ALBERTONI, Ludovica
Nacque a Roma da Stefano e da Lucrezia Tebaldi, entrambi di nobili e facoltose famiglie romane. Rimasta orfana del padre, a due anni fu affidata, per le seconde nozze della madre, alle cure dei parenti più prossimi. Dopo un'adolescenza occupata dal sentimento e dalla pratica religiosa, l'A. sposò, nel 1494, il nobiluomo romano Giacomo Della Cetera, dal quale ebbe tre figlie. Mortole il marito nel 1506, subì non poche angherie da parte dei parenti per questioni di denaro e di eredità.
Fu in questo periodo, forse nel 1507, che l'A. si fece terziaria francescana e cominciò a frequentare con particolare devozione la chiesa e il convento di S. Francesco a Ripa in Trastevere, stringendo rapporti con quei religiosi, che predicavano un'esperienza ed una pratica di vita cristiana molto austera e operavano in quello spirito di riforma che veniva alla luce, in quegli anni, in alcuni ambienti cattolici. In occasione del Sacco di Roma del 1527 l'A., che riuscì a trovar ricovero presso il cardinale Colonna a palazzo della Cancelleria, si dimostrò particolarmente forte e caritatevole nel soccorrere i suoi concittadini più disgraziati.
Morì di febbri -- nel giorno da lei predetto, dice l'agiografia -- il 31 genn. 1533.
Fu sepolta in una cappella a lei dedicata nella chiesa di S. Francesco a Ripa e la sua memoria divenne oggetto di particolare culto da parte dei discendenti e dei Romani del quartiere trasteverino. La causa di beatificazione, iniziata dalla S. Congregazione dei Riti, si concluse positivamente durante il pontificato di Clemente X (il 28 genn. 1671). Nel 1675 i resti della beata vennero posti in un nuovo sarcofago monumentale, una delle ultime opere di Gian Lorenzo Bernini, sempre nella chiesa di S. Francesco a Ripa.
Bibl.: B. Mazzara, Leggendario francescano, I, Venezia 1721, pp. 413-423; L. Wadding, Annales Minorum, XXVI, ad Claras Aquas 1933, pp. 386-391; U. Buoncompagni Ludovisi, Roma nel Rinascimento, IV, Albano Laziale 1929, pp. 425-493; E. Mâle, L'art religieux après le concile de Trente, Paris 1932, pp. 165 s.