CAPI (Capo, Cappo, Cappi, Capino, de Capo), Ludovico
Nacque probabilmente a Mantova (è infatti detto mantovano in alcuni documenti) da Giovan Francesco, diplomatico e uomo d'armi già al servizio di Federico II Gonzaga, successivamente caduto in disgrazia e esiliato dal duca nel 1532. Sebbene non sia nota la sua data di nascita, un dato sicuro è tuttavia fornito da una lettera del padre che, il 24 nov. 1536, asseriva di aver perduto la moglie e l'unico figlio maschio. È presumibile che il C. nascesse da seconde nozze, stipulate dopo tale termine.
Nella corrispondenza ufficiale della corte sabauda il C. viene indicato brevemente come il "marchese del Cerro", titolo ereditato dal padre unitamente al feudo di Cerro Tanaro (Alessandria).
In data non precisabile il C. entrò al servizio di Emanuele Filiberto di Savoia, divenendone dapprima gentiluomo di camera. Nel 1567, anno dal quale si possono seguire con una certa continuità le sue vicende biografiche, appare già insignito di tale dignità. Più precisamente, da due lettere del 6 gennaio di tale anno, inviate al duca di Mantova Guglielmo Gonzaga e alla consorte Eleonora da parte di Emanuele Filiberto, si apprende che "il marchese del Cerro" quale gentiluomo del duca di Savoia era stato inviato a Mantova per presentare le condoglianze del suo signore ai Gonzaga, in seguito alla morte della duchessa madre Margherita Paleologa. Incarico non casuale dati i legami esistenti tra il C. e Mantova e soprattutto la sua attuale subordinazione feudale ai Gonzaga che, quali duchi di Monferrato, mantenevano la suprema signoria su tutte le terre monferrine, in particolare su Cerro Tanaro.
A conferma di ciò esiste una lettera del secondo presidente del Senato di Piemonte, Ottaviano Cacherano d'Osasco (29 genn. 1569)al presidente del Senato di Casale, scritta al fine di caldeggiare l'investitura del feudo a favore del C. qualificato dallo scrivente come proprio nipote, dal momento che erano sorte alcune difficoltà.
Dall'ambiente di corte il C. passò ben presto a quello militare e qui si svolse la sua carriera. A partire dai primi mesi del 1570 fu capitano dei cavalleggeri, cioè ebbe il comando di una delle dodici compagnie di cavalleria paesana create tra il 1569 e il 1571 dal duca sabaudo, nel quadro di quelle riforme militari con cui Emanuele Filiberto mirava a limitare i poteri della nobiltà feudale che, fino ad allora, aveva costituito per tradizione la cavalleria. Dai Conti dimilizia del ducato sabaudo risulta che il C. fu ancora capitano nel 1571 e per una parte almeno del 1571, mentre per il 1572 mancano notizie.
Durante il 1573 venne promosso governatore e castellano della cittadella di Torino e mantenne tale carica fino alla morte. L'ufficio, che comportava il comando di duecentocinquanta tra ufficiali e soldati, era di indubbio prestigio. La sua istituzione era recente, risalendo all'aprile del 1566, quando la costruzione della cittadella era stata portata a termine. Primo fra tutti a ricoprirlo fu scelto uno dei più valenti uomini d'armi del ducato, Giuseppe Caresana.
Il C. probabilmente fu il suo immediato successore; ma nei Conti di milizia del 1575 il Caresana riappare con il titolo di governatore della cittadella, al fianco del C., che viene egualmente qualificato. Da questa constatazione nascono perplessità e dubbi, tanto che si potrebbe pensare a un temporaneo sdoppiamento dell'ufficio. È importante però notare che alla morte del C., avvenuta il 1º giugno 1575, si nominò immediatamente (2 giugno 1575)un governatore provvisorio, cioè il capitano Boniforte Asinari e, poco dopo, come governatore definitivo il vicentino Guido Piovena (o Piovene) e che l'uno e l'altro sono indicati come successori del C. e non di Giuseppe Caresana.
Nel 1573 il C. ebbe da Emanuele Filiberto i segni di maggior favore, ottenendo la cessione del portico dei Pelizzari in Asti e ricevendo, nell'aprile, insieme al figlio Francesco e ad altri otto eminenti personaggi, in Nizza, le insegne dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro allora creato dal duca di Savoia. L'attribuzione di tale dignità al figlio Francesco fornisce un elemento di datazione per il matrimonio del C. che fu stipulato non dopo il 1556, dal momento che il titolo di cavaliere poteva essere conferito a chi avesse almeno compiuto il diciassettesimo anno d'età.
Il C. morì, forse a Torino, il 1º giugno 1575; oltre a Francesco, ebbe due figli maschi, di cui uno chiamato Carlo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Protocolli di corte, n. 233, ff. 296-297; Ibid., Sez. III, Art. 168 - Conti di milizia, 1570, nn. 112, 167; 1571, nn. 20, 49, 92, 125; 1573, nn. 16, 68, 97, 106, 149; 1574, nn. 1, 26-28, 58-60; 1575, nn. 1-4, 35; Interinazioni Senato, r. 1571-1573, n. 6, f. 169; Lettere del duca di Savoia Emanuele Filiberto a Guglielmo Gonzaga duca di Mantova, a cura di A. Bertolotti, in Archivio storico italiano, s. 5, IX (1892), pp. 265 s.; F. Pingone, Augusta Taurinorum, Torino 1577, p. 91; G. B. Ricci, Istoria dell'Ordine equestre de SS. Mauritio e Lazaro..., Torino 1714, p. 31; C. Turletti, Storia di Savigliano, I, Savigliano 1879, p. 820.