STEGAGNO PICCHIO, Luciana
Lusitanista e brasilianista, nata ad Alessandria il 26 aprile 1920. Dopo aver frequentato le scuole secondarie ad Alessandria, studiò lettere classiche e archeologia (1939-41) all'università a Torino. Trasferita con la famiglia a Roma (1941), si laureò in lettere con una tesi di Archeologia classica (1942). Due anni dopo sposò G. Stegagno, pediatra e studioso di Stendhal. Entrata in contatto con intellettuali portoghesi cui insegnava l'italiano, studiò a sua volta il portoghese (1943) e iniziò a pubblicare traduzioni e articoli di letteratura spagnola e portoghese (1951-56). Assistente universitario nel 1956, conseguì nel 1960 la libera docenza in Lingua e letteratura portoghese, che insegnò per incarico all'università di Pisa dal 1959 al 1968. Nel 1969 vinse la cattedra di Lingua e letteratura portoghese e venne chiamata nella facoltà di Lettere dell'università di Roma. Socia di numerose Accademie italiane e straniere (fra cui l'Academia das Ciências di Lisbona), è stata insignita di molte onorificenze, fra le quali l'Ordem de Santiago da Espada della Repubblica portoghese, l'Ordem do Rio Branco e l'Ordem do Cruzeiro do Sul della Repubblica brasiliana. Ha fondato e diretto la rivista Quaderni portoghesi ed è condirettrice di Letteratura d'America.
Nel 1956 fu chiamata a dirigere la sezione di teatro in lingue iberiche dell'Enciclopedia dello spettacolo fondata da S. D'Amico; al teatro sono dedicati appunto molti dei suoi primi lavori, fra cui la Storia del teatro portoghese (1964; trad. portoghese, 1969 e 1994) e le Ricerche sul teatro portoghese (1969). Nel 1957 aveva incontrato il grande poeta brasiliano M. Mendes, venuto a insegnare all'università di Roma; fu l'inizio di un'amicizia e di un rapporto intellettuale profondo che sarebbe durato fino alla morte del poeta, la cui opera completa la S.P. ha pubblicato in edizione critica a Rio de Janeiro nel 1994. Dal 1959 ha dato inizio a una ricca attività filologica e critica, con la pubblicazione di saggi ed edizioni di testi portoghesi (da João de Barros a Gil Vicente, a Martim Moya), affinando progressivamente un metodo filologico innovativo, aperto alle correnti critiche più moderne (O método filológico, 1973); assai fruttuosa la collaborazione con R. Jakobson, sfociata in pubblicazioni comuni (Les oxymores dialectiques de Fernando Pessoa, 1968). Lo stesso Jakobson è stato il prefatore della raccolta dei saggi portoghesi della S.P. (La méthode philologique, 1982, 2 voll., dedicati ad autori e problematiche che vanno dal Medioevo alle avanguardie novecentesche), i cui interessi dal 1959 si sono estesi, con attenzione crescente, al Brasile, con speciale riguardo a testi di ''inventori del linguaggio'', agli autori-poeti e alle avanguardie, in fitti studi poi sfociati anche in un'opera complessiva (La letteratura brasiliana, 1972).
Rigore e metodo filologico sono uniti nell'attività della S.P. alla coscienza dell'interrelazione di tutte le forme di cultura, antiche e moderne; di qui il suo decisivo contributo al rinnovamento in Italia degli studi di lusitanistica e brasilianistica. Nel 1993 ha pubblicato una raccolta di poesie, ove esperienza critica e umana si fondono in preziosi bilanci e scandagli plurilingui (La terra dei lotofagi. Poesie con note).
Bibl.: Una Bibliografia iberistica di S.P. è pubblicata negli Estudos portugueses. Homenagem a Luciana Stegagno Picchio, Lisbona 1991, pp. xvii-lv (alle pp. lvii-lviii è anche una breve biografia). La bibliografia completa fino al 1993, a cura di G. Boni e R. Desti, è ora pubblicata a Napoli, nelle edizioni Enchiridion dell'Istituto Universitario Orientale, 1994.