ludiforme
agg. In forma di gioco, che ha l’aspetto di un gioco.
• Al Nuovo Meyer di Firenze, un anno di vita, si sperimenta un modo alternativo di concepire un nosocomio, ripensato (e ridisegnato) per i più piccoli. Al centro di questa speculazione c’è ancora lei, la creatività presentata come esperienza condivisa. Creativi sono i chirurghi, che prima di un’operazione, si presentano al bambino e ai genitori con cappelli colorati, peluche, nasi da clown. Creativi sono gli infermieri, che trasformano ago e siringa in personaggi da favola pronti a «scacciare il germe maligno». Creativi gli operatori, psicologi, pedagogisti, che hanno fatto di stanze anonime spazi ludiformi, neologismo che significa gioco e lavoro, uniti in un mix unico. Creativi i piccoli pazienti e i genitori. (Marco Gasperetti, Corriere della sera, 21 ottobre 2008, p. 42) • «Sono contento perché sono riuscito a coniugare gioco e lavoro», dice Maurizio [Coppola]. Un obiettivo che, secondo sociologi e psicologi del lavoro, è la chiave di volta per una vita serena, felice e pure proficua. Il pedagogista Aldo Visalberghi ha persino coniato un neologismo «ludiforme», che indica appunto il gioco che si fa lavoro, appassiona, rende giovani e felici. (M[arco] Ga[speretti], Corriere Fiorentino, 7 giugno 2009, p. 13, Culture).
- Composto dall’agg. ludi(co) con l’aggiunta del confisso -forme.
- Già attestato nel Corriere della sera del 22 luglio 1994, Corriere Lavoro, p. 10 (Marco Gasperetti).