CONTI, Luciano
Nacque a Firenze l'8 maggio 1868 da Enrico e da Attilia Facchini. Diplomatosi all'istituto nautico di Livorno, proseguì gli studi presso il Politecnico di Milano, ove si laureò in ingegneria industriale.
Dopo un primo breve impiego nel Corpo tecnico erariale, ove si occupò di canali demaniali, passò all'Ufficio tecnico del comune di Firenze. La sua personalità dinamica, portata più alla realizzazione delle opere che al lavoro d'ufficio, gli impedì di durare a lungo anche nel secondo impiego. Lasciò infatti ben presto l'Ufficio tecnico di Firenze e iniziò l'attività di libero professionista.
Nel 1897 iniziò la progettazione dell'acquedottodi Siena per conto della Soc. Fonderia del Pignone; successivamente, nel 1905, redasse il progetto esecutivo dell'acquedotto per incarico dei comune di Siena e nel 1908 curò l'esecuzione dell'opera in qualità di direttore tecnico. Contemporaneamente a questo lavoro, il C. svolse un'intensa attività professionale nel campo delle costruzioni idrauliche: da ricordare la sua consulenza per l'acquedotto di Corfù e i progetti degli acquedotti di Todi e di Grosseto.
Nel 1913 ebbe l'incarico di insegnare costruzioni idrauliche presso la scuola degli ingegneri di Padova e nello stesso anno fu nominato direttore dell'istituto idrotecnico di Stra. Vinto il concorso alla cattedra universitaria predetta nell'anno successivo, il C. rimase a Padova fino al 1919, anno in cui fu chiamato alla stessa cattedra della Scuola normale di Pisa. In questa città insegnò per tre anni, dopo di che passò ad occupare la cattedra di costruzioni idrauliche presso l'università di Roma su invito del prof. M. Corbino, allora ministro della Pubblica Istruzione. All'università di Roma il C. rimase fino al pensionamento.
Essendosi dimostrato indifferente se non ostile al regime fascista, fu punito con l'esclusione da incarichi di una certa importanza (fu tuttavia membro del Consiglio superiore della Sanità e del Consiglio nazionale delle ricerche) e con il progressivo isolamento nell'ambiente universitario.
Morì a Frascati (Roma) il 27 ag. 1940.
Al periodo della libera professione appartengono le seguenti pubblicazioni: Acquedotto dalle sorgenti del Vivo (Siena): studi definitivi e esecuzione dell'opera, Siena 1905; Relazione tecnica sul riordinamento dell'acquedotto civico del comune di Corfù, Firenze 1907; Disposizioni e procedimenti usati nella costruzione dell'acquedotto di Siena, Siena 1913.
L'acquedotto di Siena rappresenta l'opera più nota del Conti. Nella redazione del progetto e nell'esecuzione dei lavori, egli ebbe modo di dimostrare la sua notevole preparazione tecnico-scientifica e le sue capacità innovative se non addirittura rivoluzionarie nella tecnica acquedottistica. Tra le innovazioni più importanti introdotte dal C. ricordiamo le valvole di scarico libero in sostituzione di quelle di sicurezza. capaci di entrare in funzione con lievi sovrapressioni; le valvole regolatrici di pressione a stella, atte ad impedire urti dell'acqua contro le pareti in ghisa dei tubi (l'urto dell'acqua provoca cavernosità nelle pareti e diminuzione di resistenza); le bocche di ispezione sistemate a distanza non superiore a 700 m, per rendere possibile la pulitura meccanica della condotta; l'ermeticità dei giunti a bicchiere ottenuta non con corda di canapa e piombo fuso (che non davano buoni risultati), ma con nastri di piombo curvati a elica cilindrica e ribattuti spira per spira nello spazio anulare entro il bicchiere; per pressioni superiori a 16 kg/cm2, il giunto era completato con anello di sicurezza in filo di Zn (o di Fe per tubazioni d'acciaio), posto in prossimità dell'orlo del bicchiere (cfr. Enc. Ital., XXXIV, p. 456; Lessico Univ. Ital., IX p. 159). Questo tipo di giunzione, dovuto al C., dei tubi di ghisa, fu definito "giunto italiano" da R. Colosimo, esperto di acquedotti e allievo del Conti. Per l'acquedotto di Siena il C. ricevette riconoscimenti da tecnici italiani e stranieri e il comune di Siena ebbe assegnata la medaglia d'oro all'Esposizione internazionale di igiene sociale di Roma nel 1912.
Dopo la chiamata alla cattedra universitaria, il C. abbandonò la professione per dedicarsi all'insegnamento e alla ricerca. Nel periodo universitario precedente il trasferimento a Roma, si occupò di ricerche di idraulica generale; tra queste, degna di rilievo è la misura delle perdite di carico nelle tubazioni a regime uniforme turbolento fatta presso il laboratorio dell'istituto idrotecnico di Stra. Per tale misura il C. adottò una formula che aveva origine da quella di Bazin e detta appunto "formula di Conti" (cfr. Lessico Univ. Ital., V, p. 373) per i tubi
FORMULA
dove I sta per perdita di carico per unità di lunghezza, D diametro, Q portata e A̅C̅ coefficiente di scabrezza), scegliendo per il coefficiente di scabrezza un opportuno valore numerico dipendente dallo stato delle pareti e dalla "qualità" dell'acqua (i risultati di tali ricerche sono raccolti nelle opere del C.: Sul regime uniforme nelle condotte d'acqua a sezione circolare, Roma 1913; Per nuove ricerche sperimentali sul regime uniforme idraulico, Siena 1918).
Nel periodo passato presso l'università di Roma, il C. si occupò soprattutto di costruzioni idrauliche. Oltre alla pubblicazione, in collaborazione con alcuni allievi, tra i quali citiamo F. Arredi e G. Di Ricco, di numerosi testi di costruzioni idrauliche, compì delle ricerche sulla statica delle dighe (Suimuri diritti di ritenuta d'acqua, Roma 1924; Opere per l'invaso delle acque, ibid. 1928), sulle sospensioni di materiali solidi in acqua (Sultrasporto nei corsi d'acqua, ibid. 1932), Sui criteri tecnico-economici per la scelta dei diametri delle condotte in pressione dimostrando tra l'altro che, per una condotta a solo servizio di estreniità, variando opportunamente il diametro, si può mantenere la piezometrica più vicina all'asse della condotta, con conseguente diminuzione di spessore e riduzione dei costi (Corso di costruzioni idrauliche-Condotte forzate, Roma 1922; Pratica delle condotte forzate, assegnazione dei diametri, ibid. 1926, e, con lo stesso titolo, memoria su Annali dei Lavori Pubblici, LXIV [1926], 3, pp. 171-204).
Fonti e Bibl.: Necr. in Acqua, XVIII (1940), 9, p. 215; G. De Marchi, Lezioni di idraulica, I, 2, Milano 1966, pp. 11, 15, 20 s., 73 s.; R. Colosimo, La nuova tecnica italiana degli acquedotti, Roma 1931, pp. 1-8; G. Colombo, Manuale dell'Ingegnere, Milano 1950, p. 332.