AGNELLI (Agnellis, de Agnellis), Ludovico
Nacque a Mantova, presumibilmente intorno alla metà del sec. XV. Il 19 genn. 1478 fu creato chierico di camera da Sisto IV papa, che, nel dicembre, lo inviò come suo nunzio, insieme con Antonio de Grassis e al posto di Alessandro, vescovo di Forlì, presso l'imperatore Federico III, come appare dalle istruzioni dategli il 1dic. 1478 (ediz. in L.v. Pastor, II, pp. 770 s.). Il 4 nov. 1479 l'A. era ritornato a Roma, dove continuò ad occupare l'ufficio di chierico di camera. Egli abitava un palazzo oggi scomparso, sito nei pressi di palazzo Massimo, in una strada che alla fine del secolo scorso si chiamava ancora via dell'Agnello e che oggi non esiste più. In data imprecisata l'A. fu fatto vicario generale della Marca. In tale qualità, nel 1486, fu inviato da Innocenzo VIII ad assediare Osimo, ove si era fortificato il condottiero Boccolino Gozzoni. Nell'ottobre l'A. si accampò intorno alla città con circa duemila uomini e molti mezzi; ma non riuscì a piegare la resistenza degli assediati, onde l'anno seguente fu sostituito nel vicariato della Marca dal cardinale Giuliano della Rovere e nel comando delle truppe da Giangiacomo Trivulzio, nelle mani del quale Osimo cadde finalmente il 2 ag. 1487.
La terza edizione (Perugia 1502) delle Constitutiones Marchiae Anconitanae reca, insieme con altre appendici alla collezione dell'Albornoz (1357), le "additiones... domini Agnelli vicarii generalis", che comparvero anche nelle edizioni successive, fino a che, nel 1545, il cardinale Rodolfo Pio da Carpi non rimaneggiò tutto il testo, incorporando sotto le rubriche relative le numerose additiones che s'erano via via accumulate.
Non abbiamo di lui altra notizia sino al 1497, anno in cui, il 16 ottobre, fu nominato da Alessandro VI arcivescovo di Cosenza. Poco dopo fu inviato a Viterbo con funzioni di governatore accanto al cardinale Giovanni Borgia, e con questo ritornò a Roma il 31 dic. 1498. L'anno seguente l'A. era di nuovo a Viterbo. Alessandro VI intanto gli aveva concesso di conservare il chiericato di camera, e come tale l'A. è ricordato nel ruolo degli ufficiali della camera apostolica del 21 ott. 1499. Egli morì a Viterbo il 3 novembre dello stesso anno, di peste, o, come vogliono alcuni, per veleno fattogli propinare dal duca Valentino, desideroso di impadronirsi delle sue ricchezze.
Fonti e Bibl.: Iohannis Burckardi, Liber Notarum, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, vol. I, pp. 18, 210; vol. II, pp.11, 57,122, 172; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IX, Venetiis 1721, col. 259; J. G. Eccardus, Corpus historicum medii aevi, II, Lipsiae 1723, col. 2084; G. Garampi, Saggi di osservazione sul valore delle antiche monete pontificie, Romae 1766, app. p. 191; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XXI, Venezia 1870, p. 292; P. B. Gams, Series episcoporum, Ratisbonae 1873, p. 878; B. Brandi, Le "Constitutiones S. M. Ecclesiae" del card. Egidio Albornoz, in Bullett. d. Ist. stor. ital. per il M. E., VI (1888), p. 54;J. Schlecht, Andrea Zamometic und der basler Konzilsversuch vom Jahre 1482, I, Paderborn 1903, pp. 37 ss., 161; L. v. Pastor, Storia dei Papi, II, Roma 1911, p. 524 n. 5; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 142, n. 4; E. Besta, Storia del diritto italiano, I, 2, Milano 1925, pp. 750 s.; C. Grillantini, Storia di Osimo, I, Pinerolo 1957, pp. 288 s.