BORZONE (Bolzone), Luciano
Figlio di Silvestro, "cittadino scarso di sostanze, ma ben fornito d'integrità e di pietà" (Soprani-Ratti, I, p. 244), e di Veronica Bertolotto, nacque a Genova nel 1590.
Il Soprani ne ha scritto una precisa biografia che, con le aggiunte del Ratti e con le notizie che si ricavano dagli scritti del Chiabrera, permette di conoscere bene la vita di questo pittore e di avere soggetti e ubicazione originale di molti dipinti oggi dispersi.
Avviato agli studi letterari, il B., frequentando la casa dello zio materno Filippo Bertolotto, modesto ritrattista, rivolse i suoi interessi alla pittura: raggiunse ben presto una discreta abilità nel disegno, tanto che Alberico Cybo principe di Massa si adoperò per farlo entrare alla scuola di C. Corte. All'Accademia del disegno fu notato da Giov. Carlo Doria, per il quale dipinse varie tele (Soprani, p. 180), e che, probabilmente nella seconda metà del 1614, seguì a Milano per consigli nell'acquisto di quadri: ebbe così occasione d'entrare in diretto contatto con la grande pittura del Seicento lombardo. A Milano dipinse i ritratti di numerosi personaggi importanti e ricevette molte ordinazioni, che portò a termine anche a Genova, dove era tornato, aprendo bottega per suo conto (Soprani, pp. 181 s.; questi contatti sono testimoniati dalla corrispondenza col Borsieri: cfr. Caramel).
Nella corrispondenza del Chiabrera il nome del B. ricorre spesso negli anni 1614-1632, e da un'annotazione manoscritta di G. B. Spotorno all'edizione delle lettere del 1762 (Bologna), conservata nella Bibl. Universitaria di Genova (ms. G. V. 23, p. 20), risulta che il B. già nel 1612 aveva fatto un ritratto a penna del suo "compare". Un ritratto del Chiabrera è ricordato (Soprani, p. 182) nella galleria di Urbano VIII. Il B. era evidentemente anche amico di B. Castello, se insieme avevano promesso al Chiabrera (1616?) di decorare le pareti della sua casa di Savona (G. Chiabrera, Delle opere, Venezia 1757, p. 121); il poeta in questa occasione gli dedicò una canzonetta, dove descrive cosa avrebbe voluto fosse dipinto nella sua "Siracusa" (G. Chiabrera, Canzonette. Rime varie,Dialoghi, a cura di L. Negri, Torino 1952, pp. 83 s.: "Se di bella, che in Pindo alberga Musa"; cfr. anche ibid., pp. 456 s., il sermone "Borzon, tosto che torni il sol nel Cancro"). Sempre dall'epistolario del poeta si hanno altre notizie: nel 1615, se non l'avesse compiuto il Castello, il B. avrebbe fatto lo schizzo di una testa da un quadro del Tiziano che il Chiabrera aveva venduto; nel 1617 era ammalato; nel 1629 pensava di recarsi a Massa e a Firenze.
Delle numerose opere citate dal Soprani, che tra l'altro ricorda l'abilità del B. nei piccolissimi ritratti che "sotto li diamanti e altre gioie negli anelli potevano facilmente accomodarsi" (p. 180), citiamo solo alcuni titoli che nella biografia acquistano un valore cronologico, ma che sono attualmente dispersi: Ritratto di schermidore (intorno al 1606), Vergine del Rosario per la chiesa di S. Maria Maddalena delle convertite di Genova (distrutta), Diogene e l'Allegoria delle Arti per G. C. Doria, ritratto del cardinale Orazio Spinola (morto a Genova nel 1616), una tela riproducente il Sacro catino (reliquia, conservata nel duomo di Genova, consistente in un catino di vetro verde, un tempo ritenuto di smeraldo), quadro che il Senato della Repubblica voleva mandare a Filippo III di Spagna (quindi prima del 1621; e in Spagna andarono effettivamente ma, come la tela con il Sacro catino, sono disperse [Pérez Sánchez] le opere che il marchese di Santa Croce fece dipingere a Genova: oltre a un piccolo ritratto, "altre operine" e Nostra Signora delle rose,I magi,Francesco Saverio predicante);il ritratto di Fra' Tommaso da Trebbiano (compiuto prima del 1634), di cui lo Heinecken aveva l'incisione fatta da M. Lasne.
Il Soprani (pp. 182 s.) ricorda che il B., "per suo diporto", intagliò all'acquaforte: Tizio tormentato dall'avvoltoio ("che aveva dipinto per un cavaliere di casa Trotto, Lombardo"), S. Pietro liberato (la tavola era stata mandata a Milano), "alcune Madonne", un ritratto di P. G. Giustiniani e certi Putti scherzanti tra di loro, da lui già rappresentati in pittura- con successo - nella città di Milano: a questa lista lo Heinecken aggiungeva, oltre al ritratto citato di Fra' Tommaso da Trebbiano, quello di Fr. Pisani, inciso da L. Kilian, di cui esiste un esemplare presso la Civica raccolta Bertarelli di Milano.
Una ricognizione tra i libri illustrati del tempo potrebbe anche dare fruttuosi risultati; dalle lettere di T. Stigliani (G. B. Marino, Epistolario..., Bari 1911-1912, pp. 273-276) sembra che il B. si occupasse di attività editoriali; in A. Franzone, La nobiltà di Genova (Genova 1636), il Ritratto del Franzone, il frontespizio con trofei e S. Giorgio sono firmati e datati 1636; probabilmente devono attribuirsi a lui anche i disegni per le altre 33 tavole, stilisticamente molto affini. Il frontespizio delle poesie di Gian Giacomo Cavallo, Ra Cittara Zeneize (Genova 1636), è firmato "L. B. I." ed è senz'altro del B., dato che la collezione contiene (pp. 142-145) due sue poesie: "Se Ballin piggia in man ro sigorello" (a cui Cavallo risponde con "Se Borzon da de man à ro pennello") e "L'anno chi ne pareiva unna Trattuga" (risponde Cavallo: "L'anno che con re boffe de leituga"): il Ratti (in Soprani-Ratti, I, p. 247 nota), indicando che alcune poesie in genovese del B. sono inserite nella raccolta del Cavallo, fa intendere che egli ne aveva scritte anche altre.
Delle poche opere identificabili del B. ricordiamo: Cristo e la Veronica nella chiesa di S. Francesco di Paola a Genova, molto vicina ai modi lombardi. Più mature e formalmente legate alla tradizione genovese, sebbene vi persistano elementi di gusto lombardo: la Vergine in gloria che consegna le chiavi di Genova a s. Bernardo, siglata, attualmente nella chiesa di S. Girolamo a Quarto (Ratti, in Soprani-Ratti, I, p. 252 nota, ricorda una Vergine e s. Bernardo nella chiesa di S. Bernardo a Genova, demolita nel 1849), che nell'impostazione degli spazi sembra seguire da vicino lo Strozzi, e il S. Francesco dell'Accademia Albertina di Torino (Griseri). Più tardo, se si deve attribuire al B., è il Miracolo di s. Antonio nella chiesa di S. Francesco a Rapallo, che sembra risentire, nella nitidezza e nell'incisività del segno, della presenza genovese del Gentileschi, col quale il B. ebbe rapporti personali (Soprani, p. 184). Nella Pinacoteca civica di Savona sono conservati un altro Miracolo di s. Antonio e una Natività, già ricordata dal Ratti (in Soprani-Ratti, I, p. 252 nota) nella chiesa di S. Teresa in Savona, di notevole scioltezza nell'impianto spaziale, appartenente al periodo maturo dell'artista, come la Madonna col Bambino e s. Giorgio (Genova, pal. S. Giorgio), in cui la levigatezza delle forme e la dolcezza degli atteggiamenti fanno pensare a un possibile influsso del Reni. Già il Soprani (p. 184) ricorda in S. Maria di Castello a Genova un S. Vincenzo Ferreri fanciullo che predica a coetanei:restaurato nel 1951, ha perduto molto della sua immediatezza.
Altre opere attribuite al B.: a Monticelli d'Ongina, nella chiesa di S. Lorenzo, Giuseppe venduto dai fratelli e I gioielli trovati nel sacco di Beniamino (di quest'ultimo altra versione in coll. priv. genovese: [Podestà]; a Chiavari, nella cattedrale, S. Francesco (Cappellini, 1942); Roma, coll. priv., Achior riceve la testa di Oloferne (Manzitti, che intitola erroneamente Decollazione di s. Giovanni); Genova, coll. priv., Ecce Homo (cfr. Pittori genovesi... nel '600 e nel '700, catal., Genova 1969, pp. 54 s., attr. a O. De Ferrari).
Nell'ultimo periodo della sua vita il B. lavorò per Giacomo Lomellini detto il Moro, che se ne servì - lo aveva già fatto il Doria - anche come consigliere per la formazione della propria collezione. Per il nuovo mecenate l'artista dipinse, tra l'altro, un "San Paolo con certi libracci vecchi in mano", un "San Pietro che discorrendo con la serva di Pilato afferma con giuramento di non conoscere l'amato suo Signore" (Soprani, p. 183), opere oggi perdute, e Il presepe, per la cappella Lomellini nella chiesa dell'Annunziata del Guastato a Genova (Belloni), dove si trova tuttora: alquanto scurita, conserva la scioltezza d'impianto spaziale della tela, di cui si è detto, con lo stesso soggetto, esistente a Savona. È questa l'ultima opera del B. che, mentre la dipingeva, nel 1645, cadde da un'alta scala e morì.
L'opera a cui attendeva fu terminata dai figli. Il Soprani (p. 180) dice che il B. si sposò a 19 anni con la nipote del maestro di musica "Gerolamo Morello o sia Gallo". Fu membro dell'Accademia di S. Luca di Roma (Missirini): il suo nome figura tra molti altri indicati come "Amessi 1633" (?) alla p. III di una Nota delli Signori Accademici (Roma, Arch. storico dell'Acc. di S. Luca, vol. 146).
Dei figli, Giovanni Battista, il maggiore, secondo il Soprani "haveva più inclinatione ad historiare con figure grandi al naturale": probabilmente è sua la parte inferiore dell'ultima opera del padre, il Presepe, dell'Annunziata del Guastato a Genova. Gli è stata attribuita (Thieme-Becker) quella che si suppone la parte posteriore di un gonfalone processionale nella Harrach'sche Gemälde Galerie di Vienna. Morì a Genova, "in fresca età", poco prima della peste del 1657.
Di Carlo, invece, che "non solo historiava ma haveva felicità staordinaria nel ritrar al naturale, ne' piccoli ritratti in particolare" (Soprani), nulla è conservato. Egli, come il fratello, avrebbe completato l'opera lasciata interrotta dal padre; la sua attività di ritrattista è confermata da una serie di lettere al duca di Mantova (13 dic. 1654, 9 gennaio, 2 marzo, 13 luglio 1655), al quale aveva fatto il ritratto (Bertolotti). Morì a Genova, di peste, nel 1657.
Anche Francesco Maria, altro figlio del B., fu pittore di paesaggi e marine attivo in Francia.
Fonti eBibl.: R. Soprani, Le vite de' pittori... genovesi, Genova 1674, pp. 179-185 (pp. 206 s., per Giov. Battista; pp. 207 s., per Carlo); L.Scaramuccia, Le finezze de' pennelli italiani..., Pavia 1674, p. 155; C. G. Ratti, Instruzione di quanto... può vedersi in Genova, Genova 1766, pp. 42, 78, 155; R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite de' pittori..., I, Genova 1768, pp. 104, 243-254, 256, 257, 272; II, ibid. 1769, p. 75; Description des beautés de Gênes..., Genova 1781, pp. 21, 27, 48; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1789, II, 2, p. 325; K. H. von Heinecken, Dictionnaire des artistes dont nous avons des estampes, III, Leipzig 1789, p. 183; M. Missirini, Memorie... della romana Accademia di S. Luca..., Roma 1823, p. 461; G. B. Spotorno, Storia letter. della Liguria, IV, Genova 1828, pp. 46, 55, 215; F. Alizeri, Guida artistica..., Genova 1846, I, pp. 321, 387; II, pp. 40, 41, 767, 768; III, pp. 903, 904; A. Bertolotti, Artisti in relaz. coi Gonzaga..., Modena 1885, pp. 164 s. (per Carlo); L. Caramel, Arte e artisti nell'epist. di G. Borsieri, in Contributi dell'Ist. di st. dell'arte medioev. e mod., Milano 1966, pp. 91-220 passim;O. Grosso, La pittura genovese, in Riv. ligure, XI-XII (1908), p. 396; G. Frizzoni, Di alcune opere d'arte nel Comune di Rapallo, in L'Arte, XII (1909), pp. 92 s.; D. Castagna-M. U. Masini, Guida di Genova, Genova 1929, pp. 10, 163, 247, 292, 296, 403; G. De Logu, Pittori minori liguri lombardi piemontesi del Seicento e Settecento, Venezia 1931, p. 145; A. Cappellini, L'abbazia di S. Gerolamo di Quarto, in Genova, III (1934), p. 200; Id., Chiavari antica e moderna, Genova 1942, p. 114; A. Griseri, Una revisione nella Galleria dell'Accademia Albertina in Torino, in Boll.d'arte, XLIII, (1958), pp. 77 s.; A. Podestà, Inediti di pittori genovesi del XVII sec., in Emporium, CXXXIX-CXL (1964), pp. 116-119, 262 (erroneam. chiamato Lorenzo); V. Belloni, L'Annunziata di Genova, Genova 1965, v. Indice (anche per Carlo); A. E. Pérez Sánchez, Pintura italiana del siglo XVII en España, Madrid 1965, pp. 523 s.; Dipinti del XVII e XVIII sec. (catal. Rubinacci - antichità), Genova s.d. (ma 1969), pp. 36 s.; C. Manzitti, Riscoperta di L. B., in Commentari, XX (1969), pp. 210-222; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 381 s. (anche per i figli).