DAL VERME, Luchino
Nacque a Milano il 26 sett. 1838 da Luigi e da Vittoria Bolognini, in nobile e antica famiglia originaria di Verona, che aveva annoverato fra i suoi rappresentanti anche due famosi condottieri, Iacopo e Luchino, vissuti nel XIV secolo. Dopo aver studiato matematica a Pavia, visitò, ancora giovane, numerosi paesi europei e soggiornò a lungo in Inghilterra.
Nel 1859 si arruolò volontario nell'esercito sardo, lasciando, profugo, la Lombardia e, col grado di sottotenente dei granatieri, prese parte alle campagne di quell'anno e di quello successivo nell'Italia meridionale, guadagnandosi una medaglia d'argento al valor militare per il coraggio dimostrato durante l'assedio a Mola di Gaeta. Proseguì poi la carriera militare, entrando a far parte del Corpo di Stato Maggiore nel 1861; nello stesso tempo divenne precettore del principe Tommaso Alberto di Savoia, duca di Genova, che in qualità di ufficiale di ordinanza accompagnò a Harrow, in Inghilterra.
Successivamente egli divenne insegnante presso la Scuola militare di Modena e durante la campagna del 1866 si meritò, in qualità di capitano di Stato Maggiore, una seconda medaglia d'argento al valor militare per i fatti d'arme di Borgo Valsugana e di Levico.
Dapprima assieme al principe Tommaso Alberto, a bordo della "Vettor Pisani", poi da solo, compì, fra il 1879 e il 1880, un lungo viaggio in Estremo Oriente, da lui descritto nel volume Giappone e Siberia, e negli anni successivi si reco in Eritrea, nel Sudan e in Egitto, percorrendo tutta la valle del Nilo.
La real corvetta "Vettor Pisani", comandata dal principe Tommaso Alberto di Savoia, che aveva alle sue dirette dipendenze il D., tenente colonnello di Stato Maggiore e suo aiutante di campo, salpò da Venezia la mattina del 31 marzo 1879 per intraprendere una campagna di mare in Estremo Oriente, durata due anni, nel corso dei quali toccò novantadue differenti porti. La corvetta puntò su Brindisi, si diresse verso Cefalonia, costeggiò l'isola di Candia e fece scalo, infine a Porto Said. Salpata poi da Aden, la nave proseguì verso Berbera, dove il D., abbandonata momentaneamente la "Vettor Pisani", s'imbarcò prima su il "Rapido" e poi su un bastimento locale, che lo condusse fino a Bombay, percorrendo, nel giro di una settimana, ben 1.640 miglia marine. Egli proseguì il viaggio in ferrovia in direzione di Calcutta, toccando, fra l'altro, jabaipur, Allahabad e Benares, per imbarcarsi nuovamente su un piroscafo diretto a Penang, nello stretto di Malacca, dove attese l'arrivo della "Vettor Pisani", a bordo della quale ripartì alla volta di Singapore e di Hong Kong. La costa giapponese venne avvistata la mattina del 3 agosto: la corvetta italiana gettò l'ancora a Tama-no-ura, nell'isola di Fukuye, la più occidentale del gruppo delle Goto. La mattina dell'8 agosto giunse a Nagasaki per dirigersi poi verso la baia Olga, sulla costa della Tartaria, dove rimase alla fonda per circa un mese in seguito al manifestarsi, a bordo, di alcuni casi di colera. Il 22 settembre riprese il viaggio diretta prima a Vladivostok e poi a Possiette, l'ultima postazione militare russa sulla frontiera con la Corea, e infine a Hakodate, nell'isola di Ezo. Ripreso nuovamente il mare, la corvetta oltrepassò il capo Shiriya; toccò la baia di Nambu e raggiunse Yokohama, da dove il duca di Genova, assieme a quattro ufficiali, tra cui il D., si recò in treno a Tokio per rendere omaggio in forma ufficiale all'imperatore. Tornati sulla nave, essi ripartirono alla volta di Yokosha, dove il D. approfittò di alcuni giorni di sosta per visitare i dintorni della città e compiere due gite a Kamakura e a Kanazava.
Il 1° febbr. 1880 la "Vettor Pisani" uscì dal porto di Yokohama diretta al golfo di Suruga (il D. approfittò della circostanza per compiere un'escursione sul vulcano Fuji san). Giunti a Shimitsu, il D. chiese ed ottenne dal comandante il permesso di compiere via terra il tragitto fino a Kobe, che egli percorse per mezzo di alcuni "ginrikscià", assieme al tenente di vascello Pignone del Carretto, lungo la famosa "Tokaido", cioè la grande arteria stradale che da Tokio conduce a Kyoto: essi ebbero così l'opportunità di visitare Hamamatsu, Miya, Yokkaichi (un porto artificiale, raggiunto a bordo del vapore "Mitsu Bishi"), Seki e raggiungere, il 20 febbraio, lo scalo ferroviario di Otzu, da dove, in treno, toccando prima Kyoto e poi Osaka, arrivarono a Kobe. Ripreso il viaggio via mare, toccarono nell'ordine la baia di Miliara, i porti di Okashima e di Matsuyama, lo stretto di Shimonoseki, la baia di Fukuoka e giunsero a Nagasaki, da dove il D., dovendo fare ritorno abbastanza urgentemente in patria, continuò il viaggio assieme al console russo a Nagasaki, il quale aveva esaurito il proprio mandato. Si imbarcò così il 13 aprile alla volta di Vladivostok, da dove, per mezzo di una cannoniera, venne condotto alla foce del Sui Fun per imbarcarsi su un vaporetto destinato alla navigazione interna. Da Baranovska raggiunse il lago Khanka su una "teleska" (un carro a quattro ruote) per immettersi poi, su un battello, sul fiume Sungata, emissario del Khanka e affluente di sinistra dell'Ussuri, che venne percorso fino alla sua confluenza con l'Amur, a Khabarovsk. Il 23 maggio incominciò il lungo viaggio a ritroso lungo il grande fiume fino alla confluenza con lo Silka. Il 9 giugno la navigazione si concluse nella città di Sretensk, da dove egli proseguì, diretto a Tonisk, a bordo di un altro tipo di carro a quattro ruote, il "tarantass", toccando, fra gli altri, i centri di Nerčinsk, Čita, Verscino Udinskaia, Verkline Udinsk, e, costeggiando il lago Bajkal, il 16 giugno il D. e il suo compagno di viaggio giunsero ad Irkutsk, capitale della Siberia.
Rimasto solo, passando dal bacino dello jenisci a quello dell'Ob, toccò ancora Kansk e Krasnojarsk per giungere finalmente, il 2 luglio, a Tonisk dove si imbarcò su un battello che discendeva il fiume Tom fino all a confluenza con l'Ob e poi il fiume Ob fino alla sua confluenza con l'Irtyš. Egli approfittò di una sosta a Tobolsk per visitare il monumento a jermak, eroe cosacco, ritenuto il conquistatore della Siberia. Ripreso il viaggio, il battello abbandonò l'Irtyš per entrare nel suo affluente di sinistra, il Tobol, e passare subito dopo nella Tura. A Tjumen terminò la navigazione fluviale ed il D. fu costretto a salire nuovamente su un "tarantass", a bordo del quale toccherà successivamente le città di Kamyslov, Kossulinskaja ed, infine, Jekaterinburg, sul fiume Iset. Il 16 luglio salì su un treno che lo condusse, attraverso gli Urali, fino alle rive del fiume Kama, a Perm, da dove si imbarcò, ancora una volta, su un battello a vapore che collegava direttamente Perm con Kazan e Nižnij Novgorod, solcando prima il Kama e poi il Volga. La vasta pianura che divide Nižnij Novgorod da Mosca venne percorsa in breve tempo, cosicché il D. poté raggiungere la capitale russa il 21 luglio e visitarla per quattro giorni. Raggiunse poi in ferrovia Pietroburgo, dove si fermò pure alcuni giorni, e Vienna (vi sostò due giorni), arrivando a Milano il 5 ag. 1880.
Nominato colonnello nel 1882, il D. ottenne il comando del 60° reggimentodi fanteria; promosso generale nel 1890, fu posto a capo delle brigate Pinerolo ed Umbria e poi, col grado di tenente-generale, comandò le divisioni di Catanzaro, di Napoli e di Novara e ricoprì anche la carica di giudice del Tribunale supremo di Guerra e di Marina.
Intanto, nel i 890 (XVII legislatura), era stato eletto deputato per il secondo collegio di Pavia; fu poi rieletto, nello stesso collegio e poi in quello di Bobbio, ininterrottamente fino alla XXIII legislatura, militando nelle file del Centrodestra, facendo parte della Giunta superiore del catasto e del Consiglio dell'emigrazione, e rivestendo anche la carica di sottosegretario di Stato al ministero della Guerra, dal marzo al luglio 1896, durante il gabinetto Di Rudinì. Sempre in Parlamento fece parte di importanti commissioni, come quella di inchiesta sui contadini del Mezzogiorno, e fu promotore di numerosi e importanti progetti di legge. In particolare si occupò più volte di problemi militari, nonché dell'ordinamento e della tutela dei territori italiani in Africa, a proposito dei quali gli furono ripetutamente affidate delicate missioni diplomatiche.
Nel 1890 venne infatti incaricato dal Crispi di negoziare un accordo per la delimitazione delle zone di influenza dell'Italia e dell'Inghilterra in Africa; nel 1891-1892 fece parte della commissione per la determinazione dei terreni demaniali nella colonia Eritrea, avanzando alcune proposte che furono accolte nel decreto reale del 19 genn. 1893; alla fine del 1895 Crispi gli affidò anche il compito di stabilire i confini tra il possedimento italiano di Assab e quelli francesi di Gibuti; nel 1897 compì una riservatissima missione presso il re del Belgio, riguardante ancora i possedimenti italiani in Eritrea. Dopo essere uscito dall'esercito nel 1899, su sua richiesta, fino al 1901 condusse altri negoziati per la determinazione dei confini tra i territori italiani e francesi in Africa.
Attraverso queste sue missioni diplomatiche, i suoi scritti ed i suoi interventi in Parlamento, nonché gli stretti rapporti con numerosi esploratori (Bottego, Casati, Cecchi, Citerni, ecc.) divenne un punto di riferimento del filocolonialismo italiano di quel periodo, causa che egli sostenne pure all'interno della Società geografica italiana, di cui fu consigliere fra il 1885 e il 1887 e fra il 1891 e il 1895, nonché vicepresidente a partire dal 1897.
A questi problemi egli dedicò gli ultimi anni della sua vita, che si concluse a Roma il 22 marzo 1911.
Numerosi sono gli scritti lasciati dal D., apparsi per la maggior parte sulla Nuova Antologia, tutti caratterizzati dall'abbondanza di dati e notizie e dallo scrupolo ed esattezza dell'informazione. Egli promosse le prime pubblicazioni della sezione storica del Corpo di Stato Maggiore, interessandosi soprattutto alla preparazione dei volumi dedicati agli avvenimenti militari del 1848-49; dedicò inoltre una particolare attenzione ai problemi politici e militari dell'Estremo Oriente (Siberia. Rivelazioni di Giorgio Kennan, in La Nuova Antologia, 16 nov. 1891, pp. 229-53; Lo zar Nicola II in Estremo Oriente, ibid., 16 apr. 1899, pp. 641-63) e specialmente ai conflitti fra Cina e Giappone (Cina e Giappone nello scorcio del secolo XIX, ibid., 16 febbr. 1898, pp. 643-58; ibid., 1° marzo 1898, pp. 58-77; ibid., 1° apr. 1898, pp. 427-48; La guerra in Manciuria, ibid., 1° sett. 1900, pp. 140-162) e fra Giappone e Russia (La guerra nell'Estremo Oriente - 1904-1905 -: una serie di articoli pubblicati su La Nuova Antologia nel corso del 1904 e 1905, raccolti poi in un volumetto stampato a Roma nel 1906; La Cavalleria giapponese nella guerra del 1904-1905, in Rivista di cavalleria, IX[1906]; L'esercito russo e la guerra giapponese, in La Nuova Antol., 16 ag. 1910, pp. 656-87).
Per quel che concerne il continente africano, il D. si interessò a più riprese alle guerre sostenute dall'esercito britannico contro i Boeri e contro i Dervisci, con una serie di articoli apparsi anch'essi su La Nuova Antologia e raccolti poi nel 1936, a cura di R. Truffi, in un volume apparso a Livorno dal titolo La guerra anglo-boera. L'Italia nella lotta contro i Dervisci (i suoisaggi sulla guerra anglo-boera furono anche tradotti in inglese e pubblicati su un'autorevole rivista londinese dal colonnello C. Needham, addetto militare all'ambasciata inglese a Roma).
Il D. dedicò infine la sua attenzione anche ad altri temi (Le vie di comunicazione nell'Appennino fra la riviera di Levante e il Po, Milano 1875; Ilpaese dei Somali, Roma 1892; Una escursione in Croazia, in La Nuova Antologia, 1° sett. 1899, pp. 54-66; Una escursione in Bosnia, ibid., 1° ott. 1901 pp. 435-52), pubblicando, fra l'altro, il carteggio intercorso fra un suo illustre antenato, il condottiero Luchino Dal Verme, e Francesco Petrarca (Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme, Roma 1892), e redigendo la relazione della sottogiunta per la Campania dell'inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini dell'Italia meridionale (Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia, Roma 1909, IV,2).
La sua opera di maggior rilievo resta, ad ogni modo, la relazione del suo viaggio in Giappone e in Siberia (Giappone e Siberia. Note d'un viaggio nell'Estremo Oriente al seguito di S. A. R. il duca di Genova, Milano 1882), per l'interesse che suscitò la sua impresa, ancora piuttosto eccezionale a quel tempi, come risulta anche dal fatto che la prima edizione, curata da Hoepli, andò esaurita in pochi mesi ed il volume venne poi ristampato da Treves nel 1885.
Del D. ci è rimasta una relazione dal titolo La steppa di Kargalinsky, pubblicata in L'Esploratore, II (1878), pp. 122-135.
Fonti e Bibl.: Oltre che nell'archivio di fami glia di Torre degli Alberi (frazione di Ruino, in prov. di Pavia), numerosi documenti riguar danti il D. sono reperibili in svariati archivi: Roma, Arch. della Società geografica italiana, Arch. storico del soppresso ministero dell'Africa italiana, Arch. storico del ministero degli Affari Esteri, Arch. dell'Ufficio storico del Comando di Stato Maggiore; Sezione di Arch. di Stato di Biella (vi si conservano quaranta lettere inviate dal D. a L. Chiala fra il 1901 e il 1904: cfr. M. Cassetti, Le carte di L. Chiala, in Studi piemontesi, IX [1980], p. 154); E. Cotteau, De Paris aujapon, à travers la Sibérie, Paris 1883, passim; Le "Note di viaggio" del conte L. D., in Boll. della Soc. geogr. ital., s. 2, X 0885), pp. 774 ss.; G. Negri, Rumori mondani, Milano 1894, pp. 131-41; S. Sonnino, Diario, 1866-1912, Bari 1972, I, pp. 224 e 226; F. Crispi, La Prima Guerrad'Africa. Storia diplomatica della Colonia Eritreadalle origini al 1896, sopra documenti dell'Arch. Crispi, ordinati da T. Palamenghi-Crispi, Milano 1914, ad Ind.;F. Crispi, Quest. internazionali. Diario e doc. ordinati da T. Palamenghi Crispi, Milano 1927, pp. 28, 85; T. Palamenghi Crispi, L'Italia colon. e F. Crispi (con doc. dell'arch. Crispi), Milano 1928, ad Ind.; T. Sarti, Il Parlam. ital. nel cinquant. dello Statuto, Roma 1898, pp. 202 s.; L'Affica italiana al Parlamento nazionale, 1882-1905, Roma 1907, ad Indicem; A. Tortoreto, I parlamentari italiani della XXIII legislatura. Cenni biogr. dei deputati e senatori, Roma 1910, pp. 117 s.; A. Comandini, L. D. e G. Missori (necrol.), in L'Illustrazione italiana, 2 apr. 1911, pp. 330 s.; Commemorazione del vice-presidentegen. L. D., in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 4, XII (1911), pp. 557-64; R. Truffi, Precursori dell'impero africano, Roma 1936 (contiene l'ediz. di numerose lettere indirizzate al D.); Id., Antonio Cecchi e L. D. per il possesso diZeila, in Annali dell'Africa ital., I (1938), pp. 1134-37; Id., Un principe di casa Savoia duevolte in Giappone sullo scorcio del secolo passatoiniziando rapporti di fervida amicizia tra i duepaesi (dalla corrisp. di L. D.), in Bollettino dellaSoc. pavese di storia patria, II (1939), pp. 17 62; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori d'Italia dal 1848 al 1922, Milano 1940, p. 312; L. Ranieri, Les relations entre l'état indépendant du Congo et l'Italie, Bruxelles 1957, pp. 73-111; R. Rainero, L'anticolonialismo ital. daAssab ad Adua, Milano 1971, pp. 352 s.; M. Carazzi, La Società geografica italiana e l'esplorazionecoloniale in Africa (1867-1900), Firenze 1972, ad Indicem; A. Del Boca, Gli Italiani in AfricaOrientale dall'Unità alla marcia su Roma, Roma-Bari 1976, ad Indicem.