BIANCIARDI, Luciano
Scrittore, nato a Grosseto nel 1922, morto a Milano nel 1971. L'opera di B. è sin dall'esordio dominata da un interesse documentaristico che illumina, al di fuori delle remore di una visione mistificata, il passato e il presente della storia italiana. Il documento è utilizzato costantemente da B. in funzione di denuncia di una situazione attuale che può assumere la forma rigorosa e polemica dell'inchiesta, come nel caso de I Minatori della Maremma (1956; in coll. con C. Cassola) oppure della satira nutrita di un humour che nasconde, sotto la superficie del grottesco, un risentito impegno umano e politico. È il caso de Il lavoro culturale (1957; ed. ampliata, 1964) che si colloca tra il pamphlet e il saggio autobiografico, e de L'integrazione (1960) già più romanzo che pamphlet.
La tendenza a leggere nel passato le premesse di un presente disgregato e alienato dà vita a Da Quarto a Torino, Breve storia della spedizione dei Mille (1960; ed. ampliata, 1968) e in seguito a Daghela avanti un passo (1969), revisione e rilettura dei momenti salienti della storia risorgimentale. In ambedue i libri, nati inizialmente come letture per ragazzi, la demistificazione della storia patria, seppure contenuta nei limiti del registro ironico, svela impietosamente le magagne politiche e sociali dell'Italia degli anni Sessanta.
All'Italia del miracolo economico, di cui B. è uno dei più acuti ed efficaci descrittori, l'autore torna con La vita agra (1962), romanzo in cui si riaffacciano, inseriti in una trama grottesca e paradossale, i temi de L'integrazione, e cioè il contrasto tra provincia e città, l'avvento dell'industria culturale come sconfitta dell'autonomia dell'intellettuale e come fine dell'impegno, l'alienazione imposta dal ruolo subalterno al feticcio economico, dalla massificazione, dai ritmi della civiltà industriale.
La battaglia soda (1964) rappresenta il tentativo di sottoporre quel materiale storico così caro alla fantasia e all'impegno intellettuale e politico di B. a un trattamento non più documentaristico, ma romanzesco; mentre quello stesso materiale torna, a testimoniare il suo valore attuale, in Aprire il fuoco (1969) dove appare fuso con le attese e le disillusioni del presente.
Una netta dimensione autobiografica condiziona anche il resoconto di un viaggio in Nord-Africa, Viaggio in Barberia (1969). È invece apparso postumo Giorni nostri (1972, in coll. con D. Manzella). Di particolare interesse, nella prosa di B., le soluzioni espressive che lo scrittore viene maturando nel suo trascorrere dal documento al racconto, e che volgono, nelle opere più mature, all'attuazione di un pastiche che fa le sue prove migliori nella mescolanza dialettale, gergale e aulica di La vita agra.
Bibl.: M. Forti, Temi industriali della narrativa italiana, in Il Menabó, 1961, n. 4; G. Mariani, La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962; W. Pedullà, La letteratura del benessere, Napoli 1968; O. Lombardi, La narrativa italiana nella crisi del Novecento, Caltanissetta 1971; W. Mauro, in I Contemporanei, Milano 1974.