LOMBARDO RADICE, Lucio
Nacque a Catania il 10 luglio 1916, da Giuseppe e da Gemma Harasim, terzogenito dopo Giuseppina e Laura.
Come lui stesso scrisse, i genitori e l'ambiente nel quale crebbe furono di grande importanza per la sua formazione: dalla madre apprese "il valore formativo della scienza e della matematica in particolare", dal padre "uno spirito non solo di tolleranza ma di apertura e comprensione verso persone diverse" (Riforma della scuola, 1983, p. 16).
Trasferitosi con la famiglia a Roma nel 1923, frequentò il liceo Mamiani e, nel 1934, si iscrisse alla facoltà di matematica: studiò algebra sotto la guida di B.G. Scorza, con il quale si laureò nel 1938 in scienze matematiche discutendo la tesi Intorno alle algebre legate ai gruppi di ordine finito (in Rendiconti del Seminario matematico della R. Università di Roma, s. 4, II [1938], pp. 312-322; III [1939], pp. 239-256). Il L. fu allievo di G. Castelnuovo e F. Enriques, che sentì suoi maestri soprattutto per la loro "concezione umanistica della scienza" (Riforma della scuola, 1983, p. 17). Convinto sostenitore dell'unità della cultura, scelse come indirizzo di ricerca quello dell'algebra astratta perché la ritenne "la più potente "carica" innovatrice di pensiero".
"Se avessi pensato (se pensassi) - scrisse - che la matematica è solo tecnica e non anche cultura generale; solo calcolo e non anche filosofia cioè pensiero valido per tutti, non avrei mai fatto il matematico (non continuerei a farlo)" (L. Lombardo Radice, Istituzioni di algebra astratta, Milano 1965, p. X).
Negli anni universitari era entrato in contatto con alcuni giovani della "Sapienza" e dei licei Visconti e Tasso (A. Natoli, A. Sanna, P. e A. Amendola, P. Bufalini, P. Solari, M. Alicata, B. Zevi, P. Alatri, tra gli altri, e B. Sanguinetti, che svolse un ruolo importante per la sua maturazione), insieme con i quali avviò la militanza antifascista e costituì un vero e proprio gruppo di opposizione.
Il L., che tra i primi parlò, per la propria generazione, della formazione di "un nuovo antifascismo" (Fascismo e anticomunismo, Torino 1947, p. 75), insistette sull'importanza dell'insegnamento di etica politica ricevuto dagli antifascisti della generazione di suo padre, rimarcando tuttavia l'assenza di indicazioni politiche costruttive da parte loro, così come il liberalismo di B. Croce offrì solo "una "sistemazione" sul piano morale" (ibid., p. 27).
Per il L. e i suoi amici - che tentarono, anche attraverso alcune missive, di costruire un'azione unitaria con Croce, cui questi rispose negativamente invitandoli piuttosto allo studio - la scelta fu quindi di approdare, seppure in tempi diversi, al Partito comunista. L'attività del gruppo fu infatti influenzata dalla presenza a Roma, nell'estate del 1937, dopo il confino a Ponza, di G. Amendola, che alcuni fra loro avrebbero aiutato a espatriare clandestinamente a Parigi, dove informò i dirigenti del centro estero del Partito comunista d'Italia (PCd'I) della loro attività. Gettate le basi di un rapporto con il partito, esso fu rafforzato dai viaggi che, per motivi di studio, fecero a Parigi, tra il 1938 e il 1939, Natoli e il L., durante i quali chiesero formalmente l'iscrizione.
Risultato idoneo a un concorso per assistente di matematiche complementari, il L. era stato chiamato da E. Bompiani alla cattedra di geometria analitica, ma, in carcere per attività antifascista, di fatto prese servizio solo dopo la guerra: con lui, nel dicembre 1939, erano stati arrestati Natoli e P. Amendola per via dei contatti da loro stabiliti con alcuni giovani che ad Avezzano avevano dato vita a un gruppo comunista (G. Spallone, N. Amiconi, B. Corbi, G. Vidimari); nel maggio 1940 furono condannati dal tribunale speciale a numerosi anni di carcere. Per il L. furono quattro anni, di cui due condonati, trascorsi nel carcere di Civitavecchia. Rimesso in libertà nel dicembre 1941, il L. riprese i contatti con il gruppo romano, che intanto era stato segnato da nuovi arresti, e ne diresse l'attività insieme con P. Ingrao (che nel giugno 1944 avrebbe sposato la sorella Laura), M. Alicata e A. Amendola, occupandosi in particolare dei rapporti con i giovani comunisti cristiani (tra i quali erano F. Rodano, A. Ossicini, A. Tatò, Marisa Cinciari).
Con questi ultimi, il L. curò la stampa del giornale Pugno chiuso e organizzò una manifestazione contro la guerra che avrebbe dovuto svolgersi in piazza S. Pietro nella Pasqua 1943 e che fallì poiché il papa Pio XII, avvisato dalla polizia, non si affacciò per benedire la folla.
Nel maggio seguì una vasta ondata di arresti, nella quale fu nuovamente coinvolto il L., liberato il 27 luglio.
Entrato nella redazione de L'Unità dopo la liberazione di Roma, divenne funzionario della sezione agitazione e propaganda del Partito comunista italiano (PCI) ma non fece, come altri coetanei del gruppo romano, la scelta della politica a tempo pieno e riprese la propria attività didattica e di ricerca: nel 1951 ebbe la libera docenza in analisi algebrica e infinitesimale e tenne un corso libero di teoria delle equazioni algebriche; nel 1956 fu chiamato alla facoltà di scienze dell'Università di Palermo come professore straordinario di geometria analitica, tenendo anche l'incarico di geometria. Tornò a Roma nel 1960; nel 1971 passò alla cattedra di algebra e, nel 1974, a quella di matematiche complementari presso l'Istituto matematico G. Castelnuovo della facoltà di scienze. Nella stessa Università ebbe anche altri incarichi di insegnamento: teoria dei numeri (1960-61), geometria superiore (1962-63 e 1963-64), algebra (dal 1961-62 al 1967-68), algebra superiore (dal 1968-69 al 1972-73); tenne inoltre vari corsi di storia della matematica (1960-61, 1961-62 e 1964-65), in collaborazione con A. Frajese e G. Arrighi, nella scuola di perfezionamento in matematica e fisica (sezione matematica), di cui fu vicedirettore dal 1963 al 1966. Per vari anni fu anche direttore del Gruppo nazionale di algebra e geometria del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), a partire dalla sua istituzione, nel 1964. Dal 1964 al 1968 e dal 1974 al 1976 diresse l'Istituto matematico dell'Università di Roma.
Nell'aprile 1946 aveva sposato Adele Maria Jemolo, figlia di Arturo Carlo, da cui ebbe i figli Daniele (1947), Marco (1949) e Giovanni (1954). Morta nel 1970 la moglie - di cui il L. curò una raccolta di scritti (Viva la tartaruga, Roma 1980) -, sposò, nel marzo 1976, Fabiola Ferrazzi.
Collaboratore delle principali testate che facevano capo al PCI, si occupò soprattutto di problemi della scuola e di pedagogia. Diresse con M.A. Manacorda il Convitto-scuola della rinascita per partigiani e reduci (1946-48), e dal 1947 fu responsabile della sezione scuola del partito. Fermo sostenitore di una concezione pluralista della scuola statale, nel 1946 partecipò alla costituzione dell'Associazione per la difesa della scuola nazionale e collaborò al periodico di quell'associazione, Scuola democratica; in rappresentanza dei comunisti, fece parte della Commissione nazionale di inchiesta sulle condizioni dell'istruzione in Italia, istituita dal ministero della Pubblica Istruzione (1947-49).
Dal punto di vista pedagogico non condivise metodi come quello di Maria Montessori, che a suo avviso non insegnavano al bambino "la solidarietà, la collaborazione, la socialità, il vero spirito di iniziativa" (L'uomo del Rinascimento, Roma 1958, pp. 163 ss.); mentre rivalutò la pedagogia sovietica e il pensiero di A.S. Makarenko che al "mito dell'educazione puramente naturale" e individualistica di J.-J. Rousseau contrapponeva le esigenze di "vita e di sviluppo della collettività" e non del singolo (ibid., pp. 189 ss.). In A. Gramsci ritrovava "l'ideale educativo della personalità umana completa e originale", che era appartenuto ai pedagogisti di primo Novecento, fra i quali era suo padre (ibid., p. 187). Un altro tema decisivo per lui era l'unità dell'insegnamento e del valore formativo sia delle scienze sia delle materie umanistiche, sottolineando al tempo stesso la specificità delle prime, poiché erano queste a dare "la mentalità" e "l'abitudine del controllo di se stessi e delle proprie affermazioni", educando "all'iniziativa intellettuale, alla scoperta, al coraggio del pensiero" (ibid., pp. 219 ss.): di qui la sua battaglia perché le scienze avessero una presenza maggiore nella scuola, particolarmente nella media inferiore.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta, partecipò al rinnovato impegno del PCI per la riforma della scuola dell'obbligo facendo parte della commissione che ne elaborò il progetto, ed ebbe l'incarico di dirigere una nuova rivista rivolta agli insegnanti, Riforma della scuola, nata nel novembre 1955 (di cui rimase direttore fino alla morte) con al fianco come condirettori prima M. Spinella, poi Dina Bertoni Jovine, quindi M.A. Manacorda, C. Bernardini e F. Zappa. Dal 1957 membro del comitato direttivo dell'Istituto Gramsci, collaborò all'attività della sezione pedagogica e organizzò convegni sull'insegnamento e sui problemi della scuola dell'obbligo (1962, 1963).
Oltre alla partecipazione alle proteste che segnarono l'universo accademico nella seconda metà degli anni Sessanta (gli articoli dedicati alla scuola e alla contestazione furono riuniti in Educazione e rivoluzione, Roma 1976), il L. si impegnò attivamente per la democratizzazione dell'insegnamento universitario, istituendo, presso la facoltà di scienze, corsi serali per studenti lavoratori e un laboratorio di didattica della matematica e della scienza in collaborazione con Emma Castelnuovo, Lina Mancini Proia e altri insegnanti delle scuole secondarie. Nel 1978 fece parte della Commissione per i nuovi programmi della scuola media. Autore anche di libri di giochi per bambini e ragazzi, scrisse opere di divulgazione scientifica e matematica per gli studenti.
Fra questi, Il metodo matematico (I-III, Milano 1977-79, con L. Mancini Proia), per le scuole secondarie superiori, in cui la matematica era considerata strumento unitario e non frammentata nelle sue parti; tradusse e curò, inoltre, testi matematici classici e opere pedagogiche e di didattica (tra gli altri la Dialettica della natura di F. Engels, Roma 1950, e un'antologia di scritti filosofici di F. Enriques, Torino 1958); diresse l'enciclopedia Ulisse (I-XI, Roma 1976-78). La sua attività di divulgatore scientifico si espletò anche in programmi radiofonici e televisivi di successo, tra i quali la serie di cinque filmati Uomini della scienza (D'Alembert, Monge, Lavoisier, Volta, Spallanzani), da lui diretta per la regia di A. Giannarelli. Con lo stesso regista aveva collaborato fra il 1970 e il '73 come consulente scientifico per il filmato in tre puntate Non ho tempo su É. Galois, accettando di recitare la parte del professor L.P.E. Richard.
Nel periodo della sua docenza a Palermo (1956-60), il L. aveva vissuto con la famiglia in quella città, dove fu membro del comitato federale del PCI e responsabile culturale; in quella sede partecipò al dibattito che animò la cultura della sinistra nel 1956 e visse direttamente la crisi che colpì gli intellettuali e i militanti comunisti all'indomani del XX congresso del Partito comunista dell'Unione sovietica e, soprattutto, della repressione dei moti in Polonia e dell'invasione sovietica dell'Ungheria.
Si fece promotore di un documento della cellula degli universitari comunisti di Palermo (26 ott. 1956), in cui si respingevano i metodi coercitivi dei governi a democrazia popolare e si richiedeva la realizzazione di "forme di democratizzazione della vita politico-sociale nell'URSS"; ma, al tempo stesso, in una missiva a P. Togliatti del 5 nov. 1956, tenne, insieme con altri firmatari, a ribadire il suo accordo con la posizione assunta dal PCI secondo la quale l'Unione sovietica non sarebbe potuta "rimanere passiva" di fronte a quello che stava accadendo in Ungheria (Fondazione Istituto Gramsci, Fondo Lucio Lombardo Radice, Partito comunista, Partito comunista italiano, Federazione di Palermo).
Da allora - a partire dal suo intervento presso la direzione del PCI nel luglio 1957 contro la condanna a morte, poi sospesa, degli scrittori ungheresi J. Gali e G. Obersowsky - avviò la sua riflessione sull'Unione sovietica e i Paesi socialisti, denunciando la mancanza di libertà e di democrazia e sostenendo gli esponenti del dissenso (i "diversamente pensanti", come li definiva), pur rimanendo, come ripeté costantemente, dalla parte del socialismo.
Fu soprattutto dopo il tragico epilogo del nuovo corso cecoslovacco, nel 1968, che il L. rafforzò l'impegno (anche attraverso studi su autori della letteratura mitteleuropea e russa come F. Kafka, M. Bulgakov, A.I. Solženicijn, M. Kundera, raccolti nel libro Gli accusati, Bari 1972, vincitore del premio Viareggio per la saggistica) e divenne il punto di riferimento per gli intellettuali del dissenso cecoslovacco e di altri Paesi dell'Est europeo, facendosi interprete di loro iniziative presso la direzione del PCI e firmando appelli in difesa dei loro diritti. Si impegnò, inoltre, nelle attività del Comitato internazionale matematici fondato nel 1974 dal premio Nobel L. Schwartz e, alla fine degli anni Settanta, intervenne presso i dirigenti del PCI per la riabilitazione di N. Bucharin. Si adoperò infine in favore dei cittadini di sinistra della Repubblica federale tedesca (RFT), che dal 1972 erano stati colpiti dal cosiddetto Berufsverbot, il decreto che prevedeva l'espulsione dal pubblico impiego per chi era sospettato di sentimenti ostili alla Costituzione, e partecipò ai lavori del III Tribunale Russell (1978-79) dedicato ai "diritti umani nella RFT". Della stessa questione si occupò dal 1978 in un comitato contro i Berufsverbote presieduto da Lelio Basso nell'ambito della Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli.
Sostenitore dell'"eurocomunismo", nel quale vedeva una prospettiva del superamento "tanto del "modello sovietico" quanto del "modello socialdemocratico"" (Un socialismo da inventare, Roma 1979, p. 175), divenne tuttavia sempre più scettico riguardo alla possibilità di democratizzazione del sistema socialista e, dopo il colpo di Stato in Polonia (dicembre 1981), cominciò a parlare esplicitamente della necessità di "un ripensamento globale e coraggioso del problema della "riformabilità del socialismo reale"" (Sul socialismo reale, ibid. 1990, p. 127).
Tali furono le questioni che riportò incessantemente all'interno del proprio partito e nelle discussioni del comitato centrale, di cui era entrato a far parte dal 1969 (Fondazione Istituto Gramsci, Fondo Lucio Lombardo Radice, Partito comunista, Interventi al CC del PCI, in particolare gli appunti per il comitato centrale del 27 maggio 1969). Non mancò di esprimere aperto disaccordo anche nei riguardi di questioni interne al PCI e, nel novembre 1969, si astenne nel voto sulla radiazione del gruppo che aveva dato vita alla rivista Il Manifesto (alla quale collaborò).
Soprattutto a partire dagli anni Sessanta, un altro tema al centro dei suoi interessi fu la ricerca del dialogo con il mondo cattolico.
Si batté perché venisse accolta una concezione laica dell'impegno politico e, con i suoi scritti, pose all'attenzione dei militanti comunisti i valori della morale cristiana. A un convegno che si era svolto a Firenze nel maggio 1964 sul tema "I marxisti e la religione", aveva presentato una relazione incentrata sulla negazione del marxismo come dogma e sull'idea della religione da non considerarsi di per sé né rivoluzionaria né conservatrice (Dialogo alla prova, a cura di M. Gozzini, Firenze 1964): da allora fu chiamato a partecipare a numerose iniziative e riviste del dialogo sia italiane sia internazionali.
Il suo ultimo impegno fu per la pace, con l'attività dell'ufficio di coordinamento dei movimenti aderenti all'appello per il disarmo nucleare europeo lanciato dalla Bertrand Russell Peace Foundation nel maggio 1980, di cui fu primo firmatario.
Il L. morì il 20 nov. 1982 a Bruxelles, dove si trovava per organizzare la II conferenza per il disarmo nucleare.
Fra le opere del L. non relative alla sua attività accademica come matematico, oltre a quelle già citate, si ricordano: L'educazione della mente, Roma 1962; Socialismo e libertà, ibid. 1968; La matematica da Pitagora a Newton, ibid. 1971; La Germania che amiamo, ibid. 1978; Il giocattolo più grande, Firenze 1979; Le curiose avventure di Gigi alla lettera, Firenze 1980; L'infinito, Roma 1981; Parliamo indoeuropeo, ibid. 1981; Taccuino pedagogico, a cura di L. Benini Mussi, ibid. 1983; Vita di Antonio Gramsci (con G. Carbone), Roma 1951; Speranza cristiana e speranza marxista (con G. Girardi), Firenze 1970; Minialgebra (con G. Catalano), Milano 1972.
L'attività propriamente scientifica del L. fu dedicata soprattutto alla matematica. Dopo la guerra riprese l'attività di ricerca iniziata con la tesi di laurea e pubblicò, tra il 1938 e il 1950, una decina di articoli sulla teoria delle rappresentazioni dei gruppi finiti, con particolare riguardo a quelle modulari. Altri lavori di questo periodo riguardano i reticoli distributivi e la logica matematica; ma la produzione del L. più rilevante è probabilmente quella svolta tra il 1950 e la metà degli anni Sessanta con una trentina di articoli riguardanti varie proprietà algebriche e combinatorie che si presentano in geometria. I contributi del L. alle geometrie combinatorie - che costituiscono un ramo centrale e in crescente sviluppo della matematica moderna anche per le loro importanti applicazioni alla statistica, alla teoria dei codici, alla crittografia e all'informatica - riguardano specificamente sia lo studio degli "archi" nei "piani di Galois" (cioè coordinatizzati sopra campi finiti) con eleganti costruzioni di archi completi non contenuti in coniche sia quello di piani proiettivi "non-desarguesiani", con particolare riguardo al caso finito: a un'esposizione sistematica di tali argomenti è dedicato il saggio Non-desarguesian finite planes, pubblicato come appendice al volume di B. Segre Lectures on modern geometry (Roma 1961). Tra i suoi risultati sui fondamenti della geometria sono anche da ricordare un elegante procedimento di tipo gruppale per immergere un piano desarguesiano in uno spazio tridimensionale e una classificazione combinatoria dei teoremi proiettivi conseguita attraverso la nozione di S-teorema. Ai fondamenti della geometria è dedicato il volume Nuovi indirizzi algebrici nella fondazione della geometria, con V. Dicuonzo (Roma 1963), mentre nel libro La fondazione della matematica, con A. Labella (ibid. 1976), viene sviluppata una tematica più generale.
I corsi universitari tenuti dal L. riflettevano la sua visione unitaria della matematica ed ebbero il merito di introdurre nell'insegnamento universitario italiano argomenti all'epoca trascurati (algebra astratta, algebra lineare, algebra universale, topologia generale, teoria delle categorie); si adoperò in particolare per l'introduzione di un corso di algebra, che divenne obbligatorio per la laurea in matematica con la riforma del 1961. All'attuazione di questo progetto contribuì redigendo tempestivamente il trattato Istituzioni di algebra astratta (Milano 1963) che ebbe larghissima diffusione.
Fonti e Bibl.: L'archivio del L. è conservato in Roma, presso la Fondazione Istituto Gramsci (cfr. b.d.g. [B. de Gerloni], L. L.R, in Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci, a cura di L. Giuva, Roma 1994, pp. 103-107), documentazione sul L. è anche nel fondo Archivi, Scuola e politica scolastica del PCI e in Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2823, f. 92104. Necrologi apparvero nei principali quotidiani, in particolare L'Unità, 22 nov. 1982; Rinascita, 26 nov. 1982; e in numerosi periodici di cultura e di pedagogia (alcuni raccolti in "Un uomo del Rinascimento". Il posto di L. L.R. nella scuola e nella cultura italiana, a cura di E. Catarsi, Milano 1984, pp. 133 ss.: nello stesso volume ricostruzioni biografiche di G. Bini, E. Catarsi, M. Gozzini, A. Monasta, C. Pagliarini, A. Pescarini); testimonianze e scritti del L. in L'ultimo taccuino per Lucio, nel numero monografico di Riforma della scuola, XXIX (1983), 1; vedi anche L. L.R. tra educazione e politica. Atti del Seminario, Reggio Emilia… 1990, a cura di L. Rossi, Ferrara 1993 (con contributi di G. Genovesi, F. Fabbrini, E. Catarsi, G. Bini, L. Rossi, N. Sistoli Paoli, L. Benini, M. Proto, D. Ragazzini). Inoltre, P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, III, I fronti popolari, Stalin, la guerra, Torino 1970, ad ind.; C.F. Casula, Cattolici-comunisti e sinistra cristiana (1938-1945), Bologna 1976, ad ind.; A. Vittoria, Introduzione, in M. Alicata, Lettere e taccuini di Regina Coeli, Torino 1977, ad ind.; N. Ajello, Intellettuali e PCI: 1944-1958, Roma-Bari 1979, ad ind.; S. Bertelli, Il gruppo. La formazione del gruppo dirigente del PCI 1936-1948, Milano 1980, ad ind.; G. Israel, L. L.R. e la presenza della matematica nella cultura italiana del nostro secolo, in La matematica nella cultura contemporanea, a cura di A. Brigaglia, Caltanissetta 1985, ad ind.; L'unità della cultura: in memoria di L. L.R. Atti del Convegno, Roma… 1984, a cura di M. Bazza et al. Bari 1985; A. Vittoria, Intellettuali e politica alla fine degli anni '30. Antonio Amendola e la formazione del gruppo comunista romano, Milano 1985, ad ind.; L'impegno culturale e pedagogico di Giuseppe e L. Lombardo Radice. Atti del I Convegno di studi sulla pedagogia siciliana,… 1987, a cura di L. Bruno, Catania 1987; Introduzione, in L. Lombardo Radice, Taccuino pedagogico, a cura di L. Benini Mussi, Firenze 1983; L. Benini Mussi, L. L.R. e il dissenso dell'Est, in L. Lombardo Radice, Sul socialismo reale, Roma 1990; M. Proto, L. L.R. e la prospettiva laica della non violenza, Manduria-Bari-Roma 1991; A. Vittoria, Togliatti e gli intellettuali. Storia dell'Istituto Gramsci negli anni Cinquanta e Sessanta, Roma 1992, ad ind.; Dossier L. L.R., in Lettera Pristem, VII (1993), pp. I-XVI, in particolare, P.V. Ceccherini, Commemorazione di L. L.R. (tenuta presso l'Università "La Sapienza" di Roma il 28 maggio 1984); P. Sanguinetti, La storia di Bruno. Biografia di Bruno Sanguinetti, Milano 1996, ad ind.; N. Ajello, Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal 1958 al 1991, Roma-Bari 1997, ad ind.; F. Caputo - G. Caputo, La speranza ardente. Storia e memoria del movimento studentesco antifascista romano…, Roma 1998, ad ind.; F. Pruneri, La politica scolastica del Partito comunista italiano dalle origini al 1955, Brescia 1999, ad ind.; E. Taviani, L. L.R. e gli intellettuali del dissenso, in Studi storici, XLV (2004), pp. 837-871.
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