BALDESSARI, Luciano
Nacque a Rovereto (Trento) il 10 dic. 1896, da Leopoldo, calzolaio, e da Maria Casetti, sesto di nove figli. Nel 1906, alla morte del padre, venne accolto nell'istituto orfanotrofio della sua città, dove incontrò Fortunato Depero, che lo avviò all'arte impartendogli lezioni di disegno. Nel 1909 si iscrisse alla Scuola reale superiore elisabettiana, impostata sui programmi didattici del Werkbund tedesco, e anche qui ebbe la ventura di incontrare un maestro di disegno di grande qualità, Luigi Comel, come pure molti compagni di talento con i quali presto divise le inclinazioni futuriste.
Conseguì il diploma nella medesima scuola, trasferita a Vienna, nel 1918. Negli ultimi mesi del conflitto mondiale fu arruolato nell'esercito austriaco. Dopo l'armistizio, passò subito a Milano, per frequentarvi il politecnico, presso il quale si laureò in architettura il 14 dic. 1922. Aveva intanto realizzato la sua prima opera architettonica, la facciata della nuova chiesa di Vallarsa, in Trentino.
Nel 1923 si trasferì a Berlino, dove tenne nel 1925 una mostra di acquarelli nella galleria dell'editore Gurlitt e iniziò l'attività scenografica per il cinema e il teatro, che sarebbe restata sempre uno dei suoi prediletti campi d'espressione; nell'estate del 1925 soggiornò a Parigi. Rientrò in Italia nel 1926 e incominciò a intrattenere fecondi rapporti con l'industriale Carlo Frua, che sarebbe divenuto uno dei suoi più qualificati committenti ed amici, e con gli architetti fondatori in quello stesso periodo del Movimento razionalista italiano, oltre che con il gruppo degli astrattisti comaschi; il teorico dell'astrattismo italiano, Carlo Belli, suo conterraneo, era da tempo suo amico.
Nel 1927 allestì la Mostra nazionale serica alla villa Olmo di Como; Umberto Notari gli commise l'architettura interna della sua libreria in via Montenapoleone a Milano; e a Milano il B. aprì (1928) il suo primo studio, in via S. Marta, esplicando nei primi anni soprattutto un'intensa attività di scenografo. Del 1930 è il progetto del nuovo caffè-bar Craja in vicolo S. Margherita, che egli realizzò insieme con gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, chiamando a collaborare per le decorazioni anche Marcello Nizzoli e Fausto Melotti, altro suo conterraneo. Negli anni successivi fu presente con varie opere e interventi a importanti manifestazioni espositive, come la Triennale di Milano, e progettò numerose case d'abitazione; ma si trovò spesso nella condizione di dover rinunciare a incarichi di prestigio per salvaguardare la propria indipendenza; predispose anche, su commissione di Carlo Frua, un grande progetto del complesso architettonico di piazza S. Babila, che non venne poi realizzato.
Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, il B. si trasferì a New York; qui visse per nove anni, praticando, poiché non gli era riconosciuta la laurea italiana in architettura, pittura e scenografia; strinse significative amicizie e si legò ad Alina Griffith, cognata di David, che morirà prematuramente nel 1948; nel 1945, a una riunione del Collegio degli architetti di New York, il B. si batté per una riappacificazione degli animi e per una riammissione all'attività professionale degli architetti attivi sotto il regime fascista.
Tornato a Milano, incominciò a progettare padiglioni per la Fiera campionaria (notissimo il padiglione Breda del 1951) ed entrò nella giunta esecutiva della Triennale; le opere più significative degli anni successivi sono il grattacielo nello Hansaviertel di Berlino (1955-57), in collaborazione con l'architetto M. P. Matteotti e l'ingegner E. Saliva (G. Ponti, in Domus, luglio 1957, pp. 1-3), il condominio Milano in via Paoli, n. 33, a Rovereto (1960), e la casa di riposo per ciechi Villa Letizia, con annessa cappella di S. Lucia (1962), commissionatagli da Angiola Maria Campari Migliavacca a Caravate (Varese); e ancora, la ristrutturazione, dopo il bombardamento, della sala delle cariatidi e delle colonne nel palazzo Reale di Milano (1971), in collaborazione con l'architetto Zita Mosca; gli allestimenti di una serie di mostre, tra cui quella del Romanino a Brescia (1965) in collaborazione con l'architetto C. Innocenti, di Vincent Van Gogh (1952), di Roberto Crippa (1971) e Lucio Fontana (1972), tutte nel palazzo Reale di Milano, le ultime in collaborazione con l'architetto Mosca.
Nel frattempo il B. aveva continuato l'attività di scenografo, che gli era specialmente congeniale, e di progettazione d'interni (nel 1981 la ditta Luceplan mise in produzione la celebre lampada Luminator ideata dal B. nel 1929); e aveva a più riprese continuato a disegnare e dipingere con libero estro.
Nel 1965 aveva sposato a Basilea l'attrice Schifra Gorstein, dalla quale avrebbe divorziato nel 1977. Nel 1982 sposò a Milano Zita Mosca, che con lui collaborava sin dal 1967. Morì a Milano il 16 sett. 1982.
Il B. è un personaggio che fa a sé nella storia dell'architettura italiana, per non poter essere inserito in alcuno dei movimenti con precise connotazioni programmatiche e per non aver partecipato ad alcun gruppo organizzato e definito. Egli si riconosceva volentieri esponente del razionalismo, essendo la sua produzione, specie nel corso degli anni Trenta, ispirata ai principi di sinteticità, funzionalismo, rifiuto delle sovrastrutture esornative che accomunano tutti gli architetti di quell'indirizzo. È vero d'altra parte che la sua opera è fortemente permeata dalle suggestioni dell'espressionismo tedesco, cui egli era stato vicino negli anni della formazione e che in qualche modo era in linea con la matrice futurista della sua attività giovanile. Opere come il padiglione Breda malauguratamente smantellato e demolito, e come la chiesa di Caravate, e così molti dei progetti non realizzati, mostrano una precisa tensione simbolica che anima la rigorosa semplicità delle strutture. Il retaggio futurista, liberamente inteso, e una concisione plastica in linea con le più intense indicazioni delle scuole scenografiche franco-tedesche appaiono evidenti anche nella sua attività per il teatro: nel corpo della quale vanno almeno menzionati i bozzetti per l'Enrico IV e per i Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello, rispettivamente del 1930 e 1932; affine è la sua geniale produzione pittorica.
L'archivio Baldessari, progettato e curato fin dagli anni Settanta da Zita Mosca, è conservato presso il CASVA - Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano (schizzi e scenografie), il Politecnico di Milano (disegni tecnici) e l’Archivio del '900 del Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (carteggi, documentazione relativa ai progetti e rassegna stampa); i fondi Baldessari presso queste istituzioni possono essere consultati on line.
Fonti e Bibl.: U. Nebbia, Il palazzo della stampa, in Lidel (Milano), XV (1933), pp. 358-61; F. Albini, Padiglione della stampa, in Edilizia moderna, n. 10-11, agosto-dicembre 1933, pp. 12-15; R. Giolli, Architetti italiani: B., in Colosseo (Milano), marzo 1934, pp. 324-335; A. Pica, Nuova architettura italiana, Milano 1936, pp. 57-59, 217-21; B. Moretti, B. o della versatilità, in Rass. d'architettura, aprile 1940, pp. 97-103; A. Pica, Architettura moderna in Italia, Milano 1941, passim; G. Veronesi, Difficoltà politiche dell'architettura in Italia 1920-1940, Milano 1953, pp. 41, 103; G. Dorfles, L'architettura moderna, Milano 1954, pp. 102, 111; F. Stalily, L. B., in Graphis (Zurigo), 1955, n. 61, pp. 434-39; F. Russoli, Catal. della mostra personale di L. B. alla galleria Schettini, Milano 1957; G. Veronesi, L. B. architetto, Trento 1957; recens. in Edilizia moderna, n. 63, aprile 1958, pp. 88 ss.; G. Dorfles, La mostra di L. B. in Germania, in Domus, marzo 1959, n. 352, pp. 29-36; G. Veronesi, La torre di Berlino e l'opera dell'architetto L. B., in L'Architettura, agosto 1960, pp. 232-241; G. A. Dell'Acqua, Una casa una chiesa, Milano 1968; M. Cinotti, Razionalismo di B., in Le Arti (Milano), ottobre 1969, pp. 31 s.; Avanguardia a teatro dal 1915 al 1955… (catal.), a cura di M. Monteverdi, Milano 1969, passim; Milano 70/70 (catal.), II, Milano 1971, p. 187 e passim; C. De Seta, La cultura architettonica in Italia tra le due guerre, Bari 1972, ad Indicem; G. Cagnoni, Note su studi scenografici di L. B. per opere di Riccardo Zandonai, in Manifestazioni per Riccardo Zandonai (catal.), Rovereto 1975, senza indicaz. di pagine; Il razionalismo e l'architettura italiana fra le due guerre (catal.), a cura di S. Danesi-L. Patetta, Milano-Venezia 1976, ad Indicem; Controspazio (numero monografico dedicato a L. B.), 1978, n. 2-3; Il disegno di L. B. (catal.), Milano 1978; L. B. architetto, in Quaderni di architettura e design della galleria del Levante, a cura di G. Contessi, Milano 1978 (numero monografico dedicato al B.); B. Bernardi, in La metafisica: gli anni Venti (catal.), II, Bologna 1980, pp. 523-527; C. De Carli, L. B. architetto artista, in Città-società (Milano), aprile-giugno 1981, pp. 78-90; S. Sinisi-F. Cataldi Villari, Artisti scenografi italiani 1915-1930 (catal.), Roma 1981, passim.; C. De Seta, L'architettura del Novecento, Torino 1981, ad Indicem; V. Fagone, B. progetti e scenografie, Milano 1981; Gli Annitrenta (catal.), Milano 1982, ad Indicem; Zandonai-B. (catal.), a cura di Z. Mosca, Milano 1983; Omaggio ad Archi (Luciano Baldessari) (catal.), a cura di P. Baldessari, Rovereto 1984; L. B. (catal.), a cura di Z. Mosca, Trento 1985 (con bibl. completa); v. anche: Diz. encicl. di archit. e urbanistica, I, Roma 1968, p. 222.