MEDICI, Lucrezia
de’. – Nacque a Firenze il 4 ag. 1470, da Lorenzo il Magnifico e da Clarice Orsini.
Ricevette la prima educazione in famiglia, secondo la tradizione, dalla nonna Lucrezia Tornabuoni e dalla madre. Profittò, probabilmente, anche dell’educazione umanistica che il Poliziano (Angelo Ambrogini), al servizio del Magnifico fino al 1479, impartiva al fratello Piero. Quando era ancora molto giovane, la famiglia pensò al suo matrimonio come preziosa arma da usare con accorta strategia nel turbolento quadro politico italiano.
Nel 1474 il cardinale Giuliano Della Rovere (il futuro papa Giulio II) offrì al Magnifico di maritare la M. con il proprio fratello Giovanni. Dall’unione il cardinale si attendeva significativi vantaggi: cacciare Niccolò Vitelli, signore di Città di Castello e Borgo San Sepolcro, ambedue allora passate sotto il dominio fiorentino a titolo di risarcimento per i danni causati a Firenze da Sisto IV, e riannetterle allo Stato della Chiesa. Lorenzo non volle però concedere la figlia ai Della Rovere e per la M. fu pensato un matrimonio che consolidasse la posizione medicea a Firenze.
Dopo la congiura dei Pazzi (1478), Lorenzo temeva altri complotti da parte dell’oligarchia e, ritenendo necessario legare a sé parte di essa, decise di offrire la M. in sposa a Jacopo Salviati, figlio di Giovanni e parente di Francesco Salviati arcivescovo di Pisa, che aveva partecipato alla congiura. Il patto matrimoniale, interpretato dagli osservatori coevi e dalla storiografia successiva come un esplicito gesto di riconciliazione e di benevolenza da parte del Magnifico, fu stipulato il 10 sett. 1481. In realtà, i rapporti tra le due famiglie non si erano mai interrotti, e questo matrimonio, che in futuro si sarebbe rivelato più proficuo per i Salviati, era una solenne pubblica smentita della definitiva rottura tra i due lignaggi. Il matrimonio, pubblicato in duomo il 12 sett. 1482, fu celebrato il 10 sett. 1486. La dote della M. ammontava a 2000 fiorini.
Anche dopo le nozze, la M. continuò a vivere spesso nella casa paterna, dove risiedette per assistere i genitori fino alla loro morte. La ripresa delle attività del banco Salviati, dopo la crisi del 1465, dovuta anche alla più stretta alleanza con i Medici, portò Jacopo all’ascesa politica e a ricoprire alte cariche nel governo cittadino. La M. si occupò costantemente non solo dell’educazione dei figli, ma anche delle sorti dei fratelli in esilio dopo la cacciata dei Medici da Firenze, nel 1494. Accusata di aver complottato in favore del fratello Piero, fu arrestata nell’agosto 1497, sottoposta alla tortura della corda e poi rilasciata grazie all’intervento di amici filosavonaroliani.
Dall’unione con Jacopo Salviati nacquero dodici o tredici figli, di cui dieci raggiunsero l’età adulta. Come dimostrano le sue lettere, la M. si adoperò per mettere in atto fruttuose strategie matrimoniali per i figli, ma cercò anche di riunire le diverse linee della famiglia Medici: nel 1509 prese in casa l’undicenne Giovanni (il futuro Giovanni dalle Bande Nere), figlio di Giovanni il Popolano e Caterina Sforza, al quale nel 1515 promise in sposa la figlia Maria, impalmata nel 1517. Anche la figlia Francesca, vedova di Piero Gualtierotti, fu maritata nel 1533 al cugino Ottaviano de’ Medici. L’educazione di due dei suoi figli fu affidata a Lisabetta Salviati, badessa del monastero camaldolese di S. Giovanni Evangelista di Boldrone, poi beata.
Dal 1513, in seguito all’elezione al soglio pontificio del fratello Giovanni (Leone X), la M. soggiornò per lo più a Roma, risiedendo nel palazzo Medici (oggi palazzo Madama), consapevole dell’importanza che la sua presenza presso la corte pontificia poteva avere per le sorti familiari. Le strategie matrimoniali fiorentine seguite fino ad allora erano destinate a cambiare, e già nel 1514 il secondogentito Lorenzo sposò Costanza Conti, esponente di un’antica famiglia baronale romana. Il 1° luglio 1517 fu creato cardinale il figlio primogenito Giovanni, con il quale la M. mantenne sempre una fitta corrispondenza.
Ai consueti consigli di prudenza, ai richiami a un comportamento irreprensibile – frutto dell’esperienza savonaroliana che aveva permeato il suo carattere – si univano indicazioni di strategie politiche e di governo, precise richieste e direttive per salvaguardare l’onore e la ricchezza familiari e provvedere alle necessità dei fratelli.
Dalle pagine del giornale di spese che la M. tenne fra il 1515 e il 1536 (Biblioteca apost. Vaticana, Archivio Salviati, 177), si ricompone la cultura domestica e politica della forte personalità della M., capace di guidare la famiglia con sicurezza, ma anche con prudenza e diffidenza persino verso i propri congiunti, nel cruciale passaggio da Firenze a Roma. Con accorte strategie, condivise con il figlio Giovanni, ampliò le proprietà familiari con l’acquisto, nel 1515, di una vigna presso S. Maria Maggiore. Negli anni successivi comprò due case nel rione S. Eustachio, un’altra vigna presso porta Settimiana, un casale nella campagna romana e il feudo di Sant’ Angelo vicino Tivoli. La fine del pontificato di LeoneX (1521) non mutò sostanzialmente le fortune familiari, già ben assestate anche grazie alla condotta della Medici.
Durante il pontificato del cugino Clemente VII (1523-34), la M. si oppose fortemente al matrimonio della nipote Caterina, figlia di Lorenzo, duca di Urbino, con Enrico di Valois, duca di Orléans (re di Francia Enrico II dal 1547), con il pretesto che non si sarebbe seguita la tradizionale politica matrimoniale fiorentina. In realtà l’opposizione della M. e del consorte era espressione di una profonda divergenza fra i Salviati e il papa circa il destino politico di Firenze. Presente a Roma durante il sacco, la M. riuscì a fuggire e a rifugiarsi a Venezia, dove giunse il 17 maggio 1527, ricongiungendosi con altri familiari già presenti in quella città. Alla fine di giugno lasciò Venezia per Roma, lamentando una precaria situazione finanziaria, mentre il marito era ostaggio degli Imperiali, dai quali riuscì a liberarsi solo all’inizio di dicembre.
Mentre suo marito e il figlio, il cardinale Giovanni, erano diventati, in seguito alle vicende politiche che avevano portato alla restaurazione medicea a Firenze nel 1530, esponenti di spicco del fuoriuscitismo fiorentino, la M. rimase fedele alla casa di origine. Il 14 ag. 1533 ringraziò il duca di Firenze, Alessandro de’ Medici, per aver favorito il matrimonio del figlio Alamanno con Costanza Serristori. Alla morte del marito (6 sett. 1533), la M. assunse il ruolo di guida del parentado e della clientela Salviati sia a Roma sia a Firenze. Nel 1533, insieme con il figlio cardinale, acquistò dall’ospedale S. Spirito in Saxia la metà del palazzo Della Rovere – l’altra metà era già stata comperata nel 1525 – per 1000 scudi d’oro contanti e un censo annuo perpetuo di 100 scudi d’oro.
Nel 1538 Paolo III fece cacciare la M. da Roma per una controversia d’eredità fra Margherita, moglie del nipote del papa Ottavio Farnese, e i Medici.
Nel testamento, rogato il 9 apr. 1538, la M. lasciò come legato la sua metà del palazzo alla Confraternita dell’Annunziata con la quale aveva stabilito di farsi seppellire nella chiesa di S. Maria sopra Minerva e di costruire una cappella di famiglia dedicata a S. Giacomo (oggi cappella Lante della Rovere).
La M. morì a Roma all’inizio di dicembre 1553.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, Serie Prima, 151-158; Biblioteca apost. Vaticana, Archivio Salviati, 177; B. Dovizi da Bibbiena, Epistolario, a cura di G.L. Moncallero, Firenze 1955, pp. 383, 397; P. Giovio, Lettere, a cura di G. Ferrero, II, Roma 1958, p. 154; F. Guicciardini, Storie fiorentine…, a cura di A. Montevecchi, Milano 2006, pp. 158, 189, 194, 354s.; G. Schnitzer, Savonarola, Milano 1931, II, p. 2; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, 1, Roma 1960; IV, 2, ibid. 1956; V, ibid. 1959, ad indices; S. Camerani, Bibliografia medicea, Firenze 1964, ad ind.; P. Hurtubise, Une famille-témoin: les Salviati, Città del Vaticano 1985, ad ind.; I. Fosi, Archivi di famiglie toscane nella Roma del Cinque e Seicento, in Archivi nobiliari e domestici… Atti del Convegno… 1998, a cura di L. Casella - R. Navarrini, Udine 2000, pp. 257-264.
I. Fosi