Muratori, Ludovico Antonio
Ludovico Antonio Muratori nacque a Vignola, nel ducato di Modena, il 21 ottobre 1672. La sua preminente vocazione di storico (cui si devono opere decisive come la raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores in 25 volumi, i 6 volumi delle Antiquitates Italicae Medii Aevi, i 12 degli Annali d’Italia) gli lasciò spazio per occuparsi di letteratura ed estetica, religione e archeologia, filosofia e politica, oltre che per intrattenere un fitto carteggio con eruditi italiani ed europei.
Proprio il carteggio (Folena 1983: 14-66) è specchio di un uso della lingua italiana moderno ma non trasandato, rispettoso della tradizione, non soltanto toscana, ma aperto alle novità, lessicali e sintattiche, provenienti soprattutto dalla cultura francese. Bibliotecario e archivista estense, morì a Modena (dove aveva passato quasi tutta la vita, eccettuati gli anni 1695-1700 trascorsi a Milano come ‘dottore’ dell’Ambrosiana) il 23 gennaio 1750.
L’intervento di Muratori nella ➔ questione della lingua si ebbe con la Perfetta poesia italiana, manifesto del razionalismo applicato alla letteratura, uscito nel 1706, quindi nel 1724 con l’accompagnamento delle annotazioni (sollecitate dallo stesso autore, benché spesso dissenzienti) del fiorentino e cruscante Anton Maria Salvini; e trovò poi giustificazione storica soprattutto nella dissertazione XXXII De origine linguae Italicae all’interno delle Antiquitates (vol. II, 1739; 1751 nella versione italiana postuma). Tutto ciò confluì in un complessivo «progetto linguistico-culturale» (Sorella 1981), che ebbe come effetto pratico la creazione di una prosa all’avanguardia.
Di fatto, teoria e prassi muratoriana si collocavano nel solco degli ‘italianisti’ (tra cui i modenesi Ludovico Castelvetro e Alessandro Tassoni), che dall’edizione trissiniana del De vulgari eloquentia (➔ Dante) erano partiti per sostenere il carattere sovraregionale della nostra lingua, e l’ineluttabilità di un suo continuo adeguamento ai tempi. Gli scritti creativi di Muratori, secondo ➔ Graziadio Isaia Ascoli (Bianchi in D’Ovidio 1982: 73-77), assegnano al loro autore un posto di rilievo tra i predecessori di ➔ Alessandro Manzoni nella lotta «all’artefatto, al manierato, all’affettato, al falso». In altre parole, la prosa muratoriana avrebbe potuto fondare l’italiano moderno un secolo prima di Manzoni, «ma […] ci voleva un grande artista per farne l’opinione d’un popolo intiero»; il suo rimase «lo stile di un grande “scrittore medio” […] in una letteratura come quella italiana dove gli scrittori medi non sembrano trovare posto» (Raimondi in Sorella 1981: 108; cfr. anche Fubini 19683).
La Perfetta poesia, germinata dai colloqui milanesi con Carlo Maria Maggi, poi dalle discussioni nel cenacolo bolognese di Giovan Gioseffo Orsi, aventi per temi il superamento del gusto barocco e la rivendicazione dei pregi della lingua italiana contro le presunzioni di superiorità del francese (espresse in particolare dal gesuita Dominique Bouhours; ➔ immagine dell’italiano), mostra chiara la sua impostazione in campo linguistico nei sommari dei capitoli 8-10 del libro III (Puppo 19662: 113-114):
8. Della lingua italiana. Pregio di chi ben usa le lingue. Lingua volgare diversa dalla gramaticale. […] Non essere il secolo d’oro della nostra lingua quel di Boccaccio. Difetti de gli antichi. Contrassegni della perfezione d’una lingua. Secolo d’oro dell’idioma italiano dopo il 1500. […] Lingua de’ moderni più da imitarsi, e necessità di studiarla.
9. Si difende la lingua italiana dalle opposizioni di un certo scrittore di dialoghi. […] Lingua nostra non amante delle antitesi o di giuochi di parole. […] Uso de’ superlativi e delle metafore difeso.
10. Trasposizion delle parole nelle lingue se biasimevole o lodevole. Pronunziazion della favella d’Italia. […] Dolcezza virile d’essa. Conformità della lingua italiana e latina. […] Paragone della lingua francese colla nostra. Obbligazione della prima alla seconda.
L’argomentazione tiene ben distinti lingua e stile, scindendo le responsabilità del deplorato gusto secentista dai caratteri originari della lingua italiana, dichiarata più completa della francese – tra l’altro – per la variabilità dell’accentazione e della suffissazione, o la maggior libertà nell’ordine delle parole.
Al raggiungimento, per ogni scrittore o oratore, della lingua «che da i letterati s’adopera, ed è comune a tutti gl’italiani studiosi», gioverà lo studio della grammatica, sulla cui base il pur ‘italianista’ Muratori disapprova modi regionali o popolari, come le forme verbali amarò, amaressimo, i pronomi gli per il femminile o il plurale, lui, lei, loro come soggetto. L’imperfetto io amavo non è preferito al tradizionale amava, ma soltanto detto «tollerabile perché fa schivar talora gli equivochi».
Al di là dei dettagli, il procedere di Muratori muove dal riconoscimento di «un rapporto di dipendenza fra ‘lingua’ e ‘cultura’, lingua e sviluppo intellettuale, […] motivo fondamentale delle discussioni linguistiche del Settecento» (Puppo 19662: 19 e 21; cfr. Vitale 19782: 229-233) che sarebbe stato ripreso dalla critica ascoliana al manzonismo.
La limpidità delle prescrizioni muratoriane assicurò loro notevole autorevolezza, sancita anche dalla cooptazione in Crusca, sebbene solo nel 1746 (Sorella 1981: 90-98), attirando su di lui le richieste di letterati e dilettanti per una revisione di testi poetici abbozzati. È un aspetto da non sottovalutare nella storia del linguaggio letterario settecentesco: dai rispettivi carteggi sappiamo, per es., che Muratori intervenne sul primo abbozzo (1717) del Paradiso perduto tradotto in Inghilterra da Paolo Rolli (e arrivato alla stampa solo nel 1729), rivide le traduzioni da Orazio del poeta di corte a Dresda Stefano Benedetto Pallavicini (1736-1743, giudicate il suo capolavoro), intrattenne un più che quarantennale rapporto epistolare su temi di erudizione e di poetica con Apostolo Zeno (che nel 1734 gli propose invano la cattedra di Eloquenza all’università di Padova).
Spunti linguistici si trovano in ulteriori opere della prima maturità muratoriana, destinate a una riforma generale della cultura: in particolare, i Primi disegni della repubblica letteraria d’Italia (1703) e le Riflessioni sopra il buon gusto (1708-1715), dove tra l’altro si punta a «individuare un registro retorico “mezzano” ma anche una lingua (“volgare”) comune per i ceti medi delle città» (Formigari 1984: 65; cfr. Matarrese 1993: 128 e 137). Questo italiano, dalla «forza razionale e tranquilla» (Folena 1983: 30), avrebbe sostanziato ancora l’audace traduzione italiana della Messa proposta nel trattato Della regolata divozion de’ cristiani (1747), e sarebbe stata efficace collante per amalgamare una larga messe di esotismi offerti al pubblico europeo, spesso per la prima volta, nell’apologia del Cristianesimo felice […] nel Paraguai del 1743-1749 (Migliorini 1960: 581).
La riflessione sulla lingua venne confortata dalla dimestichezza con le carte medievali, latine e volgari, usufruite per le opere storiche, segnatamente i Rerum Italicarum Scriptores cominciati a stampare nel 1723 e la loro sistematizzazione nelle 75 dissertazioni delle Antiquitates; si aggiungano le epigrafi latine, pubblicate nel Novus thesaurus veterum inscriptionum del 1739-1742. Questi materiali diedero a Muratori una consapevolezza documentaria sui rapporti tra latino classico e latino volgare, sugli influssi di quelli che oggi chiamiamo sostrati, sul ruolo esercitato nella nascita dei volgari neolatini dal superstrato germanico, sull’importanza dei dialetti nello svolgimento della lingua nazionale.
Il quadro complessivo fu affidato, nelle Antiquitates, soprattutto alla citata dissertazione XXXII De origine linguae Italicae e alla XXXIII De origine Italicarum vocum (completata da un poderoso Catalogus etimologico), scritte nel 1726-1730 e sottoposte al giudizio preventivo degli amici eruditi (soprattutto del senese Uberto Benvoglienti, che inviò nutrite postille). Con esse comincia la storiografia linguistica italiana in senso moderno (Monteverdi 1948; Marazzini in Muratori 1988, che colloca l’attività di Muratori nella temperie culturale del tempo, tra Maffei, Fontanini e i grandi eruditi principalmente tedeschi). Quanto all’etimologia, Muratori si staccò dal francese Gilles Ménage (1613-1692), le cui Origini della lingua italiana (1685) sono ripetutamente contraddette in nome del mancato rispetto delle etymologiae leges (specialmente in fatto di fonetica e formazione delle parole). Alla ricostruzione arbitraria di etimi non attestati Muratori riuscì spesso a sostituire citazioni di volgarismi contenuti in carte latine, allargando poi l’orizzonte con le varianti dialettali della voce italiana. Meno condivisibile il frequente ricorso a presunte radici germaniche, «forma indiretta di cosmopolitismo» (Timpanaro 19692: 366; ma cfr. Sorella 1981: 81) in ossequio a una concezione storiografica e politica ‘filo-longobarda’, e però con salutare funzione di riequilibrio rispetto alla posizione di Maffei, che nella quasi contemporanea Verona illustrata (1732) negava pressoché ogni influsso straniero sulla nascita dell’italiano.
L’interesse verso i dialetti, nato in Muratori dalla frequentazione del Maggi (di cui molte poesie milanesi sono conservate nella trascrizione di Muratori) e acuito dai problemi di edizione dei cronisti volgari d’età medievale (come la cronaca d’Anonimo Romano, edita integralmente con versione latina nelle Antiquitates III, 1740: 249-548), si concretò in un abbozzo di vocabolario «modanese», parallelo alle dissertazioni linguistiche. L’opera non ricevette l’ultima mano per la stampa, ma riesce testimonianza pionieristica di lessicografia dialettale in Italia (Muratori et al. 1984).
Muratori, Ludovico Antonio (1738-1742), Antiquitates Italicae Medii Aevi, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, 6 voll.
Muratori, Ludovico Antonio (1964), Opere, a cura di G. Falco & F. Forti, Milano - Napoli, Ricciardi, 2 voll.
Muratori, Ludovico Antonio (1988), Dell’origine della lingua italiana. Dissertazione XXXII sopra le antichità italiane, a cura di C. Marazzini, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
Muratori, Ludovico Antonio et al. (1984), Vocaboli del nostro dialetto modanese. Con appendici reggiana e ottocentesche modenesi, a cura di F. Marri, M. Calzolari & G. Trenti, in Atti del Convegno internazionale di studi muratoriani (Modena, 1972), Firenze, Olschki, 1975-1990, 7 voll., vol. 6º.
D’Ovidio, Francesco (1982), Scritti linguistici, a cura di P. Bianchi, Napoli, Guida.
Folena, Gianfranco (1983), L’italiano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Torino, Einaudi.
Formigari, Lia (1984), Filosofia linguistica, eloquenza civile, senso comune, in Ead. (a cura di), Teorie e pratiche linguistiche nell’Italia del Settecento, Bologna, il Mulino, pp. 61-81.
Fubini, Mario (19683), Dal Muratori al Baretti. Studi sulla critica e sulla cultura del Settecento, Bari, Laterza.
Matarrese, Tina (1993), Il Settecento, in Storia della lingua italiana, a cura di F. Bruni, Bologna, il Mulino.
Migliorini, Bruno (1960), Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni.
Monteverdi, Angelo (1948), Lodovico Antonio Muratori e gli studi intorno alle origini della lingua italiana, «Atti e memorie dell’Arcadia» s. 3a, 1, pp. 81-93 (poi in Id., Cento e Duecento. Nuovi saggi su lingua e letteratura italiana dei primi secoli, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1971, pp. 97-116).
Puppo, Mario (a cura di) (19662), Discussioni linguistiche del Settecento, Torino, UTET (1a ed. 1957).
Sorella, Antonio (1981), Il progetto linguistico-culturale di L.A. Muratori, Pescara, Edizioni Trimestre.
Timpanaro, Sebastiano (19692), Postilla su Maffei e Muratori, in Id., Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa, Nistri-Lischi, pp. 359-370.
Vitale, Maurizio (19782), La questione della lingua, nuova ed., Palermo, Palumbo (1a ed. 1960).