Arrighi, Luciana
Scenografa e costumista cinematografica, nata a Rio de Janeiro, nel 1942, da madre australiana. Nel ricreare ambientazioni ottocentesche o dei primi anni del Novecento, ha rivelato una grande precisione nella resa del dettaglio e nella ricostruzione degli interni. Il suo accurato lavoro artigianale le ha consentito di collaborare felicemente con registi di rilievo, ma particolarmente fortunato è stato soprattutto l'incontro con James Ivory: per le scenografie di Howards end (1992; Casa Howard), da lui diretto, si è infatti aggiudicata l'Oscar nel 1993.Il suo gusto estetico affonda le radici negli interessi artistici sia del padre, console generale d'Italia prima a Sydney, quindi in Brasile e a Nizza, e cultore d'arte, sia della madre, la ballerina e modella Eleonora Cox. Dopo aver studiato in Australia, all'Accademia di Belle Arti del Sacro Cuore di Kincoppal, iniziò la carriera di scenografa all'Elizabethan Theatre Trust di Sydney, alternando in seguito il lavoro per il cinema a quello per il teatro e l'Opera. Trascorso un periodo a Parigi, si trasferì a Londra, dove lavorò come scenografa per la BBC collaborando a tre produzioni televisive di Ken Russell, dal quale fu in seguito coinvolta, in veste di set designer, nel progetto cinematografico di Women in love (1969; Donne in amore), in cui seppe ricostruire magistralmente le ambientazioni dell'alta società inglese dei primi anni del 20° secolo. Importante si rivelò anche la collaborazione con John Schlesinger: insieme lavorarono a vari progetti teatrali e, al cinema, prima per Sunday bloody Sunday (1971; Domenica, maledetta domenica) poi per Madame Sousatzka (1988) riuscendo qui a trasformare un mélo di poco costrutto in un piccolo capolavoro di perfezione scenografica. Rimasta lontana dal cinema nella prima metà degli anni Settanta, la A. è tornata a dedicarvisi soltanto alla fine del decennio, al rientro in Australia, quando ha firmato le scene del film in costume My brilliant career (1979; La mia brillante carriera) di Gillian Armstrong, ridisegnando ambienti borghesi e contadini dell'Australia di fine Ottocento. La notevole affinità artistica con Ivory, rivelatasi già con Howards end, si è ulteriormente consolidata con The remains of the day (1993; Quel che resta del giorno) che le è valso una nomination all'Oscar nel 1994. Nel film la descrizione della tenuta di Darlington Hill, il rispetto per l'esattezza storica nel ricostruire le grandi sale, le cucine o i giardini diventano un tutto unico con la vicenda e con l'interpretazione degli attori. Lo stesso avviene per Sense and sensibility (1996; Ragione e sentimento) di Ang Lee, dal romanzo di J. Austen, ma in questo caso traspare una più forte tendenza al citazionismo, in particolare con i richiami alla pittura del Settecento inglese di T. Gainsborough e di J. Reynolds. La A. è tornata a descrivere l'Inghilterra della metà dell'Ottocento con Oscar and Lucinda (1997; Oscar e Lucinda) di G. Armstrong, mentre per Anna and the king (1999) di Andy Tennant, film grazie al quale ha ottenuto nel 2000 un'altra nomination all'Oscar, ha abbandonato il paesaggio inglese per descrivere l'epoca vittoriana alla corte del re del Siam, sorprendendo il pubblico cinematografico con una maestosa ricostruzione del palazzo reale di Bangkok.
S. Adler, Luciana Arrighi, in "Cinema papers", 1979, 22, pp. 421-24.