PAVAROTTI, Luciano
Tenore italiano, nato a Modena il 12 ottobre 1935. Ha studiato canto con A. Pola ed E. Campogalliani e, dopo aver vinto il Concorso internazionale di canto di Reggio Emilia, ha debuttato nel 1961 al Teatro Municipale di quella città in La Bohème e nello stesso anno, a Belgrado, ha fatto la sua prima apparizione all'estero in La Traviata. Da allora ha cantato sempre più frequentemente fuori d'Italia: nel 1963 ha interpretato Lucia di Lammermoor in Olanda, Madama Butterfly in Irlanda, e soprattutto La Bohème (sostituendo G. Di Stefano) al Covent Garden di Londra, palcoscenico sul quale ritornerà più volte nei venti anni successivi (La Sonnambula nel 1965, La fille du régiment nel 1966). Ha debuttato alla Scala nel 1965, sempre in La Bohème, e anche questo teatro diventerà uno dei suoi prediletti (I Capuleti e i Montecchi nel 1966, Messa di Requiem di Verdi nel 1967, Manon nel 1969, Aida nel 1985, Un ballo in maschera e ancora la Messa di Requiem verdiana nel 1987). Negli Stati Uniti ha cantato per la prima volta nel 1965 accanto a J. Sutherland (Lucia di Lammermoor a Miami), soprano che diventerà sua partner ideale in molti altri teatri internazionali. Dal 1968 (La Bohème) ha cantato regolarmente al Metropolitan di New York (Idomeneo, re di Creta nel 1982, Ernani nel 1983).
Molte altre le prestigiose presenze al Liceo di Barcellona, all'Opéra di Parigi, all'Opera House di San Francisco (La Bohème nel 1967, Un ballo in maschera nel 1971, La Favorita nel 1973, Luisa Miller nel 1974, Il Trovatore nel 1975, Turandot nel 1977, La Gioconda nel 1979, Aida nel 1981), al Festival di Glyndebourne (Idomeneo, re di Creta, 1964), all'Arena di Verona (Un ballo in maschera, 1972, e più tardi Aida, Tosca), Salisburgo (1975). Da ricordare poi la partecipazione, alle Terme di Caracalla a Roma, allo ''storico'' concerto con J. Carreras e P. Domingo (1990).
Il suo repertorio, interpretato accanto a primedonne di rango come la Sutherland, la Caballé, la Freni, la Cotrubas, Kiri Te Kanawa, è dei più vasti e spazia da Bellini (Beatrice di Tenda, I Capuleti e i Montecchi, La Sonnambula) e Donizetti (L'elisir d'amore, La fille du régiment, Lucia di Lammermoor) ai prediletti Verdi (Rigoletto, Un ballo in maschera, Il Trovatore, Luisa Miller, La Traviata, Macbeth, Aida, Messa di Requiem) e Puccini (La bohème, Turandot, Tosca), con rare apparizioni anche in opere di Mozart (Idomeneo, re di Creta), Strauss (Rosenkavalier), Rossini (Stabat mater), Mascagni (L'amico Fritz).
Dotato di una voce incisiva e chiara, aperta e vibrante, P. è stato spesso paragonato per la ricerca coloristica del registro vocale a E. Caruso o a B. Gigli. In realtà egli è un tenore più acuto che centrale, un interprete che cura sempre la parola e soprattutto la dizione, dotato di una tecnica prodigiosa che gli consente di eseguire con naturale disinvoltura le pagine virtuosisticamente più ardue. La chiarezza della voce ne fa un erede di G. Di Stefano, la personalità dell'interprete uno dei tenori − con A. Kraus, J. Carreras e P. Domingo − più applauditi del nostro tempo. Nonostante sfugga a ogni classificazione, potremmo definirlo un tenore romantico che ovvia con il colore della voce a una presenza scenica talora statica. Quanto alla sua produzione su dischi, ha registrato oltre trenta opere complete e numerosi recitals. La sua popolarità in America è straordinaria, soprattutto dopo la pubblicazione di una sua autobiografia (Pavarotti, my own story, 1981; trad. it., 1981) e l'interpretazione di un film come protagonista (Yes, Giorgio, 1982).
Bibl.: M. Mayer, Grandissimo Pavarotti, New York 1986; R. Celletti, Luciano Pavarotti, in Lirica, i, Milano 1987, pp. 9-14; L. Rubboli, Luciano Pavarotti. Un tenore con l'aquilone, ivi 1990; J. Kesting, Luciano Pavarotti: ein Essay uber Tenorstimme, Düsseldorf 1991; A. Pavarotti, Pavarotti: life with Luciano, New York 1992; C. Bonvicini, The tenor's son: my days with Pavarotti, ivi 1993.