DONAGGIO, Luciano
Nacque a Trieste il 15 apr. 1886 da Pietro e Carla Miraz.
Iniziò lo studio del canto con G. Rota e si perfezionò poi a Milano con Ernestina Garulli e R. Bartoli. Dotato di una bella e robusta voce di basso, esordì nel 1907 a Trieste, interpretando il ruolo di Titurel nella scena dell'agape sacra del Parsifal di R. Wagner, diretta in forma di concerto da G. Martucci, avendo accanto l'ormai celebre Giuseppe De Luca. Nello stesso anno, sempre a Trieste, apparve al teatro all'aperto come baritono in Tutti in maschera di C. Pedrotti e Lucrezia Borgia di G. Donizetti.
Entrato a far parte della compagnia itinerante Castagnoli, si esibì in vari centri dell'Istria e della Dalmazia, interpretando ruoli diversi che contribuirono alla sua formazione artistica e lo prepararono ad intraprendere una carriera impegnativa che in breve tempo lo portò sulle scene dei maggiori teatri italiani. Dotato anche di grande presenza scenica e di una mimica eccezionale, fu ben presto notato e, dopo essere apparso a Rovigo quale Alvise Badoero nella Gioconda di A. Ponchielli accanto al debuttante B. Gigli, vincitore del concorso Campanini di Parma (1914). fu chiamato al teatro alla Scala di Milano per L'oro del Reno di R. Wagner (Fasolt) e Rigoletto di G. Verdi (Sparafucile), ambedue dirette da G. Marinuzzi nel dicembre 1914. Fu poi richiesto dai maggiori teatri della penisola, ove poté dar prova della sua versatilità affrontando un repertorio assai vasto e particolarmente vario.
Fu dapprima al teatro S. Carlo di Napoli, ove apparve nella Norma di V. Bellini, accanto a E. Mazzoleni (1916); tra il 1915 e il 1916 fu più volte al Politeama genovese, ove si esibì con esito più che felice in opere verdiane (Ernani, Forza del destino, Otello), in Mignon di A. Thomas, accanto a Gabriella Besanzoni e nella Bohème di G. Puccini. Fu quindi al teatro Costanzi di Roma per La forza del destino e Rigoletto di Verdi (1917) e successivamente, oltre che in teatri di provincia, al teatro Comunale di Bologna, ove apparve in opere di Wagner (Lohengrin, 1920), Verdi (Rigoletto e Aida, 1921), Giordano (Andrea Chénier, 1921).
Nel 1922, al teatro Dal Verme di Milano, riscosse il suo primo clamoroso successo, interpretando il ruolo di Orco ne Ilpiccolo Marat di P. Mascagni sotto la direzione dell'autore e con una compagnia di canto di cui facevano parte H. Lazaro e G. Dalla Rizza. Contemporaneamente continuò a esibirsi nei maggiori teatri anche della provincia italiana, arricchendo il suo repertorio di nuovi ruoli. Recatosi poi con Mascagni a Parigi per una rappresentazione de Ilpiccolo Marat, vide rinnovarsi il successo per un ruolo a lui particolarmente congeniale che, divenuto il suo cavallo di battaglia, portò in tutti i teatri della penisola.
Attivo soprattutto a Genova dal 1925 al 1946, riscosse grandi successi al teatro Carlo Felice, ove si esibì costantemente apparendo in opere di Verdi (Forza del destino, 1925; Aida, 1930; Simon Boccanegra con G. Galeffi, 1932; Rigoletto con G. Di Stefano e M. Basiola, 1935), Donizetti (La favorita con G. Cobelli e B. Gigli, 1925 e 1928), Bellini (La sonnambula con T. Dal Monte, 1932), Rossini (Ilbarbiere di Siviglia, 1932; La cambiale di matrimonio, 1934), Mascagni (Nerone, 1936; Ilpiccolo Marat, 1925 e 1938; Iris, 1941), Puccini La bohème, 1930, con R. Pampanini), Ponchielli (La Gioconda, 1939, con E. Stignani), M. Musorgskij (Boris Godunov, 1940, dir. A. Guarnieri) ed inoltre in opere di autori contemporanei, tra cui Debora e Jaele di I. Pizzetti (1932) e L'uomo che ride di A. Pedrollo (1938). Fu più volte al teatro Comunale di Trieste, ove tra il 1924 e il 1949 apparve in ruoli tra i più disparati, cimentandosi sia nel repertorio tradizionale sia in storiche riesumazioni: fu infatti Marcello ne Gli ugonotti di G. Meyerbeer (1924) e partecipò a una eccezionale rappresentazione della Turandot pucciniana con G. Cigna e M. Del Monaco (1945), oltre che in opere di A. Smareglia (L'abisso, 1946; La falena, 1947; Oceana, 1949) di A. Illersberg (Trittico, prima rappresentazione, 5 febbr. 1949) e A. Catalani (La Wally, 1949).
Non meno intensa fu la sua attività al teatro S. Carlo di Napoli, ove tra il 1916 e il 1941 interpretò oltre quindici ruoli del suo repertorio abituale in opere di Bellini, Mascagni, Rossini, nonché di Donizetti (La favorita, 1922, con G. Besanzoni e Lucia di Lammermoor con M. Carosio e G. Bechi. 1939), Wagner (Sigfrido, 1922, dir. T. Serafin), A. Boito (Mefistofele, 1922, con B. Scacciati), R. Zandonai (Icavalieri di Ekebù, diretta dall'autore, 1926), A. Honegger (Giuditta, 1937), W. Kempff (La famiglia Gozzi 1941), sempre con compagnie di canto di prim'ordine e direttori di prestigio internazionale; contemporaneamente, sempre a Napoli, si esibì più volte durante la stagione estiva all'Arenaccia. La sua carriera lo portò in vari teatri europei e fu più volte al Liceo di Barcellona, ove nel 1940 riportò un lusinghiero successo nel ruolo di Colline della Bohème di Puccini.
Il 6 maggio 1941 fu Archibaldo ne L'amore dei tre re di I. Montemezzi al teatro Petruzzelli di Bari, rinnovando il successo riportato con lo stesso ruolo in altri teatri. Chiamato più volte alla Scala di Milano su invito di G. Marinuzzi, vi cantò dal 1914 al 1945 in opere del repertorio italiano e tedesco, riscuotendo sempre ottimi consensi di pubblico e di critica; legò il suo nome soprattutto ai ruoli di Fasolt (Wagner, L'oro del Reno, 1914 e 1943), Alvise Badoero (Ponchielli, La Gioconda, 1945), Colline (Puccini, La bohème, 1944) e Sparafucile (Verdi, Rigoletto, 1914). Attivo soprattutto in Italia, apparve periodicamente anche in teatri stranieri e fu a Berlino, Madrid, Barcellona, Oslo, Copenaghen, Parigi.
Concluse la carriera nel 1950, interpretando il ruolo del padre di Wally nella Wally di Catalani al teatro Verdi di Trieste. Trasferitosi poi a Milano, si dedicò all'insegnamento.
Morì a Trieste il 25 dic. 1963.
Dotato di una splendida voce di basso e di singolari doti di attore, si formò dopo un lungo tirocinio, nei teatri di provincia, che gli consentì di affrontare le scene con assoluta padronanza e dominio dei palcoscenico. La dizione chiara e il temperamento drammatico di prim'ordine lo fecero apprezzare sia nel repertorìo romantico sia in quello verista e contemporaneo; diede il meglio di sé in ruoli fortemente caratterizzati grazie a un fraseggio incisivo e vigoroso sostenuto da una dizione precisa e accurata. Particolarmente ammirato in ruoli verdiani (soprattutto La forza del destino e Aida), ove la sua voce di basso profondo poté manifestarsi in tutta la sua potenza drammatica, legò il suo nome, oltre che al ruolo di Orco del PiccoloMarat di Mascagni, a quello di Mefistofele nell'omonima opera di A. Boito, riuscendo a conferire al ruolo il carattere diabolico e beffardo voluto dall'autore, anche grazie a una emissione vocale sicura e vigorosa, ammirevole soprattutto nel registro profondo.
La presenza scenica e l'approfondimento psicologico dei personaggi lo fecero emergere anche in ruoli rossiniani: fu infatti un ammirato don Basilio nel Barbiere di Siviglia e nello stesso tempo un efficace Wotan nella Walkiria di Wagner; dando prova di una straordinaria versatilità, riuscì sempre credibile per innate capacità di caratterizzazione psicologica e duttilità interpretativa.
Prediletto da Mascagni, creò il ruolo di Mucrone nel Nerone (teatro alla Scala, 1935) e partecipò alle prime esecuzioni italiane di opere di A. Smareglia (Ilvassallo di Szigeth, Trieste, politeama Rossetti, 1930), G. F. Malipiero (Il finto Arlecchino, Sanremo, teatro del Casinò municipale, 5 marzo 1933), G. Guerrini (Nemici, Bologna, teatro Comunale, 19 genn. 1921), A. Honegger (Giuditta, Napoli, teatro S. Carlo, gennaio 1937), E. Bloch (Macbeth, ibid., 5 marzo 1938, direttore A. Guarnieri).
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