Vincenzoni, Luciano
Sceneggiatore cinematografico, nato a Treviso il 7 marzo 1928. Sul finire degli anni Cinquanta si rivelò tra i più acuti bozzettisti del mosaico di culture della provincia nell'Italia del dopoguerra con la realizzazione di alcune tra le sceneggiature di maggior spessore della commedia all'italiana, tra le quali si ricordano quella per La grande guerra (1959) di Mario Monicelli e per Sedotta e abbandonata (1964) e Signore & signori (1966), entrambi di Pietro Germi, per le quali ottenne il Nastro d'argento insieme allo stesso regista, ad Age e Furio Scarpelli. Nel corso della sua carriera si è dedicato sovente anche ai film di genere, dal filone mitologico, al poliziesco, al western all'italiana.
Dopo gli studi non terminati in giurisprudenza, V. si avvicinò al mondo del cinema scrivendo il soggetto di una delicata commedia, Hanno rubato un tram (1954), diretta e interpretata magistralmente da Aldo Fabrizi. Due anni più tardi realizzò con Alfredo Giannetti la sceneggiatura di Il ferroviere (1956), uno dei film più partecipati di Pietro Germi, che ne fu anche l'interprete principale: l'equilibrio tra il patetismo della vicenda e la leggerezza nel tratteggiare con sensibilità i vari personaggi, in una storia di solitudine e abbandono nella provincia, rimasero connotazioni profonde della scrittura di questo autore nell'ambito della commedia all'italiana. Dopo alcune esperienze di minor respiro, tra cui Il cocco di mamma (1957) di Mauro Morassi, e Amore e guai (1958) di Angelo Dorigo, con il giovane Marcello Mastroianni, V. scrisse con Age e Scarpelli quella che resta forse la sceneggiatura di maggior impegno e spessore letterario della sua carriera, La grande guerra, commedia amara dove la riflessione storica sulla profonda diversità degli italiani coinvolti nel primo conflitto mondiale si estende fino a divenire uno spietato ritratto morale di una nazione in balia della Storia. Negli anni successivi spaziò dal tardo-neorealistico Il gobbo (1960) di Carlo Lizzani (con il quale l'anno seguente lavorò alla sceneggiatura del film storico-mitologico Orazi e Curiazi, di Ferdinando Baldi e Terence Young), a Crimen (1960), singolare commedia che si tinge dei toni del giallo diretta da Mario Camerini, regista per il quale scrisse anche il film in costume I briganti italiani (1961), interpretato da Vittorio Gassman ed Ernest Borgnine, per dedicarsi quindi alla sceneggiatura di uno dei film più riusciti di Luciano Salce, la commedia sociale La cuccagna (1962). Tornato a lavorare con Germi per Sedotta e abbandonata, feroce commedia sul tema dell'onore, ambientata in Sicilia, V. si dedicò di nuovo al film di genere in una proficua collaborazione con Sergio Leone, partecipando con Age e Scarpelli alla scrittura di Per qualche dollaro in più (1965), in cui la violenza del precedente Per un pugno di dollari (1964) si stempera a favore di una maggiore eccentricità della storia, che tocca punte di onirismo e paradosso inedite per il regista. Con Signore & signori realizzò un'altra spietata commedia a episodi sull'adulterio, ambientandola nella natia Treviso, prima di tornare a lavorare con Leone per Il buono, il brutto, il cattivo (1966), ultimo capitolo della cosiddetta trilogia del dollaro, dove subentrò un gusto del grottesco così forte da configurarsi come giudizio politico contro la violenza della guerra. Con Un tranquillo posto di campagna (1968) di Elio Petri, la vena corrosiva della scrittura sociale di V. si soffermò sui cliché dell'artista geniale e insoddisfatto, delineando un clima che parve riflettersi anche sull'acido e paradossale Roma bene (1971) di Lizzani, tratto dal lavoro teatrale Mani aperte sull'acqua di L. Bruno Di Belmonte. Nel successivo impegno per l'antimperialista Giù la testa (1971) di Leone, V. analizzò la vicenda di due furfanti in cerca di denaro tra le fila della rivoluzione zapatista con picchi picareschi e momenti di angosciosa e cruda violenza psicologica, mentre meno incisivi risultarono i tentativi di fondazione di un cinema di genere italiano, tra cui il poliziesco Torino nera (1972) di Lizzani e il confuso film di guerra Gli eroi (1973) di Duccio Tessari. Venate di una certa freschezza furono le sceneggiature scritte per l'ultimo periodo di attività di Steno, come Piedone lo sbirro (1973), interpretato da Bud Spencer, il poliziesco-comico La poliziotta (1974) con Mariangela Melato, o la commedia sociale L'Italia s'è rotta (1976). Per Libera, amore mio! di Mauro Bolognini, film di tono neorealista post litteram, interpretato da Claudia Cardinale e distribuito solo nel 1975 per problemi con la censura, V., nell'ispirarsi alla figura materna, costruì una singolare e combattiva eroina figlia di anarchici, pronta a morire nella sua personale lotta al fascismo.
Nella seconda metà degli anni Settanta, lo sceneggiatore continuò a scrivere film di carattere commerciale, come lo spettacolare thriller per il mercato americano Orca-Killer Whale (1977; L'orca assassina) di Michael Anderson. Nel decennio successivo si dedicò ancora alla commedia scrivendo il popolaresco Il conte Tacchia (1982) e A tu per tu (1984), entrambi di Sergio Corbucci, e Casablanca Casablanca (1985) di Francesco Nuti, con un breve ritorno al cinema di genere in costume con I paladini ‒ Storia d'armi e di amori (1983) di Giacomo Battiato. Tra le ultime sceneggiature destinate a un cinema spettacolare, quella di Raw deal (1986; Codice magnum) di John Irvin, film d'azione con Arnold Schwarzenegger. Negli ultimi tempi l'attività di V. si è rivolta prevalentemente alla scrittura televisiva.
Nel 2000 Giuseppe Tornatore ha tratto da un suo vecchio soggetto il melodramma Malèna.