BARBIANO, Ludovico da (Ludovico da Zagonara)
Presunto secondogenito del famoso condottiero Alberico da Barbiano e di Beatrice da Polenta: senza che questa supposizione venga confermata dalle fonti, risulta infatti con sicurezza solo che apparteneva al folto clan dei conti di Cunio e di Barbiano, signori di alcuni importanti castelli romagnoli, ed è probabile anzi che fosse nipote del grande Alberico, come viene affermato da alcune cronache. Certo èche il B. fu signore del castello di Zagonara nelle vicinanze di Ravenna, donde il nome di Ludovico da Zagonara con il quale viene spesso ricordato nelle fonti.
Per la prima volta si hanno sue notizie nel 1395, quando insieme con Azzo d'Este, pretendente al marchesato di Ferrara, Giovanni da Barbiano e altri capitani tentò un'invasione del territorio ferrarese, impresa che si concluse ben presto con una grave sconfitta degli invasori. Nello stesso anno, a quel che pare, partecipò all'occupazione di Lugo, caduta in possesso di Giovanni da Barbiano con un inganno rimasto famoso.
Mancano per i sei anni successivi sue notizie; sembra tuttavia lecito supporre che, seguendo l'esempio di Alberico da Barbíano, egli sia passato al servizio di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano: risulta infatti tra i capitani dell'esercito visconteo che, nel 1402, mossero contro Bologna e il suo signore Giovanni Bentivoglio. Nella battaglia di Casalecchio sul Reno, il 26 giugno 1402, nella quale i Bolognesi e i loro alleati fiorentini furono completamente sconfitti, era a capo di una schiera di 2.000 Cavalli.
Dopo l'improvvisa morte del duca di Milano (3 sett. 1402), ai cui solenni funerali fu presente, il B. lasciò il servizio milanese e passò, insieme con Alberico da Barbiano, al soldo della lega antiviscontea. Combatté nelle file dell'esercito del legato apostolico Baldassarre Cossa, che condusse in Romagna, tra la fine del 1402 e il 1405, una spietata campagna per la riconquista delle terre cadute in mano ai Visconti, specie di Bologna.
Quando nel 1406, in seguito a violenti contrasti con il cardinale Cossa, desideroso di incorporare nello Stato della Chiesa anche i ricchi possedimenti dei conti di Barbiano, Alberico si trasferì nel Regno di Napoli di cui era gran connestabile, affidò l'amministrazione e la custodia dei suoi castelli e feudi in Romagna al B. e al conte Manfredo da Barbiano. Tuttavia nel 1408 il B., d'accordo con il cardinal legato, s'impadronì di Lugo, Conselice e Sant'Agata, escludendo il conte Manfredo dall'amministrazione di queste terre. Il 4 ottobre di quest'anno infine, sempre per conto del cardinale, egli penetrò, al grido di "Viva la Chiesa", in Castelbolognese, tenuto dal conte Manfredo che fu da lui costretto a venire a patti con il Cossa e a consegnare il castello.
La morte di Alberico da Barbiano, avvenuta il 26 apr. 140g a Città della Pieve presso Perugia, indusse il cardinal legato a sbarazzarsi definitivamente della potente famiglia. Sempre servendosi della collaborazione del B. - che in ricompensa dei suoi servizi ottenne come feudo Lugo e, a quel che pare, anche Massalombarda - egli conquistò nel 1409 Barbiano, Cotignola, Solarolo e altri casteui, espellendo da essi i conti da Barbiano che vi risiedevano. L'anno seguente il B. completò la vittoria del Cossa - eletto papa il 17 maggio 1410 con il nome di Giovanni XXIII - distruggendo dalle fondamenta, il 22 giugno, la roccaforte più importante della sua famiglia, lo stesso castello di Barbiano.
Dopo questi avvenimenti cominciano a scarseggiare le notizie sul B., che sembra si inimicasse presto Giovanni XXIII e passasse dalla parte del papa Gregorio XII. Certo è che nell'estate del 1413 il B., insieme con il figlio Alberico e i Malatesta, fece una serie di scorrerie, nel contado bolognese con l'evidente scopo di danneggiare la fazione di Giovanni XXIII, che aveva la sua residenza a Bologna. In un documento veneziano del 30 luglio 1416 il B. appare come partigiano di Niccolò III d'Este.
Nel corso della nuova espansione viscontea in Romagna, ripresa can nuovo impeto da Filìppo Maria Visconti nel 1422 il B. passò dalla parte del Visconti e, prima dì morire, affidò alla tutela del duca di Milano le sue terre in Romagna, che lasciò in eredità al figlio minore, escludendo il primogenito Alberico.
Morì nella prima metà del 1423.
Fonti e Bibl.: Iacobus de Delayto, Annales Estenses,in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., XVIII, Mediolani 1731, C011. 916, 921, 975, 977, 1052, 1056, 1083, 1097; 1 libri commemoriali della Rep. di Venezia,a cura di R. Predelli, Rogesti, III, Venezia 1883, p. 379; Matthaei de Griffonibus Me moriale historicum de rebus Bononiensium,a cura di L. Frati e A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script.,2 ediz, XVIII, 2, pp. 27, 101; Corpus chroni corum ~ononiensium,a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, I, V01. III, pp. 525, 527; Galeazzo e Bartolomeo Gatari, Cronaca carrarese confrontata con la redazione di Andrea Gatari (1318-1407), a cura di A. Medin e G. Tolomei, ibid., XVII, 1, pp. 478, 485, 494, 539; C. Ghirardacci, Della Historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 475, 541 s., 577, 588; G. Bonoli, Storia di Lugo ed annessi,Faenza 1732, pp. 55, 71-78; F. Cognasso, Il ducato visconteo e la Repubblica ambrosiana (1392-1450), in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 203.