SAVIGNANO, Luciana
Ballerina, nata a Milano il 30 novembre 1943. Ha iniziato lo studio della danza alla scuola della Scala, entrando nel 1961 nel corpo di ballo del teatro. Nel 1962 seguì un corso di perfezionamento presso la scuola del Bol'šoj di Mosca. Nel 1965 fu nominata solista del teatro scaligero, diventandone prima ballerina nel 1972 ed étoile nel 1975. Già nel 1968 aveva colto la sua prima grande affermazione interpretando, sempre alla Scala, il personaggio della ragazza nel balletto Il mandarino meraviglioso di B. Bartók-M. Pistoni. Del medesimo Pistoni interpretò poi, con nobile vigore, la coreografia del Concerto dell'albatro di G.F. Ghedini (1971), di Contagio (musica di G. Gaslini, 1973) e di Specchio a tre luci (musica di V. Mortari, 1974). Ospite di importanti teatri e compagnie all'estero (Lyric Opera di Chicago, Ballet du XXème siècle di Bruxelles, Festival di Cuba, Metropolitan di New York, ecc.) la S., sotto la guida di M. Béjart, trovò la possibilità di far valere il suo straordinario temperamento di danzatrice drammatica.
A Bruxelles fu chiamata da Béjart per la prima volta nel 1973, per apparire nell'affresco danzato della Nona Sinfonia di Beethoven che interpretò, rinnovando il successo, anche a Milano, a Venezia e all'Arena di Verona. Il celeberrimo Bolero di M. Ravel, nella coreografia di Béjart, non creato espressamente per lei, doveva diventare una delle interpretazioni più personali della danzatrice. E si verificava per l'appunto il caso singolarissimo di una ballerina, non formatasi alla scuola e allo stile béjartiani, che ne diventava la più attendibile messaggera non solo nel nostro paese, ma nel mondo intero. A questo proposito è da ricordare Ce que l'amour me dit, creato per lei da Béjart a Montecarlo nel 1974, accanto a J. Donn. Sempre di Béjart la S. ha interpretato alla Scala, nel 1976, la Symphonie pour un homme seul (musica di P. Henry e P. Schaeffer), ventun anni dopo la creazione del balletto (Parigi, 1955) che aveva rivelato il grande coreografo francese, alle prese con una delle prime partiture coreografiche su musica concreta. Altre interpretazioni scaligere della S.: L'amore stregone di M. de Falla-L. Novaro (1972), L'après-midi d'un faune di C. Debussy-A. Amodio (1973), La sonata dell'angoscia di B. Bartók-A.M. Milloss (1975), Sinfonia di salmi di J. Stravinsky-M. Sparemblek (1976), Don Juan di G. Angiolini-C.W. Gluck-A.M. Milloss (1977). Nel 1977, sempre alla Scala, la S. fu protagonista di una nuova, modernizzata versione del balletto Cinderella di S. Prokof'ev a opera di P. Bortoluzzi, con il quale danzò, prima della sua prematura scomparsa (1993), in numerose occasioni anche fuori della Scala, e che creò per lei (in coppia con M. Pierin) un singolare duo intitolato Butterfly, su musica di Puccini. Fra gli altri coreografi per i quali la S. ha danzato si ricordano A. Ailey, L. Falco e soprattutto R. Petit, che creò per la S. un intero recital alla Piccola Scala (1983) con due trasposizioni coreografiche da testi letterari di J. Cocteau: La voix humaine e Le jeune homme et la mort.
La S. si è imposta nel panorama mondiale della danza d'arte degli ultimi trent'anni per l'asciutta compostezza del gioco scenico, commisto alla tensione drammatica e a una forte tecnica che le ha permesso di affrontare anche i grandi ruoli del repertorio classico: Giselle e Lago dei cigni.