BARTOLAIA, Ludovico
Di ragguardevole famiglia di Mrandola (Bortolaia, Bertolaia, Bertolai, Bortolai), che aveva dato magistrati, canonici, notai e un capitano militante al servizio del re di Francia, visse tra la metà del sec. XVI ed i primi decenni del secolo successivo. Il Ceretti crede di poterlo identificare con quel Fulvio Lodovico di Paolo che fu battezzato in Mirandola il 26 nov. 1541. Autore e allestitore di commedie, favole boscherecce e spettacoli musicali, fu alla corte di Vienna, ove, come scrive Prospero Bonarefli che gli fu amico, "col metter in musica e nell'appresentare le composizioni d'un torneo e d'una pastorale", che il Bonarelli stesso aveva composto su richiesta dell'imperatrice, "diede loro quello spirito e quella grazia che per se stesse non avrebbero avute". Compose anche la musica, ora perduta, del Sidonio, una tragicommedia scritta da Urbano Giorgi e rappresentata alla corte di Vienna, prima del 1633. Della vita non si sa altro se non che nel 1607 si trovava a Napoli, ove furono stampate per la prima volta quasi tutte le sue opere, e che il 10 genn. 1612 scriveva da Mirandola la lettera di dedica de Le false imputazioni, "in materia comica sesto parto del mio basso intelletto", a Francesco Brunorio da Correggio.
Le composizioni teatrali del B. rispecchiano i caratteri generali del teatro barocco nella contaminazione del comico e del tragico, del patetico e del triviale, nella preferenza per le soluzioni affidate ad un deus ex machina,nell'uso di personaggi parlanti un linguaggio gergale o furbesco. Prevale nel B. il gusto del magico, derivato dal mondo cavalleresco o dalla tradizione ermetica e neoplatonica, come si può vedere particolarmente nella Ninfa cacciatrice, una favola boschereccia che nella vicenda di Alcippo e Florinda ripropone il mito di Amore e Psiche, e soprattutto nella Circe maga,l'opera del B. che ha avuto maggior fortuna di ristampe. "Capriccioso soggetto invero e stravagante spiegatura", dichiara egli nel prologo, ma che "abbraccia l'utile e il diletto": nella favola di Circe "che amando Fiavio principe di Sicilia lo fa sua preda, ma finalmente per opera del mago Zoroastro lo perde... vi parrà di sentire quelli antichi e favolosi avvenimenti che si leggono in Splandiano, in Amadigi, nell'Ariosto, nel Tasso... delle Morgane, delle Falerine, delle Alcine ecc.", mentre in realtà si tratta della storia romanzesca di "una signora ricchissima e nobilissúna, che ritrovandosi innamorata d'un giovine sposo, per possederlo... si tirò con promesse la di lui moglie nella corte per damigera, e sì gl'arise la sorte ch'anch'egli divenne amante di modo che, abborrendo la moglie, ad istanza della gelosa amante s'era risoluto ucciderla". In effetti l'utilità morale non va oltre le intenzioni del prologo, e il diletto è affidato soprattutto alla parlata pedantesca del Dottore, alle spacconate del Capitano, allo sboccato realismo del valletto Spinello e in generale a una certa briosità e immediatezza da opera buffa.
Opere: La coronazione di re Salomone,cinque parti in prosa, Venezia 1602 e 1611; La Ninfa cacciatrice, cinque atti in versi, Napoli 1606, Venezia 1620; L'ardito amante,commedia in prosa, Napoli 1606; Le combattute promesse,favola boschereccia in cinque atti in versi, Napoli 1607, Venezia 1614; Le false imputazioni,commedia in prosa, Venezia 1612; La Circe maga,favola tragicomica in prosa, Terni 1614 e 1619, Napoli 1619, Venezia 1640. Un Madrigale sopra tutte le azioni di una donna e un Discorso sopra s. Giov. Battista sono ricordati dal B. in fine a Le false imputazioni come destinati a venir presto alla luce.
Fonti e Bibl.: P. Bonarelli, Lettere, Bologna 1636, pp.141, 142; G. M. Crescimbeni, Istoria della volgar Poesia, V, Roma 1698, p. 184; L. Afiacci, Drammaturgia ,Venezia 1755, pp. 103, 193, 205, 220, 322, 558, 858; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 428; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1784, p. 178; F. Ceretti, Biografie mirandoline, I, Mirandola 1901, pp. 38-41; H. Kindermann, Theatergeschichte Europas, Salzburg 1947-1951, p. 489.