CACCIALUPI (Cazalupis, Cazalupus, Cazalove, Chazalove), Ludovico
Discendente da una nobile famiglia originaria di Fano stabilitasi a Bologna, il C. nacque in questa città poco dopo il 1400 da Antonio. Intraprese la carriera notarile e come notaio è ricordato nel 1438, quando fu eletto tra gli Anziani di Bologna per porta Ravegnana. In breve tempo mise insieme una considerevole fortuna come si può desumere dalla circostanza che nel 1440 prestò ben 600 scudi al Comune di Bologna.
Partigiano di Annibale Bentivoglio, per desiderio del quale partecipò tra l'altro all'assassinio del ricco gonfaloniere di Giustizia Raffaele Foscherari, avvenuto il 6 febbr. 1440, raggiunse presto dignità e onori nel Comune bolognese: il 14 giugno 1443 fu eletto a far parte degli Otto dell'avere e il suo nome compare anche tra quelli dei cittadini incaricati di attuare i provvedimenti fiscali deliberati nel Consiglio dei seicento. Nel 1445 lo troviamo di nuovo tra gli Anziani, l'anno seguente tra i Sedici riformatori. Per incarico del Senato nello stesso anno 1446 si recò in missione, ma senza successo, da Francesco Sforza per trattare il suo ingresso al soldo del Comune bolognese. Poco dopo si recò a Firenze, insieme con Azzo da Quarto, per convincere il figlio bastardo di Ercole Bentivoglio, Sante, che in questa città apprendeva l'arte della lana, ad assumere la guida della fazione bentivogliesca, come tutore del giovane Giovanni, figlio ancora minorenne di Annibale Bentivoglio, assassinato nel giugno del 1445 da Bettozzo Canetoli. Vi riuscì grazie alla sua eloquenza, e al suo rientro in patria Sante fu accolto trionfalmente dalla cittadinanza.
Vesito felice di questa difficile missione rafforzò la stima di cui godeva e gli procurò incarichi sempre più frequenti di ambascerie e di alti uffici. Così nella primavera del 1447, il Senato lo mandò a Roma per chiedere al papa Niccolò V la conferma delle "libertà" bolognesi. La richiesta fu accolta grazie all'abilità diplomatica del C., che riuscì anche ad acquistarsi la benevolenza personale del pontefice, assai bene informato della situazione interna di Bologna, dove aveva occupato la cattedra vescovile per tre anni: Niccolò V infatti creò il C. "cavaliere aurato" e gli dette ancora altre prove del suo favore. Accolto festosamente al suo rientro in patria, l'8 giugno 1447, nel 1449 fu eletto di nuovo nel Collegio degli anziani e confermato nel 1453 come uno dei Sedici del Reggimento. In questa veste nel 1454 partecipò alla rinnovazione degli Statuti della città.
Il 26apr. 1454 fu mandato un'altra volta a Firenze per chiedere l'aiuto della Repubblica contro le truppe del condottiero Iacopo Piccinino per il caso che minacciassero Bologna. Ottenuto un impegno in questo senso, il 19 febbr. 1455 si recò dal duca di Milano Francesco Sforza per fargli presente il pericolo rappresentato per la Romagna e per le Marche qualora il papa per mezzo del Piccinino fosse riuscito ad aver l'assoluto dominio di Bologna. La missione fu coronata anche questa volta dal successo e il 19 marzo il C. poté ritornare in patria con 4.000 cavalli e 500 fanti concessi dal duca per la difesa della città.
Per ottenere la conferma dei capitoli delle "libertà" bolognesi si recò di nuovo a Roma con l'occasione dell'elevazione al soglio pontificio di Callisto III. Durante questo soggiorno fu nominato senatore di Roma (Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 465, ff. 55r-56r). L'ufficio, che era rimasto vacante per la rinuncia di Arone Cybo e che comprendeva compiti sia amministrativi sia giudiziali, fu esercitato dal C. per sei mesi.
Nel settembre del 1456 Callisto III aveva nominato cardinale suo nipote Ludovico Mila in quel momento governatore di Bologna. Così il 18 ottobre il C. poté accompagnare in Curia il nuovo eletto ed esprimere al papa la particolare soddisfazione dei Bolognesi per il conferimento di questa alta dignità al Mila. Tornò a Bologna il 20genn. 1457. Ma l'anno successivo fu di nuovo a Roma, questa volta per trattare, insieme con Giacomo Grati, l'adozione delle misure più opportune per contrastare un eventuale attacco contro Bologna di Iacopo Piccinino, rimasto inattivo per la pace conclusa con Sigismondo Pandolfo Malatesta da Rimini per la mediazione di Callisto III.
Per ordine del Senato andò, insieme con Cristoforo Caccianemici, incontro al conte di Pavia Galeazzo Maria Sforza fino a Parma. Lo Sforza si dirigeva verso Bologna con 3.000 cavalli e 1.000 fanti per difenderla dalle minacce del papa, che sembrava volesse attentare alle sue libertà. Gli inviati incontrarono il giovane principe il 9 apr. 1457 e lo scortarono fino a Bologna.
Nel 1459 fu scelto ancora una volta, insieme ad Achille Malvezzi, Giacomo degli Orsi e a Pietro Magnani, per dare il benvenuto al papa Pio II in nome della sua città. Gli ambasciatori dovevano attendere il papa, che si stava recando a Mantova, a Firenze per accompagnarlo poi a Bologna (1º maggio 1459). Con la sola eccezione del Magnani, lo seguirono anche al congresso dei principi europei riunitosi a Mantova, per attestare con la loro presenza la vitalità delle autonomie cittadine nell'ambito dello Stato pontificio. Erano presenti anche quando il papa, durante il viaggio di ritorno, si trattenne a Bologna per esortare i cittadini in una lunga orazione a mantenersi uniti e fedeli e per sollecitare il loro contributo nella lotta contro i Turchi.
Nello stesso anno il C. fu mandato, insieme ad altri, a trattare col duca di Modena il problema dell'immissione del Reno nel Po.
Il C. che nel 1456, 1459-61, 1464 e ancora nel 1470 aveva ricoperto - per un periodo di due mesi ogni volta - l'ufficio di gonfaloniere di Giustizia, nel 1464 fu incaricato, insieme con Giacomo Marsili, di scortare attraverso il territorio bolognese Iacopo Piccinino. È ricordato ancora una volta nel 1466, quando Paolo II, il 19 giugno di quell'anno, decretò di aumentare il numero dei Riformatori da sedici a ventuno: il C. faceva parte allora del collegio dei senatori in carica per i primi sei mesi dell'anno. Il suo nome appare al terzo posto dopo quello di Giovanni Bentivoglio che era capo del Senato.
Morì il 2(secondo alcuni il 16) genn. 1476. È elogiato dai cronisti come "uomo di gran senno ed eloquenza" (Muzzi, p. 373). Fu sepolto nella chiesa di S. Francesco a Bologna, accanto ai più famosi giuristi bolognesi. Nel Senato gli successe Gaspare di Filippo Bargellini. Nell'anno 1453 aveva sposato Diletta Da Veneziano.
Con il C. si estinse il ramo bolognese della famiglia. Aveva nominato suo erede Carlantonio di Ludovico di Gian Galeazzo Malvezzi, ma non avendo egli figli o fratelli, lasciò tutto al nipote Giovanni Allamani figlio di Laura Caccialupi, sua sorella. Ma già nel 1474 il C. aveva venduto a Roberto Sanseverino un palazzo, sito in Bologna, di proprietà della sua famiglia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Magistrature,Ambascerie,Commissariati 1446-1480;Ibid., Partitorum I, f. 193v; Ibid., G. Guidicini, Albero geneal. della fam. Caccialupi (ms. sec. XIX); C. Ghirardacci, Della Historia di Bologna parte terza, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, adIndicem; Corpus Chronicorum Bononiensium,ibid., XVIII, 1, vol. IV, a cura di A. Sorbelli, pp. 232, 260 s., 267, 269, 326, 336, 352 s., 444; Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie edita a fr. Hyeronimo de Bursellis,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 92, 95, 98;C. Cartari, Advocatorum S. Consistorii syllabum, Romae 1657, p. LXIX; V. Zani, I signori anziani,consoli e gonfalonieri di giustizia della città di Bologna, Bologna 1670, pp. 1, 4-6, 9, 15; G. Marini, Degli archiatri pontifici, Roma 1784, I, p. 228;F. A. Vitale, Storia diplomatica de' senatori di Roma, Roma 1791, II, p. 431; S. Muzzi, Annali della città di Bologna, Bologna 1842, IV, pp. 267 e passim;G. Guidicini, Miscellanea storico-patria bolognese, Bologna 1872, pp. 99, 318; Id., Cose notabili della città di Bologna, Bologna 1869-73, II, pp. 30, 20 2; IV, pp. 86, 370; V, pp. 95 s., 122; Id., I Riformatori dello Stato di libertà della città di Bologna dal 1394 al 1797, Bologna 1876, II, ad Indicem;N. Malvezzi de' Medici, Giacomo Grati diplomatico bolognese del XV secolo, in Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie dell'Emilia, n.s., IV (1879), 1, pp. 164, 169; L. Pompili Olivieri, Il Senato romano nelle sette epoche di svariato governo…, Roma 1886, I, pp. 268 s.; G. B. Picotti, La dieta di Mantova e la politica de' Veneziani, Venezia 1912, pp. 193, 200, 443; E. Nasalli Rocca di Corneliano, Il card. Bessarione legato pontificio in Bologna (1450-55), Imola 1931, pp. 54 s.; A. Bassotti, La magistratura capitolina dal sec. XIV al sec. XIX, Roma 1955, p. 28.