Alighieri, Lucia
Figlia di Pietro A. e di Iacopa de' Salerni, fu con le sorelle Alighiera e Gemma monaca nel monastero benedettino di S. Michele in Campagna presso Verona. Scarse sono le notizie sulla sua vita: ricoprì la carica di badessa dal 1402 all'anno della morte (avvenuta il 21 gennaio 1421), e appare nel necrologio del monastero in occasione della morte dei genitori e del fratello Bernardo.
In un contratto di locazione di una terra del monastero, stipulato il 17 novembre 1386, fra le monache " quae habent vocem in capitulo " appare una " soror Lucia de Danti " che è stata identificata con la nostra; e proprio valendosi di questa identificazione il Savino avanza l'ipotesi, convalidata da un passo del Vellutello (Vita e costumi del poeta, Premessa alla Commedia, Venezia 1544), che a quel tempo il cognome A. fosse stato sostituito, in onore dell'avo, in " Danti ". Ma nel necrologio del monastero il 17 novembre 1406 è ricordato " Obitus d. Bernardi de Aldigeriis fratris d. Luciae abbatissae ", e questa nota sembra annullare l'ipotesi precedente, in quanto appare singolare che il cognome avito fosse stato sostituito nella sola persona della monaca e indipendentemente dagli altri fratelli, la cui discendenza sappiamo bene conservò il cognome A.; e in particolare, accettando la tesi che Bernardo fosse figlio illegittimo di Pietro, ancor più singolare appare il fatto che il cognome avito fosse stato conservato in lui, mentre una discendente legittima assumeva un nuovo nome che non avrebbe tramandato a nessuno. È più verosimile, volendo conservare al " de Danti " valore di cognome, scartare l'identificazione di detta monaca con Lucia A. o meglio supporre un errore del notaio nell'indicare il nome del nonno invece del patronimico; o infine pensare che lei stessa spontaneamente abbia voluto aggiungere al suo il nome del nonno in segno di devozione.
Bibl. - C. Cavattoni, Documenti fin qua rimasti inediti che risguardano alcuni de' posteri di D.A., in Albo Dantesco Veronese, Milano 1865, 357; G. Savino, Non più Aligieri, ma Danti, in " Studi d. " XLIII (1966) 85-95; Piattoli, Codice 204, 217.