METELLO, Lucio Cecilio (L. Caecilius Metellus L. filius C. nepos)
Figlio, forse, di L. Metellus Denter (v. metelli, cecilî). Console nel 251 a. C., fu mandato in Sicilia col collega C. Furio Pacilo, e dopo un periodo di inazione in Panormo, riportò una grande vittoria l'anno appresso, quando, rientrato l'altro console in patria, la città fu attaccata da Asdrubale. Il successo fu dovuto specialmente all'abilità con la quale M. manovrò contro gli elefanti, sui quali il nemico aveva fatto tanto assegnamento. Un certo numero di essi adornò il trionfo che il vincitore celebrò nel 250; da allora l'elefante apparve frequentemente sulle monete dei Metelli. In Sicilia M. tornò nel 249 come maestro dei cavalieri del dittatore A. Atilio Calatino e nel 247 come console per la seconda volta. Nel 241 salvò dall'incendio del tempio di Vesta il Palladio, perdendovi, secondo la tradizione, la vista, ma ciò deve essere leggendario perché nel 224 fu dictator comitiorum habendorum causa. Il figlio ne pronunciò la laudatio funebre, della quale si ha un estratto in Plinio (Nat. Hist., VII, 139-141).
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1203 segg.; W. Ihne, Römische Geschichte, II, 2ª ed., Lipsia 1893, p. 72 segg.; O. Leuze, in Philologus, LXIV (1905), p. 95 segg.; id., ibid., LXVI (1907), p. 135 segg.; Reuss, ibid., LXVIII (1909), p. 419 seg.; P. Varese, in Klio, X (1910), p. 29; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1917, pp. 166 segg., 262 seg.; E. Pais, St. di Roma dur. le guerre Pun., I, Roma 1927, p. 122 seg.