CAPIZUCCHI, Ludovico
Nacque a Roma da Mario, figlio di Marcello, e da Ortensia Capranica nel 1572, terzo di sette fratelli (Paolo, Roberto, Marcello, Lavinia, Cintia e Annamaria).
Ad appena sedici anni, "giovane spiritoso, e di gran cuore" (Lucenti, p. 524), fu chiamato in Fiandra dallo zio paterno Camillo per combattere al servizio del duca Alessandro Farnese contro i ribelli olandesi. Egli militò nel "tercio" dello zio e durante l'estate 1588 fece parte delle truppe che il Farnese pensava di mandare in Inghilterra, per congiungersi con quelle trasportate dalla "Invincible Armada". Dopo l'insuccesso di questa, accantonato il progetto di invasione oltre Manica, il C. combatté in Fiandra e partecipò quindi alla prima spedizione del Farnese in Francia in soccorso della lega cattolica; egli fu, insieme con il "tercio" di Camillo Capizucchi e con alcune compagnie di cavalleria, inviato a Parigi il 20 maggio 1590 prima che partisse il grosso dell'esercito comandato dallo stesso duca di Parma. Il C. si distinse quindi nella vittoriosa battaglia di Lagny (5 sett. 1590) tanto da meritare la promozione a capitano di una compagnia di fanteria nel "tercio" cui già apparteneva, a soli diciott'anni: "cosa in quel tempo singolare in Fiandra e senza esempio".
La patente di nomina del duca Alessandro Farnese (datata 24settembre 1590) motivava la promozione "per li vostri buoni servitii, e meriti, e quelli de' vostri parenti, et antecessori, e per la grande sodisfattione, che havemo della vostra persona, e della volontà, e buon zelo, con il quale continuate, essercitandovi nelle occasioni, che si offeriscono del real servizio di S. M. sperando che la darete anche in questo, e nel resto che si comanderà" (Lucenti).
Anche con il grado di capitano il C. dette ulteriori prove di coraggio sia nell'espugnazione di Corbeil (16 ott. 1590), sia nelle successive operazioni militari che tutto il "tercio" di Camillo Capizucchi svolse in Francia contro gli ugonotti, allorché Alessandro Farnese lo lasciò di rincalzo alla lega cattolica tornando in Fiandra (novembre 1590). Ma quando il duca di Parma ritornò di nuovo in Francia, il C., dopo aver offerto altre testimonianze del suo valore, si ammalò gravemente e alla fine di marzo del 1592 morì ad Abbeville, nonostante le premurose cure che Alessandro Farnese gli fece prestare dal suo medico personale.
Lo stesso duca di Parma informò dell'accaduto il padre del C., scrivendogli il 10 apr. 1592 da Farmoutier: "Ho sentito infinito dispiacere per havere perso una persona, la quale mi era carissima...". Con la sua morte, in verità, subirono un duro colpo le speranze dei Capizucchi di avere un degno continuatore delle eroiche imprese militari della famiglia: e di questo dolore fu esempio il pur rude Camillo che aveva assistito il nipote fino alla morte, a tal punto che, come scriveva Adonio Savi a Mario Capizucchi da Farmoutier il 13 apr. 1592, "non si può trovar modo da quietarlo, parendogli di non poter vivere senza una persona tanto cara, dove aveva fondato tutti li suoi disegni" (Lucenti, p. 530).
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. nazionale, ms. Vitt. Em. 540: R. Capizucchi, Historia della famiglia Capizucchi, I, ff. 609v-612r; Ibid., ms. Vitt. Em. 543: G. Lucenti, Mem. spettanti alla nobile casa dei signori Capizucchi baroni romani estratto da legittimi documenti, II, pp. 524-530; F. Ughelli, Geneal. nobilium Romanorum de Capizucchis, Romae 1653, p. 7; V. Armanni, Della nobile et antica fam. de' Capizucchi baroni romani, Roma 1668, pp. 32, 65.