. 247 s., tavv. LXXIX s.), un minio di un corale miscellaneo lombardo del Museo Nazionale di Firenze (cfr. Z. Ameisenowa, in Bulletin de la société française de reproductions de manuscrits à peintures, Paris 1933, XVII, p. 97).
Frattanto lo Zeri (1950) aveva riconosciuto al B. il Salterio del British Museum (Add.ms. 15114) datandolo esattamente nel periodo di mezzo dell'attività dell'artista e pubblicava un'Annunciazione già della collezione Drey di Monaco, ora a Washington, Gall. Nazionale. Il Salmi (1951) inoltre riaffermava l'appartenza al B., anche se con l'esecuzione prevalente della bottega, dell'antifonario (cor. 9) del Museo Naz. di Firenze, di una Pentecoste e altre figure a mezzo busto della collezione Ed. Kann (A. Boinet, La collection de miniatures de M. Ed. Kann, Paris 1926, pp. 27 s., n. 31, tav. 27), di un foglio con Profeta della collezione Olschki, opere che appartengono piuttosto a vari seguaci del B., come pure Weigelt (1923) aveva attribuito al B. un Plutarco del British Museum (Add. m.s. 22318)che sembra dello stesso maestro (cfr. Ch. Mitchell, A XVth Century Italian Plutarch, London 1961) che miniò il Quinto Curzio della Biblioteca di Siena.
Inoltre sono stati assegnati attendibilmente al B. una figura di Gesù Bambino in iniziale A. della coll. Lehmann di New York, opera tarda; una Pentecoste giovanile, sempre della stessa collez., che fu esposta a Baltimora con l'attribuzione a Stefano da Zevio, come pure una Annunciazione bellissima (giovanile) del Museo di Cleveland (coll. J. H. Wade).
L'arte del B. rappresenta l'ultimo e più intenso episodio del capitolo tardogotico in Lombardia, subito prima dell'arrivo dei modi rinascimentali. In lui la grammatica gotica tocca accenti di libertà e vitalità quasi espressionistiche, rivelando decisivi legami con taluni aspetti della pittura emiliana della prima metà del Quattrocento, specie con quella che fa capo a Giovanni da Modena. Il carattere tipicamente "padano" e lombardo del B. rende improbabile l'ipotesi che lo vorrebbe toccato, secondo modi più o meno decisivi, da Lorenzo Monaco
Bibl.: F. Carta, Codici corali e libri a stampa miniati della Bibl. Naz. di Milano, Roma1894, pp. 153 s.; F. Malaguzzi Valeri, Pittori lombardi del Quattrocento, Milano 1902, p. 209; P. Toesca La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milani 1912 pp. 542 s.; G. Pacchioni, B. da Pavia e Gerolamo da Cremona miniatori, in L'Arte, XVIII(1915), pp. 241-252, 368-371, G. Gerola, Un prezioso messale di B., in Il Marzocco, XXII(1917), p. 52; C. H. Weigek, Lombardische Miniaturen im Kupferstichkabinett, in Jahrb. d. Königl. Preuszischen Kunstsamml., XLIV (1923), pp. 47-52; P. Toesca, Monumenti e studi per la storia della miniatura ital.: La collez. di, U. Hoepli, Milano 1930, pp. 104-106, tavv. LXXXVI s.; M. Salmi, Contributi aretini alla storia dell'arte, in Atti e Mem. d. R. Accad. Petrarca di Arezzo, n. s., XXX-XXXI (1941), pp. 5-8 dell'estr.; B. Degenhart, Eine lombardische Kreuzigung, in Proporzioni, III (1950), p. 65; F. Zeri, B. da Pavia: un salterio, in Paragone, I (1950), n. 3, pp. 50-52; P. Toesca, L'uffiziolo visconteo Landau-Finaly, Firenze 1951; M. Salmi, Contr. a B. da Pavia, in Fontes Ambrosiani, Misc. G. Galbiati, II, Milano 1951, pp. 321-328; S.Samek Ludovici, B. da Pavia, in Boll. d'arte, s. 4, XXXVIII (1953), pp. 21-24; Id., Miniature di B. da Pavia della Bibl. Vatic. e dal Messale Gonzaga di Mantova, Milano 1954; M. Salmi, La pitt. e la miniat. gotiche, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 822-826; Expos. de la Coll. Lehmann de New York, Musée de l'Orangerie, Paris 1957, p. 110; R. Cipriani, in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (cat.), Milano, 1958, pp. 75-78; M. Salmi, Pittura e miniatura a Ferrara nel Primo Rinascimento, Milano 1961, p. 9; M. Meiss, An early lombard altarpiece, in Arte antica e moderna, 1961, pp. 129, 132, nn. 28, 29; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p.. 221; Enciclopedia Italiana, VI, p. 497.